Da Osservatorio
dicembre 19
La notte fra domenica e lunedì 18 dicembre la vigilanza privata dell’istituto De Nittis ha minacciato di morte e puntato la pistola in faccia ad attivisti ed attiviste dei collettivi studenteschi durante un tentativo di occupazione.
Non si tratta di un incidente, ma dell’intenzione premeditata della preside Irma D’Ambrosio di assoldare una guardia giurata armata a difesa della struttura scolastico proprio con il fine di scongiurare le mobilitazioni studentesche. Dopo la mezzanotte un gruppo di studenti si dirigeva verso l’entrata dell’istituto con l’intenzione di occupare la scuola accedendo a volto scoperto verso l’entrata principale. Fuori, una guardia giurata, all’interno di una macchina privata, dopo aver suonato il clacson per intimorirli, è uscita furiosamente dall’auto munita di pistola e senza neanche essersi dichiarata come un addetto alla sicurezza ha puntato l’arma ad altezza volto, caricandola e minacciando di sparare, addirittura inseguendo i ragazzi scappati via in seguito alla minaccia.
Nella corsa una ragazza si è ferita gravemente ed è stata successivamente portata al Pronto Soccorso.
Questa versione dei fatti trova concorde la totalità degli studenti e delle studentesse del De Nittis, mentre non coincide con la versione dei fatti della preside e dell’istituto di vigilanza che negano l’utilizzo della pistola.
Quella che segue è una delle molte testimonianze che sono state diffuse, da parte di una studentessa del Liceo Artistico De Nittis: «(la guardia) Dopo aver suonato il clacson per intimorirli, esce furiosamente dall’auto munito di pistola, senza neanche essersi dichiarato come un addetto alla sicurezza; punta l’arma ad altezza volto, caricandola e minacciando di sparare, così rincorre i ragazzi che giustamente di fronte al pericolo sono scappati. Nella corsa una ragazza è caduta tagliandosi gravemente la mano ed è stata successivamente portata al Pronto Soccorso; altri ragazzi si sono provocati danni lievi, suggerendo all’agente di riporre l’arma senza ottenere risultati.»
L’eco dei fatti incresciosi raccontati dai ragazzi del De Nittis ha raggiunto anche il plesso Pascali dell’istituto artistico, sul lungomare Vittorio Veneto dove studenti e corpo docente hanno avviato uno sciopero bianco per dimostrare solidarietà nei confronti dei ragazzi aggrediti nella notte. La preside D’Ambrosio ha negato anche l’adesione dei docenti allo sciopero. Durante la mattina studenti e studentesse si sono riuniti in assemblea autoconvocata all’esterno dell’Istituto.
Alcuni professori, “amareggiati” e preoccupati per quanto accaduto questa mattina hanno ammesso l’effettiva scelta della Dirigente Irma D’Ambrosio di avvalersi di una società di vigilanza privata armata al solo scopo di contrastare le mobilitazioni studentesche, così come conferma anche la stessa dichiarazione della guardia giurata durante la notte riportata dagli studenti: «ha riferito esplicitamente di essere stato incaricato il giorno precedente dal Dirigente Scolastico legittimandolo quindi a intimidire gli occupanti con un’arma da fuoco».
La preside, consapevole della data in cui sarebbe avvenuta l’occupazione, ha scelto di esporre gli studenti a un grave pericolo pur di contrastare in ogni modo la mobilitazione. Le pratiche di occupazione e autogestione studentesca non sono capricci di studenti annoiati, come spesso amano dipingerli gli adulti e coloro che si rifiutano di dargli spazio e ascolto, ma reali pratiche di autoformazione e sviluppo della consapevolezza e dell’impegno nella società. Screditarle, fingere che non ci sia dietro un pensiero consapevole delle carenze e dello sfruttamento sociale che si concretizzano già durante l’esperienza studentesca vuol dire colpirli forse anche più profondamente che nel puntargli una pistola in volto. Un rifiuto che è una saracinesca che si chiude sul dialogo con gli studenti e gli propone una scuola militarizzata, a rappresentare un’istituzione non più disciplinare ma poliziesca, sempre meno credibile nel suo ruolo di cinghia di trasmissione dei saperi. Un confronto che si limita ad essere repressivo nei confronti degli studenti può solo generare mostri, al punto che la preside ha dovuto concedere l’autogestione in mattinata per giustificare la sua “gestione” della mobilitazione.
Con il suo pericoloso gesto, la Dirigente Scolastica, ha mandato tre chiari messaggi agli studenti e alle studentesse: vi considero persone poco raccomandabili, proprio in quanto studenti,. tanto da dover “proteggere” la scuola con la guardia armata (proteggere la scuola dagli studenti!). Secondo messaggio: la scuola è un posto in cui non ti puoi sentire come a casa. Sono passati i tempi in cui la scuola era un luogo neutro, in cui gli studenti potevano trovare asilo.- Non siete a casa vostra, siete in un posto in cui possiamo entrare e uscire quando vogliamo. Possiamo perquisirvi, possiamo farvi annusare dai nostri cani. Siete sotto il nostro controllo. – è il chiaro messaggio che lo stato dà agli studenti ogni qual volta li perquisisce, li manda a scuola i cani antidroga, gli vieta lo sciopero, la manifestazione e l’occupazione.
Infine c’è un ulteriore messaggio rivolto ad alcuni – Vi controlliamo tutti, ma in particolare teniamo d’occhio voi che fate politica, voi dei collettivi; rientrate nei ranghi, che è meglio per voi. Non è successo niente.
Solidarietà a tutti gli studenti e le studentesse coinvolti in questa brutta vicenda
La solidarietà è un’arma, la solidarietà è la prassi
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