“Questa decisione ribadisce ancora una volta che la giusta causa palestinese gode del sostegno della comunità internazionale e che nessuna decisione da qualsiasi parte può cambiare la realtà: Gerusalemme è un territorio occupato in base alla legge internazionale”, ha detto il portavoce del presidente Abu Mazen, Nabil Abu Rudeineh. “Continueremo i nostri sforzi all’Onu e nelle organizzazioni internazionali per mettere fine all’occupazione e stabilire il nostro stato di Palestina con Gerusalemme est su capitale”
 l’ambasciatrice di Washington alle Nazioni Unite Nikki Haley era tornata a minacciare: “L’America sposterà la sua ambasciata a Gerusalemme, ed è questa la cosa giusta da fare. Nessun voto farà cambiare questo proposito. Ma questo è un voto che gli Stati Uniti terranno a mente“. E’ stato il secondo avvertimento in poche ore: “All’Onu – aveva scritto il 20 dicembre la Haley su Twitter – ci chiedono sempre di fare e donare di più. Quindi, quando prendiamo la decisione, su volontà del popolo americano, su dove collocare la nostra ambasciata, non ci aspettiamo di essere presi di mira da quelli che abbiamo aiutato. Giovedì ci sarà un voto che critica la nostra scelta. Gli Usa prenderanno i nomi“.
 Il testo afferma che “ogni decisione e azione che mira ad alterare il carattere, lo status o la composizione demografica della Città Santa di Gerusalemme non ha effetto legale, è nulla e non è valida”. Per questo “deve essere rescissa in linea con le risoluzioni pertinenti del Consiglio di sicurezza e a questo proposito invita tutti gli Stati a non portare missioni diplomatiche nella città Santa di Gerusalemme”. La risoluzione chiede a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite di rifarsi alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza riguardo a Gerusalemme (ben 10 dal 1967), secondo cui lo status finale di Gerusalemme può essere deciso solo nell’ambito di negoziati diretti tra israeliani e palestinesi, e a non riconoscere alcuna azione o misura contraria a queste risoluzioni.