Nel G7, anche se non erano
esattamente all'ordine del giorno, sono entrate di forza una serie di
altre questioni, quali il rilancio della contrapposizione con la
Russia sulla questione Ucraina, dove però dietro l'unità di
facciata si acuisce la divergenza tra gli interessi degli
imperialisti di avere buone relazioni economiche con la Russia e la
necessità di contenerne l'azione politico-militare in alcuni
scacchieri importanti, come appunto l'Ucraina.
Il più chiaro su questa
divergenza è stato il neo presidente francese Macron che ha
anticipato al G7 la posizione che poi ha sostenuto nell'incontro nei
giorni successivi con Putin: “nessuna concessione sull'Ucraina...
ma considero indispensabile parlare con la Russia perchè ci sono
molti temi che non si risolvono senza la Russia”.
Su questo non è diversa
nella sostanza la posizione della Germania, anche se ha interessi
economici nell'Est Europa più conflittuali con la Russia di quanti
ne abbia la Francia.
Obiettivamente la
questione immigrazione incombeva sul G7. Su essa l'imperialismo Usa è
stato abbastanza freddo, perchè essenzialmente Trump non voleva
mettere in discussione la linea con cui ha conquistato la presidenza
Usa, fondata su “muri”, “confini”.
Per questo dal G7 non è
assolutamente venuto niente di nuovo, e perfino sulla Libia sono
state sostanzialmente deluse le “tirate della giacca”
dell'imperialismo italiano che richiedeva un maggior sostegno degli
Usa alla missione imperialista sulla quale l'Italia conta di
ritagliarsi un ruolo più corrispondente ai suoi interessi.
Qui, però, il disimpegno
Usa ha spinto la Merkel ad inserire nella sua agenda post G7 questi
temi che poi ha esposto nel suo discorso: “Non possiamo contare
sull'America”, le cui linee di programma sono state anticipate
dalla stampa tedesca. La Germania sostiene chiaramente che anche con
la Libia bisogna fare un accordo tipo quello firmato con la Turchia.
Con una differenza, però, attualmente sostanziale, che a Tripoli
siamo ben lontani da uno Stato e un governo che abbia la forza
politico materiale e militare per garantire l'applicazione di un
accordo. Se la linea è questa, è prevedibile un maggior impegno
tedesco e quindi europeo in direzione della creazione in Libia di
tale Stato e di tale governo.
Questo, se può coincidere
come obiettivo con le intenzioni del governo italiano, non è
esattamente quello che l'imperialismo italiano auspicava, che a
questo obiettivo corrispondesse un ruolo economico, politico,
militare dominante in Libia.
La copertura politica
della posizione italiana poteva essere assicurata meglio
dall'imperialismo americano. Il viaggio di Minniti in Libia ha come
obiettivo di fermare i migranti nei campi di concentramento nel Sud
del Sahara, in Niger, e Chad, ma questa scelta neocoloniale non ha
possibilità reali di realizzarsi senza l'appoggio Usa, e quindi si
può ben dire che il fallimento del Vertice porta con sé il
fallimento dell'azione dell'imperialismo italiano. Questo non vuol
dire che l'imperialismo italiano fermerà la sua azione, ma solo che
potremmo trovarci di fronte a un'avventura italiana che affonderà
nel mar di Libia.
Questo richiama l'urgenza
di contrastare all'interno del nostro paese questa linea e questa
azione e a sostenere con forza la lotta per minare all'interno
l'azione dell'imperialismo.
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