martedì 30 maggio 2017

pc 30 maggio - Il fallimento del G7 - 2° editoriale - speciale proletari comunisti

Il Sole 24 ore segnala come Trump abbia attaccato frontalmente la Germania accusata di essere molto cattiva per il surplus commerciale, concentrandosi sulle automobili minacciate di dazio. Ma come scrive il Sole la Germania non esporta solo automobili, Trump si lamenta delle auto ma non pensa ai dazi che già ci sono - ad esempio, le carrozze dei treni provenienti dall'estero sono già gravate negli Usa da un dazio del 14% rispetto all'1,7% nella UE.
Ma Trump spara a zero sull'auto per tirare tutta la catena delle sue lamentele: il dollaro è sottovalutato rispetto all'euro, e via discorrendo...

Il Sole 24 ore rileva che francamente chi si dovrebbe lamentare dell'euro dovrebbero essere gli altri paesi europei, che già lo fanno, e non certo gli Usa che vogliono, per effetto del puro rapporto di forza che è di tipo globale e militare, adeguare l'economia a questo. Certo è imperialismo, ma quasi
proto ottocentesco.
Il Sole sottolinea che, appunto, in economia la guerra dovrebbe avvenire secondo le leggi del capitalismo e non secondo i diktat imperiali di Trump.
Ma ciò che il Sole sottolinea è come se fossimo nel capitalismo della libera concorrenza, è come se la crisi fosse ben lontana quando invece essa si approfondisce ed acuisce.
La linea di Trump, però, che viene in luce al Vertice mostra tutta la sua debolezza – abbiamo già parlato di come le elezione di Trump siano l'espressione dell'imperialismo Usa in crisi – perchè se la Germania è stata il bersaglio di questo G7, che dire di tutti i G20? Dove i paesi con più alto surplus commerciale verso gli Usa (secondo la scheda pubblicata dal Sole 24 ore con dati del 2016) vedono, in miliardi di dollari, la Cina con un + 347, Giappone con un + 68,9, la Germania è solo terza con 64,9, ma poi è immediatamente seguita dal Messico 63,2, dall'Irlanda 35,9, Vietnam 32,8, Italia 28,5, Corea del Sud 27,7, Malesia 24,8, India 24,3.
Con la linea Trump che succede al G20 e che fine fa il rapporto tra economia e alleanza militare?
Queste preoccupazioni saranno ben presenti nella stessa classe dominante americana che ha accolto il twitter di Trump: “Abbiamo vinto” a “fischi e pernacchie”, aumentando tutti i rumors interni del suo improvvido comitato d'affari, perchè la presenza di Trump continua a sembrare ingombrante, nonostante, come sempre, i fascisti in tempi di crisi sono graditi ai padroni.

Ma i piedi nella cristalleria messi da Trump al G7 alimentano anche un altro dibattito sotto traccia, quello per cui l'autodifesa della Germania diventa l'autodifesa di tutta l'Europa. Scrive il Sole 24 ore: Berlino argomenta che il 40% dell'export tedesco deriva dalla produttività europea, dalle catene di produzione europea e che quindi ne beneficia tutta l'Europa. Questo è vero nella contesa con gli Usa, ma chiaramente alimenta e mette a nudo le contraddizioni interne agli imperialisti europei.

Al G7, però, lo stesso Trump è passato dalle sfuriate alle pacche sulle spalle. Se poi queste sfuriate si concretizzano in una numerosa serie di fatti che toccano tutti i trattati commerciali, è evidente che i paesi imperialisti interessati non ci possono stare, e questo elemento mette in crisi l'architettura globale del libero scambio, come scrive il Sole 24 ore. E qui il nesso tra il Vertice di Taormina e quello di Bruxelles può davvero essere lo sconvolgente embrione dell'accellerazione a tappe forzate della trasformazione della guerra commerciale in guerra di altro tipo.

In un'altra nota il Sole 24 ore rileva che ciò che ha fatto Trump a Bruxelles non poteva non turbare atmosfera ed esito del summit di Taormina.
E qui torna in campo l'ambiente, come casus belli, perchè dall'essere un paradigma della contesa commerciale con la quale gli imperialismi più forti vogliono imporre regole agli imperialismi più deboli per contenerne lo sviluppo e quindi servire a conservare, non l'ambiente climatico, ma il “bell'ambiente” del dominio e dei rapporti di forza tra paesi imperialisti e ancora di più tra paesi imperialisti e paesi oppressi dall'imperialismo, diventa un paradigma anche della contesa militare, se si pensa che a Bruxelles Trump ha detto che il cambiamento climatico è una bufala; che vuol dire “mano libera” agli Usa per usare tutti gli strumenti economici che distruggono l'ambiente, per rafforzarsi economicamente sui terreni strategici della guerra commerciale e dell'armamento nucleare, ecc. ecc.
Se a Bruxelles sono state le frasi, da coatto arricchito, arrogante e fascistoide di Trump, a preoccupare, quello che ha colpito molto a Taormina è il “clamoroso silenzio” di Trump. Come scrive il Sole 24 ore, “per la prima volta nella vita dell'Alleanza un presidente americano ha scelto di tacere, invece di ribadire, come sempre in precedenza, l'impegno dell'art. 5 del trattato di Washington alla mutua difesa in caso di attacco di uno dei paesi membri. Una doccia gelida, uno strappo sanguinoso nella Nato e nella sua stessa ragion d'essere”.
Questo tipo di situazione non può che essere vista come un via libera a Putin, un azzeramento delle relazioni privilegiate, un vero shock esterno per l'Europa.

E' del tutto evidente che la replica quasi ostentata e immediata del post Taormina, da parte della Merkel ha il senso di una vera e propria “chiamata alle armi”, finora implicita come lenta tendenza, che ora viene apertamente proclamata.

Nessun commento:

Posta un commento