Il Sole 24 ore segnala
come Trump abbia attaccato frontalmente la Germania accusata di
essere molto cattiva per il surplus commerciale, concentrandosi sulle
automobili minacciate di dazio. Ma come scrive il Sole la Germania
non esporta solo automobili, Trump si lamenta delle auto ma non pensa
ai dazi che già ci sono - ad esempio, le carrozze dei treni
provenienti dall'estero sono già gravate negli Usa da un dazio del
14% rispetto all'1,7% nella UE.
Ma Trump spara a zero
sull'auto per tirare tutta la catena delle sue lamentele: il dollaro
è sottovalutato rispetto all'euro, e via discorrendo...
Il Sole 24 ore rileva che
francamente chi si dovrebbe lamentare dell'euro dovrebbero essere gli
altri paesi europei, che già lo fanno, e non certo gli Usa che
vogliono, per effetto del puro rapporto di forza che è di tipo
globale e militare, adeguare l'economia a questo. Certo è
imperialismo, ma quasi
proto ottocentesco.
proto ottocentesco.
Il Sole sottolinea che,
appunto, in economia la guerra dovrebbe avvenire secondo le leggi del
capitalismo e non secondo i diktat imperiali di Trump.
Ma ciò che il Sole
sottolinea è come se fossimo nel capitalismo della libera
concorrenza, è come se la crisi fosse ben lontana quando invece essa
si approfondisce ed acuisce.
La linea di Trump, però,
che viene in luce al Vertice mostra tutta la sua debolezza –
abbiamo già parlato di come le elezione di Trump siano l'espressione
dell'imperialismo Usa in crisi – perchè se la Germania è stata il
bersaglio di questo G7, che dire di tutti i G20? Dove i paesi con più
alto surplus commerciale verso gli Usa (secondo la scheda pubblicata
dal Sole 24 ore con dati del 2016) vedono, in miliardi di dollari, la
Cina con un + 347, Giappone con un + 68,9, la Germania è solo terza
con 64,9, ma poi è immediatamente seguita dal Messico 63,2,
dall'Irlanda 35,9, Vietnam 32,8, Italia 28,5, Corea del Sud 27,7,
Malesia 24,8, India 24,3.
Con la linea Trump che
succede al G20 e che fine fa il rapporto tra economia e alleanza
militare?
Queste preoccupazioni
saranno ben presenti nella stessa classe dominante americana che ha
accolto il twitter di Trump: “Abbiamo vinto” a “fischi e
pernacchie”, aumentando tutti i rumors interni del suo improvvido
comitato d'affari, perchè la presenza di Trump continua a sembrare
ingombrante, nonostante, come sempre, i fascisti in tempi di crisi
sono graditi ai padroni.
Ma i piedi nella
cristalleria messi da Trump al G7 alimentano anche un altro dibattito
sotto traccia, quello per cui l'autodifesa della Germania diventa
l'autodifesa di tutta l'Europa. Scrive il Sole 24 ore: Berlino
argomenta che il 40% dell'export tedesco deriva dalla produttività
europea, dalle catene di produzione europea e che quindi ne beneficia
tutta l'Europa. Questo è vero nella contesa con gli Usa, ma
chiaramente alimenta e mette a nudo le contraddizioni interne agli
imperialisti europei.
Al G7, però, lo stesso
Trump è passato dalle sfuriate alle pacche sulle spalle. Se poi
queste sfuriate si concretizzano in una numerosa serie di fatti che
toccano tutti i trattati commerciali, è evidente che i paesi
imperialisti interessati non ci possono stare, e questo elemento
mette in crisi l'architettura globale del libero scambio, come scrive
il Sole 24 ore. E qui il nesso tra il Vertice di Taormina e quello di
Bruxelles può davvero essere lo sconvolgente embrione
dell'accellerazione a tappe forzate della trasformazione della guerra
commerciale in guerra di altro tipo.
In un'altra nota il Sole
24 ore rileva che ciò che ha fatto Trump a Bruxelles non poteva non
turbare atmosfera ed esito del summit di Taormina.
E qui torna in campo
l'ambiente, come casus belli, perchè dall'essere un paradigma della
contesa commerciale con la quale gli imperialismi più forti vogliono
imporre regole agli imperialismi più deboli per contenerne lo
sviluppo e quindi servire a conservare, non l'ambiente climatico, ma
il “bell'ambiente” del dominio e dei rapporti di forza tra paesi
imperialisti e ancora di più tra paesi imperialisti e paesi oppressi
dall'imperialismo, diventa un paradigma anche della contesa militare,
se si pensa che a Bruxelles Trump ha detto che il cambiamento
climatico è una bufala; che vuol dire “mano libera” agli Usa per
usare tutti gli strumenti economici che distruggono l'ambiente, per
rafforzarsi economicamente sui terreni strategici della guerra
commerciale e dell'armamento nucleare, ecc. ecc.
Se a Bruxelles sono state
le frasi, da coatto arricchito, arrogante e fascistoide di Trump, a
preoccupare, quello che ha colpito molto a Taormina è il “clamoroso
silenzio” di Trump. Come scrive il Sole 24 ore, “per la prima
volta nella vita dell'Alleanza un presidente americano ha scelto di
tacere, invece di ribadire, come sempre in precedenza, l'impegno
dell'art. 5 del trattato di Washington alla mutua difesa in caso di
attacco di uno dei paesi membri. Una doccia gelida, uno strappo
sanguinoso nella Nato e nella sua stessa ragion d'essere”.
Questo tipo di situazione
non può che essere vista come un via libera a Putin, un azzeramento
delle relazioni privilegiate, un vero shock esterno per l'Europa.
E' del tutto evidente che
la replica quasi ostentata e immediata del post Taormina, da parte
della Merkel ha il senso di una vera e propria “chiamata alle
armi”, finora implicita come lenta tendenza, che ora viene
apertamente proclamata.
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