"Il Governo - come è scritto su Sole 24 ore - ha spiegato il quadro generale, annunciato l’arrivo del decreto di aggiudicazione entro il 5 giugno e ribadito l’impegno sia a vigilare sulle cose, che a garantire gli ammortizzatori sociali che accompagneranno la ristrutturazione dell’Ilva. Le trattative, è stato spiegato al Mise, dovranno chiudersi entro il 30 settembre. Data entro la quale arriverà anche il Dpcm relativo al nuovo piano ambientale che nei prossimi 30 giorni gli assegnatari dovranno formalizzare – sarà, in sostanza, la nuova Aia dell’Ilva"
Il presidio di ieri alla Direzione |
Da parte dei sindacati Fim – Fiom – Uilm – Usb solo parole generiche: "respingono con forza i numeri degli esuberi presentati da entrambe le cordate nei loro piani, che risultano così non negoziabili. Si dichiarano indisponibili a negoziare sui piani industriali presentati, poiché vanno riscritti garantendo salute, ambiente occupazione e salari"; non fanno una proposta, una piattaforma che sia una per difendere posti di lavoro, e contratti; ma di fatto accettano di trattare al massimo su alcune modifiche sui numeri presentati da ArcelorMittal e sugli ammortizzatori sociali del governo.
Per questo lo Slai cobas sc ieri non ha aderito alla mobilitazione dei sindacati, mentre i coordinatori dello Slai cobas sono andati al presidio a parlare con gli operai.
Questo rende assolutamente necessario dire perchè si lotta, per quali obiettivi e risultati. Altrimenti è una lotta perdente, il cui esito è già noto: qualche riduzione del numero degli esuberi complessivi (qualche operaio ieri diceva, non senza qualche verità, che sono stati presentanti dei numeri ma già sapendo di ridurli un poco, facendo passare questo come "vittoria dei sindacati confederali").
Occorre lottare fuori dalla linea dei sindacati - che ipocritamente si dicono "sorpresi" di questi esuberi annunciati, come dei contratti peggiorativi che vogliono fare; quando tutto questo era già noto da tre anni; e che neanche pochi giorni fa hanno firmato i primi 200 licenziamenti "volontari", aprendo la strada agli accordi sugli altri licenziamenti.
Occorre da parte degli operai autonomia organizzativa e di obiettivi, e su modalità e tempi della lotta.
Occorre che gli operai più coscienti della situazione, la smettano di fare solo i critici dell'andazzo in fabbrica e comincino a riorganizzare dal basso le fila degli operai.
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