pc 22 maggio - FCA SATA MELFI mazzette e assunzioni - Sindacato e padrone
E' il capitalismo bellezza! E' il fascismo padronale e il neocorporativismo sindacale.
La denuncia non può bastare... serve la guerra di classe!
Ogni volta che la Fiat e i padroni
annunciavano assunzioni, i sindacalisti indicavano e raccomandavano ai
diversi padroni delle fabbriche dell’indotto e della stessa Fiat gli
operai da assumere attraverso la chiamata diretta o le agenzie
interinali....
In alcuni posti gli stessi operai con
la tessera giusta in tasca venivano coinvolti e invitati dal
sindacalista in assemblea o direttamente dal padrone a fare un nome di
un parente o affine.
In verità lo strato di aristocrazia
operaia, ben inserita nei sindacati filo padronali, insieme alla stessa
burocrazia sindacale esterna e anche a tanti politici, con accordi
informali indicava quali nuovi schiavi salariati dovevano entrare in
fabbrica. I padroni accontentavano.
Figli e parenti di sindacalisti si
vedevano passare da una fabbrica dell’indotto ad un’altra, alcuni invece
approdavano da subito nei diversi reparti dello stabilimento Fiat di
Melfi, oppure ciò avveniva dopo passaggi nelle diverse aziende
dell’indotto.
I figli di questi sindacalisti
ovviamente per la propria affinità familiare erano favoriti, tanti
operai assunti invece pur di poter entrare a lavorare in fabbrica molto
hanno dovuto pagare e non solo e non sempre in termini di denaro.
Molti sono stati raccomandati da
politici attraverso il sindacato, sono presenti nelle diverse fabbriche
dell’indotto e della stessa Fiat e saranno costretti a dare molto per
poter rimanere a lavorare. A giugno ci saranno le elezioni e chi è
entrato in fabbrica grazie al politico di turno, o al sindacalista
collegato ad esso, dovrà dare conto, non dovrà permettersi di candidarsi
in liste alternative e in contrasto con chi precedentemente ha favorito
il loro ingresso in fabbrica, e non dovrà sbagliare a votare.
Sulla stampa locale nei giorni scorsi è
venuta fuori una denuncia da parte di un prelato, la denuncia quasi
nota a tutti consiste che alcuni giovani per poter lavorare sono
arrivati a pagare anche 5.000 euro per avere un posto nell’indotto Fiat.
Subito dopo sulla stampa locale e
nazionale è venuto fuori che un sindacalista (prima Rsu Fim-Cisl, poi
Rsa e responsabile Fismic della zona di Foggia), nel 2015 insieme ad un
altro hanno intascato circa 4.000 euro, da una donna per fare assumere
il figlio presso un’azienda dell’indotto tramite agenzia interinale.
Dopo che questa cosa è venuta
pubblicamente fuori il Fismic ha sospeso i due delegati per non aver
informato in alcun modo l’organizzazione dell’esistenza del procedimento
penale, sui passaggi di denaro tra il disoccupato il sindacalista
attraverso l’intermediario (e non per aver intascato i soldi), e la Fiat
ha licenziato i due delegati (http://www.repubblica.it/economia/2017/05/19/news/fca_licenzia_i_due_dipendenti_che_avevano_venduto_l_assunzione_per_5_000_euro-165884517/) .
Con questa cosa il Fismic e la Fiat si
sono lavati la faccia, addossando la solo responsabilità ai due meschini
soggetti sindacali, fatto apparire che il caso è stato affrontato e
condannato e che tutti devono prendere atto che sia il padrone che il
Fismic non c’entrano niente.
Ovviamente non è così. come non è
neanche vero che questa pratica è stata perpetrata solo dai sindacalisti
appartenenti al Fismic. Basta pensare ci sono anche delegati RSA che
militavano nella Fiom, poi passati in altre organizzazioni sindacali
filo padronali che hanno partecipato al mercato, alcuni di essi adesso
presenti nelle tante parrocchie hanno piazzato in fabbrica, figli,
parenti e amici.
Alcuni sindacalisti sono arrivati
finanche a chiedere al raccomandato assunto il pagamento delle bollette
di luce, gas e telefono.
Ma cosa spinge il padrone che è il vero
responsabile, tramite i suoi sottoposti, ad accettare i nominativi dei
nuovi schiavi salariati indicati dall’aristocrazia operaia, cioè da
quello strato di centinaia di delegati presenti nelle diverse fabbriche
dell’indotto e nella stessa Fiat, che non lavorano mai e che sono
collegati con la burocrazia sindacale e con i politici mangioni del
territorio, che a loro volta indicano e raccomandano giovani e meno
giovani?
In fin dei conti al padrone non costa
niente assumere l’indicato dal sindacalista o dal politico di turno,
anzi ha tanto da guadagnarci. Il neo assunto sarà collocato in
produzione, dovrà produrre come gli altri, sarà ricattato perché dovrà
dare conto a chi l’ha raccomandato ed entrambi al padrone. Chi ha avuto
il “favore” del padrone dovrà prendere ordini se vorrà mantenere la sua
situazione di privilegio.
Esattamente come Renzi con Marchionne,
così tutta l’aristocrazia operaia e la burocrazia sindacale, quando la
Fiat chiederà di legittimare altri peggioramenti delle condizioni di
tutti gli operai, come è stato fatto in passato, dovrà obbedire.
I primi ad avvantaggiarsi di questo
immondo traffico di bustarelle sono quindi proprio quelli che ora
vogliono far finta di combatterlo. I padroni dell’indotto e della FCA,
perché così sono certi di assumere operai sottomessi e ricattabili, i
sindacati filo padronali, perché così vedono lievitare il loro numero di
tesserati, e le tessere per loro sono soldi, i singoli sindacalisti
perché così possono intascarsi direttamente le tangenti. Un meccanismo
così funzionale che persino la magistratura non vuole metterci mano,
considerandolo una semplice opera di intermediazione. Insomma, alterare
un bando per lavori pubblici, al fine di favorire un padrone rispetto ad
un altro, intascando perciò tangenti, è un reato, imporre il pizzo ai
commercianti è un reato, ma ricattare i disoccupati, imponendo loro il
versamento di bustarelle per poter lavorare è un fatto del tutto normale
per i giudici.
Un operaio della FCA da operai contro
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