martedì 23 maggio 2017

pc 23 maggio - Tunisia - rivolta a Tataouine - corrispondenza esclusiva e foto

Pochi giorni fa il presidente della repubblica Essebsi aveva tuonato dal palazzo di Cartagine che non sarebbero stati tollerati blocchi alla produzione dei settori economici strategici del paese, riferendosi in particolare alle proteste nella regione meridionale di Tataouine 
Era stato inviato l’esercito a presidiare i campi petroliferi su ordine dello stesso Essebsi, che è anche il comandante supremo dell’esercito. Inoltre i media nazionali avevano anche diffuso la notizia che la maggior parte dei membri del sit-in permanente di El Kamour (in pieno deserto n.d.a.) aveva accettato l’ennesima proposta governativa e che solo una minoranza dei manifestanti voleva continuare la protesta a oltranza.
Tutto ciò in un contesto in cui la settimana scorsa lo “stato d’emergenza” è stato rinnovato di un altro mese, “coprendo” grosso modo il periodo di Ramadan che inizierà venerdì, esso prevede maggiori poteri per le forze repressive limitando il diritto di parola e di manifestazione.
In realtà il sit-in permanente non è stato smantellato e i blocchi stradali in tutta la regione e le manifestazioni non si sono fermate

Ricordiamo che la regione desertica di Tataouine è ricca di petrolio e materie prime estratte da multinazionali straniere e joint ventures, i manifestanti chiedono che una parte dei profitti derivanti da queste attività siano utilizzati per offrire posti di lavoro (nella regione c’è un tasso di disoccupazione che supera il 50%) e per la costruzione di infrastrutture e servizi.
La giornata di ieri ha visto affluire rinforzi per le forze di polizia con decine di camionette provenienti da altri governatorati, i manifestanti hanno risposto con manifestazioni notturne in città chiedendo il ritiro di queste nuove forze di polizia.
Come risposta il primo ministro Chahed si è riunito d’urgenza con il ministro degli interni e quello della difesa decidendo di inviare ulteriori rinforzi stavolta della Guardia Nazionale con l’obiettivo di “far riprendere regolarmente la produzione di petrolio e perseguire legalmente i trasgressori”.
Tataouine ha risposto unanime proclamando uno sciopero generale in tutta la regione (eccetto per l’ospedale, i panifici e le scuole in cui si sarebbero tenuti esami) e facendo un appello a raggiungere il sit-in di El Kamour:
la situazione in mattinata è degenerata, le forze repressive e in particolare polizia e guardia nazionale
hanno usato il pugno di ferro provando a sgomberare il sit-in permanente nel deserto a colpi di lacrimogeni e proiettili di gomma e bruciando le tende e i viveri dei manifestanti. Intanto l’esercito teneva come sempre un basso profilo rimanendo a guardia dei pozzi (in Tunisia l’esercito è a forte composizione popolare e generalmente non viene considerato una forza “ostile” dal popolo a differenza della polizia e della guardia nazionale, anche oggi molti militari hanno fraternizzato con i manifestanti). I manifestanti dopo aver resistito, si sono ritirati e diretti verso la sede del governatorato della regione dove anche qui sono stati attaccati duramente e in poche decine di minuti l’ospedale della città si è riempito di giovani intossicati dai gas lacrimogeni.
Contemporaneamente negli scontri, una macchina della guardia nazionale ha investito i manifestanti provocando la morte del giovane Ravi e il grave ferimento di un altro. Alla notizia del decesso del giovane in ospedale i manifestanti hanno fatto irruzione nella sede del governatorato, hanno attaccato la stazione di polizia e quella della guardia nazionale che, dopo essere state evacuate in fretta e furia sono state date alle fiamme e con esse una ventina di veicoli delle forze di polizie. Allo stesso tempo i manifestanti hanno preso nuovamente il controllo del valico di frontiera con la Libia di Dehiba Wazen chiudendolo.
Mentre le notizie di questi eventi trapelavano, si stanno moltiplicando le manifestazioni di solidarietà con gli abitanti di Tataouine in altre regioni e in particolare nella limitrofa Medenine, a Gabès, a Kebili e Douz (dove i sit in si sono dati la forma di coordinamento regionale), a Gafsa e a Kasserine, inoltre una grande manifestazione nella capitale si è diretta verso il ministero dell’interno sito in Avenue Bourguiba l’arteria principale della capitale.
Mentre quindi in tutto il paese si diffonde a macchia d’olio la solidarietà popolare, il Bureau Esecutivo dell’Unione Generale dei Lavoratori Tunisini (UGTT, il principale sindacato) invita i manifestanti a “protestare pacificamente” e a non “attaccare le forze dell’ordine presenti nella regione” senza neanche spendere una parola per il giovane ucciso e le decine intossicati in ospedale, confermandosi ancora una volta una forza ambigua la cui dirigenza è collusa con il regime.
Ad un convoglio di solidali in partenza da Tunisi per Tataouine è stato impedito di partire da un forte schieramento di forze dell’ordine.
Il rapido moltiplicarsi di manifestazioni di solidarietà dalle caratteristiche combattive e da semi-rivolta fa pensare che l’ennesima morte per mano di uomini in divisa faccia precipare la situazione del paese in un nuovo stato di rivolta come successo due anni fa dopo gli eventi di Kasserine. In molti oggi hanno paragonato gli eventi di Tataouine con quanto successo 6 anni fa a Sidi Bouzid e in molti continuano a essere convinti che 6 anni fa in realtà non è avvenuta nessuna rivoluzione…

Nessun commento:

Posta un commento