Bombe carta e guerriglia a Torino. Il prefetto chiede aiuto all’esercito
Centinaia di africani in rivolta: “Italiani razzisti, la polizia ci controlla e non ci difende”
E Renzi e il suo schifoso Ministro degli interni mandano ancora più polizia.
E il prefetto ma anche la sindaca grillina vogliono l'esercito
Cinquanta uomini dell’esercito. Secondo fonti vicine al Viminale
sono le «risorse aggiuntive» che il Prefetto di Torino ha chiesto per
presidiare 24 ore su 24 l’ex villaggio olimpico dove l’altra notte e
ieri mattina sono scoppiate due rivolte. Una decisione maturata dopo
l’incontro con la sindaca Chiara Appendino, per far fronte alle tensione
che sta covando nel quartiere che accoglie centinaia di profughi.
“Ci chiamano scimmie, ci minacciano.
grossi petardi da stadio lanciati contro gli immigrati che vivono nell’ex «Moi», il complesso di palazzi colorati costruiti per accogliere gli atleti dei giochi invernali del 2006, oggi rifugio per più di
mille africani. Domenica scorsa va in frantumi la vetrata di un locale storico degli ultras del Torino, a due passi dal villaggio. La colpa ricade su un africano che vive con la raccolta di ferri vecchi. È bastato questo per scatenare la vendetta di razzisti e fascisti vigliacchi come sempre. La risposta arriva mercoledì sera. Prima due petardi scoppiano davanti a una sala scommesse del Lingotto, a nemmeno duecento metri dal complesso del Moi. Poi, direttamente all’ingresso delle palazzine. «Un’azione militare», racconta chi si è affacciato ai balconi, spaventato per le esplosioni. Ci sono venti uomini, alcuni nascosti sotto sciarpe e berretti. Li vedono allontanarsi uniti da quell’angolo di strada, prima di sparpagliarsi.
“Ci chiamano scimmie, ci minacciano.
grossi petardi da stadio lanciati contro gli immigrati che vivono nell’ex «Moi», il complesso di palazzi colorati costruiti per accogliere gli atleti dei giochi invernali del 2006, oggi rifugio per più di
mille africani. Domenica scorsa va in frantumi la vetrata di un locale storico degli ultras del Torino, a due passi dal villaggio. La colpa ricade su un africano che vive con la raccolta di ferri vecchi. È bastato questo per scatenare la vendetta di razzisti e fascisti vigliacchi come sempre. La risposta arriva mercoledì sera. Prima due petardi scoppiano davanti a una sala scommesse del Lingotto, a nemmeno duecento metri dal complesso del Moi. Poi, direttamente all’ingresso delle palazzine. «Un’azione militare», racconta chi si è affacciato ai balconi, spaventato per le esplosioni. Ci sono venti uomini, alcuni nascosti sotto sciarpe e berretti. Li vedono allontanarsi uniti da quell’angolo di strada, prima di sparpagliarsi.
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