Ma l'unica giustizia è quella proletaria e prima o poi sarà fatta!
G8, fango sul Genoa Social Forum , vicequestore deve risarcire Agnoletto
Aveva definito il medico 'capo dei Black Bloc'. Ristabilita la verità: dovrà pagare 10.000 euro un cifra simbolica ma di grande significato
Aveva definito Vittorio Agnoletto capo dei Black Bloc, fino a dire che il portavoce del Genova Social Forum avrebbe mandato un segnale a coloro che poi hanno devastato la città: "...Venite tranquilli,
venite in massa, venite attrezzati, venite tra noi...". Quindici anni dopo, il Tribunale Ordinario di Genova ristabilisce un pezzo di verità: condanna Giovanni Calesini, vicario del questore nei giorni del G8.
Tant'è che il giudice Daniela Canepa scrive: "Le dichiarazioni di Giovanni Calesini sono destituite di fondamento...". E condanna colui che nel 2001 era il braccio destro del questore Francesco Colucci, a risarcire Agnoletto con 10mila euro.
La modica cifra ovviamente non ripaga il danno di immagine del medico prestato alla politica: di quella che il giudice definisce "sofferenza psichica e morale". Ma per il portavoce del movimento e per l'avvocato Dario Rossi che lo ha difeso, la condanna è una sostanziale soddisfazione. Anche se il legale aveva chiesto un risarcimento non inferiore ai 100mila euro. «Aldilà delle cifre, è il principio che conta - sottolinea Rossi -: Calesini ha fatto queste affermazioni senza fornire un supporto probatorio. Mentre noi abbiamo presentato documentazione che accerta le distanze tra il Genova Social Forum e i Black Bloc».
La vicenda risale al 14 luglio del 2011, quando Calesini in occasione del decennale dell'evento, rilascia una intervista al Secolo XIX. Agnoletto non ha chiamato in causa il giornale: perchè si è limitato a riportare tra virgolette le frasi dell'ex vice questore. Senza aggiungere alcun commento.
«A distanza di dieci anni, in quell'intervista l'ex vicario del questore ha sostenuto che il Gfs era la stessa cosa del blocco nero - ricorda Dario Rossi - questa montagna di fango, costruita intorno al Social Forum, ancora una volta è stata smontata dal giudice». Che scrive: "... La notizia di una connivenza con i Black Bloc non era vera... non si tratta di particolari di scarso rilievo, nè di inesattezze secondarie o marginali che possono considerasi irrilevanti...". Tant'è che la sentenza "integra gli estremi di una diffamazione, molto grave, considerato, altresì... le numerose pronunce della magistratura che hanno escluso la veridicità dei fatti asseriti... nell'intervista in esame".
A prova di ciò - ricorda l'avvocato di Agnoletto - vi sono i diversi pronunciamenti sulla Diaz. Ultimo, in ordine temporale, quello emesso dal giudice del Tribunale Civile di Genova Paola Luisa Bozzo Costa, che ha riconosciuto Tanja W., all'epoca appena 22enne, vittima "di condotte di vera e propria tortura" nonché la "lesione di diritti della persona a protezione costituzionale che non sono oggetto di tutela della norma penale sanzionatrice in questione". In altre parole, durante il G8 a Genova, Tanja ed altre decine di manifestanti non solo non furono garantiti rispetto ai diritti fondamentali previsti dalla nostra Costituzione, ma vennero umiliati e torturati.
L'irruzione alla scuola Diaz del 21 luglio 2001- la "macelleria messicana" - era stata motivata e costruita attorno al teorema che all'interno del movimento si muovesse un'associazione a delinquere finalizzata alla devastazione. Quell'impianto accusatorio è stato smontato dalle diverse sentenze di assoluzione e di archiviazione. Dall'altra parte la Cassazione ha condannato i massimi dirigenti della polizia italiana per le violenze e le falsificazioni delle prove relative all'irruzione. E più recentemente, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha ritenuto lo Stato italiano colpevole per non aver saputo evitare né sanzionare atti di tortura.
Eppoi, relativamente alla caserma di Bolzaneto nelle giornate del 19, 20 e 21 luglio 2001 trasformata in luogo di detenzione, il processo sugli abusi commessi da polizia e guardie carcerarie si è concluso con la condanna di quasi tutti i funzionari, con sentenza del 5 marzo 2010, confermata integralmente in Cassazione.
Non basta. I fatti accaduti durante il G8 e la violenza della repressione esercitata dalle forze dell'ordine, sono stati ritenuti dalla stessa Amnesty International "la più grave rottura manifestatasi in un ordinamento democratico dal dopoguerra ad oggi".
venite in massa, venite attrezzati, venite tra noi...". Quindici anni dopo, il Tribunale Ordinario di Genova ristabilisce un pezzo di verità: condanna Giovanni Calesini, vicario del questore nei giorni del G8.
Tant'è che il giudice Daniela Canepa scrive: "Le dichiarazioni di Giovanni Calesini sono destituite di fondamento...". E condanna colui che nel 2001 era il braccio destro del questore Francesco Colucci, a risarcire Agnoletto con 10mila euro.
La modica cifra ovviamente non ripaga il danno di immagine del medico prestato alla politica: di quella che il giudice definisce "sofferenza psichica e morale". Ma per il portavoce del movimento e per l'avvocato Dario Rossi che lo ha difeso, la condanna è una sostanziale soddisfazione. Anche se il legale aveva chiesto un risarcimento non inferiore ai 100mila euro. «Aldilà delle cifre, è il principio che conta - sottolinea Rossi -: Calesini ha fatto queste affermazioni senza fornire un supporto probatorio. Mentre noi abbiamo presentato documentazione che accerta le distanze tra il Genova Social Forum e i Black Bloc».
La vicenda risale al 14 luglio del 2011, quando Calesini in occasione del decennale dell'evento, rilascia una intervista al Secolo XIX. Agnoletto non ha chiamato in causa il giornale: perchè si è limitato a riportare tra virgolette le frasi dell'ex vice questore. Senza aggiungere alcun commento.
«A distanza di dieci anni, in quell'intervista l'ex vicario del questore ha sostenuto che il Gfs era la stessa cosa del blocco nero - ricorda Dario Rossi - questa montagna di fango, costruita intorno al Social Forum, ancora una volta è stata smontata dal giudice». Che scrive: "... La notizia di una connivenza con i Black Bloc non era vera... non si tratta di particolari di scarso rilievo, nè di inesattezze secondarie o marginali che possono considerasi irrilevanti...". Tant'è che la sentenza "integra gli estremi di una diffamazione, molto grave, considerato, altresì... le numerose pronunce della magistratura che hanno escluso la veridicità dei fatti asseriti... nell'intervista in esame".
A prova di ciò - ricorda l'avvocato di Agnoletto - vi sono i diversi pronunciamenti sulla Diaz. Ultimo, in ordine temporale, quello emesso dal giudice del Tribunale Civile di Genova Paola Luisa Bozzo Costa, che ha riconosciuto Tanja W., all'epoca appena 22enne, vittima "di condotte di vera e propria tortura" nonché la "lesione di diritti della persona a protezione costituzionale che non sono oggetto di tutela della norma penale sanzionatrice in questione". In altre parole, durante il G8 a Genova, Tanja ed altre decine di manifestanti non solo non furono garantiti rispetto ai diritti fondamentali previsti dalla nostra Costituzione, ma vennero umiliati e torturati.
L'irruzione alla scuola Diaz del 21 luglio 2001- la "macelleria messicana" - era stata motivata e costruita attorno al teorema che all'interno del movimento si muovesse un'associazione a delinquere finalizzata alla devastazione. Quell'impianto accusatorio è stato smontato dalle diverse sentenze di assoluzione e di archiviazione. Dall'altra parte la Cassazione ha condannato i massimi dirigenti della polizia italiana per le violenze e le falsificazioni delle prove relative all'irruzione. E più recentemente, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha ritenuto lo Stato italiano colpevole per non aver saputo evitare né sanzionare atti di tortura.
Eppoi, relativamente alla caserma di Bolzaneto nelle giornate del 19, 20 e 21 luglio 2001 trasformata in luogo di detenzione, il processo sugli abusi commessi da polizia e guardie carcerarie si è concluso con la condanna di quasi tutti i funzionari, con sentenza del 5 marzo 2010, confermata integralmente in Cassazione.
Non basta. I fatti accaduti durante il G8 e la violenza della repressione esercitata dalle forze dell'ordine, sono stati ritenuti dalla stessa Amnesty International "la più grave rottura manifestatasi in un ordinamento democratico dal dopoguerra ad oggi".
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