Pubblichiamo il primo capitolo di un articolo di analisi politica, contenuto nello Speciale Reprint della rivista mlm "La Nuova Bandiera" - per richiedere la rivista scrivere a: pcro.red@gmail.com
La crisi mostra la sua profondità
La crisi devastante che attraversa il sistema imperialista mondiale mostra giorno dopo giorno la sua profondità. Essa da crisi finanziaria si è trasformata in recessione mondiale. Come la crisi sia nata nell'ambito finanziario per effetto della bolla speculativa è stato ampiamente analizzato e descritto. Quello che occorre mettere in luce è che essa è strettamente connessa alla natura stessa del sistema imperialista. La finanziarizzazione dell'economia è stata lo sviluppo inevitabile del capitale e data da lungo tempo.
Dietro la finanziarizzazione c'è la ricerca del massimo profitto e l'uso di tutti gli strumenti finanziari e di tutte le strutture costruite dall'imperialismo a questo scopo. I grandi finanzieri che hanno tirato la
corda di quella che impropriamente viene chiamata “speculazione”, sono stati messi sotto accusa, ma in realtà sono stati fedeli esecutori e interpreti dell'esigenza del grande capitale, industriale, terziario o pubblico che sia.
I grandi capitalisti e i loro governi cercano ora di singolarizzare le colpe, trovare dei capri espiatori per salvare innanzitutto l'immagine e poi il funzionamento del sistema stesso.
Lo squilibrio di fondo è originato dallo sviluppo produttivo finalizzato al profitto basato sullo sfruttamento della forza-lavoro e i profitti possibili attraverso gli investimenti finanziari. Questo squilibrio non dipende dalla volontà dei singoli ma dalla legge stessa che guida la ricerca del massimo profitto da parte del capitale.
La presunta immoralità della speculazione finanziaria, l'assenza di regole in essa di cui si parla, sono la norma in ogni tassello del sistema capitalista e del movimento reale del capitale su scala mondiale.
La crisi ha avuto il merito di mettere a nudo tutto questo, di rendere evidente questo funzionamento mandando in frantumi, di conseguenza, l'immagine che il capitale e il suo sistema dà di sé. Come nell'attività produttiva il capitale cerca costantemente di affinare macchine e metodi per trarre il massimo dallo sfruttamento operaio e dall'utilizzo intensivo dei mezzi di produzione e materie prime, lo stesso avviene nel campo dell'attività finanziaria. Anche qui si sono inventati via via sistemi sempre più sofisticati ed efficaci di una macchina produttrice di denaro e riproduttrice di profitto.
La crisi ha messo in particolare luce il rapporto tra questo gigantesco sistema e una serie di fattori molto legati al coinvolgimento dei proletari e delle masse popolari negli ingranaggi del sistema stesso. In particolare i meccanismi legati ai mutui, al credito drogato al consumo, ai fondi pensioni, ecc., hanno dato la possibilità al capitale finanziario di succhiare dieci volte lo stesso sangue all'operaio, reso oltre che operaio industriale anche consumatore, acquirente di case, sottoscrittore di Fondi pensioni, ecc.
Questo scarica in forme non solo indirette ma anche dirette e moltiplicate la crisi finanziaria sui proletari e le masse.
L' accentuata globalizzazione si è trasformata da arena dell'esercizio allargato della finanziarizzazione dell'economia in generatore e generalizzatore globale della crisi stessa, una volta scoppiata nel suo centro finanziario mondiale. In questo senso si può dire che si tratta di una crisi senza precedenti, di ampiezza mondiale senza precedenti, e quindi anche superiore a quella del '29 su scala mondiale.
Abbiamo già detto che la crisi sottintende il funzionamento reale del sistema capitalista e la legge che lo determina. Ma tutto questo in questa crisi si cerca di nascondere. Perchè vi è tutto l'interesse ad uscire dalla crisi salvando il sistema capitalista. Ma ci sono aspetti della crisi reale che hanno un ruolo fondamentale.
La crisi di sovrapproduzione è dovuta al fatto che il sistema mondiale produce merci, sebbene insufficienti a soddisfare i bisogni mondiali della popolazione, due terzi della quale vive al di sotto del minimo necessario, eccessive per l'interesse del capitale, dato che esso produce fino a che può ricavare profitto. Quindi ci si trova costantemente, fisiologicamente e patologicamente, ciclicamente ad una insufficiente produzione rispetto ai bisogni e ad un eccesso di produzione rispetto alle capacità di acquisto.
A fronte di questo stato delle cose si mettono in moto processi, anch'essi apparentemente contraddittori: si produce sempre di più a minor profitto, si ricercano profitti in campi e settori dove possono moltiplicarsi più facilmente, cercando così di sganciarsi dalla caduta tendenziale del profitto stesso
Il sistema imperialista produce quindi oltre che sovrapproduzione di merci, una eccedenza di capitali che attraverso la finanziarizzazione e la globalizzazione dell'economia si moltiplicano, diventando il centro del sistema economico mondiale e mina vangante dello stesso.
In questo senso la crisi attuale, come tutte le crisi cicliche del capitalismo, non ha che due vie d'uscita: una, realizzare quella distruzione di capitali e di merci atta a riattivare la produzione e il profitto, e affrontare un altro ciclo di quello che possiamo chiamare 'circuito virtuoso' del capitale che ne permette la sopravvivenza e sviluppo; l'altra mettere fine alla crisi stessa rimuovendone le cause di fondo che l'hanno provocata (CONTINUA).
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