Amatriciana a Cravasco contro Terzo Valico e grandi opere, No Tav: “Per un futuro migliore”
"La nostra solidarietà ai terremotati
è combattere lo sfruttamento dei territori e delle risorse"
Campomorone. “Scegliamo di essere coerenti, lo scegliamo
ancora una volta, tutti insieme, perché insieme abbiamo imparato che c’è solo un
modo di essere No Tav: quello di chiamare le cose con il loro nome, osservare e
descrivere la realtà con sguardo critico e costruttivo, per poi portare avanti
la nostra lotta quotidianamente e con determinazione”. Lo dicono i No Tav Terzo
Valico, che oggi danno vita ad un’amatriciana solidale presso il cantiere di
Cravasco. Una forma di protesta diversa, che ha lo scopo di aiutare le
popolazione terremotate del centro Italia.
“Vogliamo dire che ci siamo sentiti impotenti, come tutti, davanti a una tragedia del genere: addolorati per le vittime e per le loro famiglie, ma arrabbiati, perché ciò per cui da anni lottiamo, un uso responsabile e lungimirante delle risorse avrebbe potuto salvare alcune di quelle vite. Lo sappiamo, è impopolare dire No: lo è soprattutto quando si sceglie di mettere, per un istante, in secondo piano azioni che hanno un nobile fine risarcitorio, ma che, a nostro avviso, non sono sufficienti a costruire un sistema diverso. Lo sperpero di denari pubblici, il consumo del territorio, la logica del profitto che accompagnano il Terzo Valico e le Grandi Opere sono stati complici del terremoto nel mietere quelle vittime”, spiegano ancora.
“Da anni sosteniamo l’urgenza di utilizzare per la messa in sicurezza del territorio i milioni di euro che vengono buttati nei buchi che stanno scavando sopra le nostre teste. Lo abbiamo detto in ogni sede dopo le alluvioni, lo diciamo ora dopo il terremoto e speriamo di non doverlo dire più – continuano – Il quadro della situazione è, però, piuttosto chiaro: usano i nostri soldi per opere inutili. Crediamo che se vogliamo fare qualcosa che sia davvero di aiuto per le popolazioni terremotate e per tutti noi cittadini, sia indispensabile alzare la testa e chiedere a tutti di fermarsi un attimo a riflettere su come stanno andando le cose, e su come sia necessario che ognuno di noi ci metta la faccia e il cervello”, terminano.
“Vogliamo dire che ci siamo sentiti impotenti, come tutti, davanti a una tragedia del genere: addolorati per le vittime e per le loro famiglie, ma arrabbiati, perché ciò per cui da anni lottiamo, un uso responsabile e lungimirante delle risorse avrebbe potuto salvare alcune di quelle vite. Lo sappiamo, è impopolare dire No: lo è soprattutto quando si sceglie di mettere, per un istante, in secondo piano azioni che hanno un nobile fine risarcitorio, ma che, a nostro avviso, non sono sufficienti a costruire un sistema diverso. Lo sperpero di denari pubblici, il consumo del territorio, la logica del profitto che accompagnano il Terzo Valico e le Grandi Opere sono stati complici del terremoto nel mietere quelle vittime”, spiegano ancora.
“Da anni sosteniamo l’urgenza di utilizzare per la messa in sicurezza del territorio i milioni di euro che vengono buttati nei buchi che stanno scavando sopra le nostre teste. Lo abbiamo detto in ogni sede dopo le alluvioni, lo diciamo ora dopo il terremoto e speriamo di non doverlo dire più – continuano – Il quadro della situazione è, però, piuttosto chiaro: usano i nostri soldi per opere inutili. Crediamo che se vogliamo fare qualcosa che sia davvero di aiuto per le popolazioni terremotate e per tutti noi cittadini, sia indispensabile alzare la testa e chiedere a tutti di fermarsi un attimo a riflettere su come stanno andando le cose, e su come sia necessario che ognuno di noi ci metta la faccia e il cervello”, terminano.
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