giovedì 24 novembre 2016

pc 24 novembre - UN UTILE DIBATTITO E CHIARIMENTI - VERSO IL 25 E 26 NOVEMBRE

Riportiamo di seguito uno scambio di note, tra le compagne del MFPR e il PCL, a proposito della manifestazione delle lavoratrici del 25 novembre a Roma e di quella organizzata da "nonunadimeno" del 26 novembre - perchè il tema affrontato: rapporto tra battaglia delle donne proletarie e movimento più generale delle donne è importante.

Il 21/11/2016 il Partito Comunista dei Lavoratori aveva scritto (riportiamo stralci): Fermare la violenza! La violenza non ci fermerà! Per la costruzione di un femminismo radicale, anticapitalista e anticlericale.
"Scenderemo in piazza il 26 novembre contro la violenza sulle donne, una violenza che è strutturale e funzionale a questa società costruita in modo gerarchico perché basata sullo sfruttamento; ossia alla società divisa in classi, dove oppressione e repressione si coniugano obbligatoriamente e prendono forme differenti, ma contro le donne si sommano e moltiplicano... Questa violenza però non si batte cambiando le parole che usiamo, non si batte con le leggi speciali. Neanche con le rappresentanze istituzionali dove solo poche si guadagnano il diritto di presenza, ma non certo quello di decidere, tantomeno di decidere in nostro favore... Ci insegnano le donne polacche e le donne del continente sudamericano che solo facendo sentire alta la nostra voce si possono ottenere risultati. Ci manca, rispetto a loro, un'organizzazione nazionale che possa essere collettore delle energie complessive. La frammentazione che vive il movimento femminista in Italia ha ormai smesso di essere ricchezza ed è ora un limite che non fa proseguire oltre gli incontri nazionali isolati, come speriamo che non sia il caso di questa manifestazione..."
Il Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario (MFPR) aveva detto: "Perchè parlate solo della manifestazione del 26 novembre e non di quella delle lavoratrici del 25? Se siete coerenti con quello che scrivete, è la lotta necessariamente autonoma da quella del femminismo borghese (che vuole solo migliorare e avere più spazi in questo sistema capitalista) delle donne proletarie che va in primis rafforzata.
Sono state queste lavoratrici, disoccupate, precarie, in lotta ogni giorno, che hanno portato e fatto in Italia per ben due volte lo sciopero delle donne a livello nazionale, contribuendo a lanciare questa scintilla che ora viene portata avanti anche in altri paesi - ma purtroppo chi oggi esalta gli scioperi in Polonia, Francia, ecc., quando ci sono stati nel nostro paese (con 20mila lavoratrici in sciopero) ha fatto finta di non vedere, sentire....
E attraverso questi scioperi e il nostro lavoro quotidiano abbiamo avviato di fatto un percorso per, come voi scrivete, "un'organizzazione nazionale che possa essere collettore delle energie complessive".
Ma solo se le donne proletarie, che lottano contro non una ma tutte le violenze del sistema borghese, prendono la lotta nelle loro mani possono essere una voce forte e chiara all'interno del più generale movimento delle donne (e noi parteciperemo anche alla manifestazione del 26); altrimenti si possono scrivere e distribuire centinaia di volantini, ma si resta inevitabilmente alla coda del femminismo borghese e piccolo borghese.

Il PCL aveva replicato: "...la nostra priorità d'intervento - che assicuriamo non è assolutamente il codismo ai movimenti del femminismo borghese - sono le masse.
L'iniziativa del 26 sarà di massa e non sarà fatta di militanti politici e basta, sarà un movimento reale. E' per questo motivo - ed esclusivamente questo - che andremo in quella piazza e la privilegiamo rispetto ad altre. Non pensiamo che boicottarla aprendo un percorso minoritario ci permetta d'intercettare la classe e le donne nello specifico.
Al tempo stesso verremo anche a quella del 25, ma invitiamo anche voi a convergere su quella del 26 e dei movimenti di massa in generale. Il fatto che questi movimenti siano egemonizzati da forze piccolo borghesi non ci deve spaventare. Rende, anzi, più necessaria che mai la presenza di posizioni classiste...".

L'MFPR ha risposto: "...Noi fin dal primo momento abbiamo detto che saremo alla manifestazione del 26. Vi mandiamo, di seguito, alcuni nostri comunicati.
Noi abbiamo anche partecipato e siamo intervenute all'assemblea preparatoria del 26, tenutasi l'8 ottobre a Roma. Quindi, non è la presenza alla manifestazione, che sicuramente sarà grande, del 26 in discussione (noi anche negli anni 2007 - 2009 fummo interne e riuscimmo ad orientare il più grande movimento "sommosse" nato dalla manifestazione di 200mila donne del novembre 2007), ma la costruzione del ruolo del femminismo proletario rivoluzionario, del "contingente" delle donne proletarie. Su questo in generale c'è ancora molta strada da fare, ma è l'unica strada per, appunto, stare nel più generale movimento delle donne, ma con contenuti e pratiche autonome, per indicare la strada necessaria non solo a parole ma nei fatti.
Siamo molto contente che ci incontreremo anche il 25 novembre

ALCUNI COMUNICATI DEL MFPR
Roma 25 novembre – in Piazza Montecitorio – dalle 9.30 in poi - delegazioni e rappresentanti delle donne lavoratrici, precarie e disoccupate dal nord e dal sud  porteranno  in questa giornata la loro determinazione di lotta contro tutte le violenze contro le donne, esercitate da questo sistema, dai padroni grandi e piccoli sui posti di lavoro, dai governi di questi anni che con le loro leggi hanno peggiorato la condizione della maggioranza proletaria delle donne sui posti di lavoro, nei quartieri, nelle case, tagliando spese e servizi sociali essenziali - dagli asili alle pensioni, ai diritti alla loro salute sul territorio, pensiamo alle donne dei quartieri di Taranto e delle città inquinate –  mentre continuano attacchi al diritto di aborto e attacchi razzisti che colpiscono due volte le nostre sorelle immigrate; la violenza contro noi donne è sistemica ed è questo sistema capitalista che va rovesciato, dalla terra al cielo, perchè come donne dobbiamo rompere non una ma mille catene e tutta la nostra vita deve cambiare. vogliamo, andando in Piazza Montecitorio-parlamento, simbolicamente assediare i Palazzi.
Ogni realtà delle donne porti le sue "bandiere", i suoi simboli, la sua esperienza e realtà, perchè l'unità delle lavoratrici è una forza poderosa. Noi non vogliamo solo le bandiere nere, grigie, sporche delle donne istituzionali, dei partiti che nel governo e in parlamento sono responsabili della nostra condizione di sfruttate e oppresse.

Il 26 novembre saremo alla manifestazione contro la violenza sessuale e porteremo a tutte le donne, il messaggio, il resoconto, il proseguimento della manifestazione delle lavoratrici, donne proletarie, porteremo una indicazione a tutte le donne,  alle decine di migliaia della manifestazione nazionale del 26 novembre: vogliamo proseguire la strada dello sciopero delle donne, da noi avviata il 25 novembre del 2013 e ancora nell'8 marzodi quest'anno, sciopero delle donne oggi, dilagante in diversi paesi del mondo; vogliamo avanzare lungo la strada del femminismo proletario – di classe e di genere – e la marcia verso la nostra rivoluzione come unica soluzione

Ma diciamo qualcos'altro.
Le promotrici della manifestazione del 26 novembre parlano solo di manifestazione contro la violenza maschile sulle donne e scrivono che essa "può essere affrontata solo con un cambiamento culturale radicale, come ci hanno insegnato l’esperienza  e la pratica del movimento delle donne e dei Centri Antiviolenza".
Questo è vedere l'albero e non la foresta. Sappiamo bene, sulla nostra pelle, che la violenza maschile è interna, frutto e solo parte di una violenza generale, che quindi non può essere "affrontata" ma solo combattuta, combattendo questo sistema borghese che ogni giorno la genera.
Secondo, le promotrici di "nonunadimeno" nascondono la verità: tutti questi anni hanno dimostrato il contrario di quello che affermano: i centri antiviolenza, un movimento, purtroppo una tantum, delle donne che chiede agli stessi responsabili delle nostre morti (governi, parlamento, ecc.) cambiamenti, interventi, non ha cambiato di un ette la situazione; anzi essa è nettamente peggiorata, e gli "interventi" si sono fatti beffe anche dei centri che si occupano delle donne.
"Nonunadimeno" citano le donne in sciopero della Polonia, dell'Argentina, e ora anche le lavoratrici del nord europa, ma non vogliono imparare niente da queste: è lo sciopero delle donne - che l'mfpr in Italia ha attuato e praticato per ben due volte a livello nazionale - che fa paura a padroni, governi, uomini. E' la ribellione contro l'intero sistema, la costruzione nella lotta di una forza poderosa per la rivoluzione che può essere pericolosa per questo Stato borghese e come effetto può anche strappare dei risultati immediati.
Le promotrici della manifestazione del 26 novembre dicono che "non saranno accettati all’interno del corteo bandiere, slogan, striscioni istituzionali di organizzazioni di partito e sindacali". Ma non devono esserci neanche donne istituzionali, parlamentari, sindacaliste che "senza bandiera" si infiltrano nella manifestazione.
Non vogliamo una Reggio Calabria (con la Boldrini, Boschi, Lorenzin...). Vogliamo invece lo spirito e la pratica della grande manifestazione delle donne del 2007 che cacciò dal corteo e dal palco queste infiltrate.
Per tutto questo le donne proletarie, le lavoratrici, le precarie non possono semplicemente accodarsi alle posizioni, concezioni perdenti del femminismo piccolo e medio borghese. Dobbiamo portare avanti la nostra lotta generale, il 25 novembre e tutti i giorni, e portare le nostre parole d'ordine nella manifestazione del 26.

Dall'intervento del Mfpr all'assemblea nazionale delle donne dell'8 ottobre a Roma.

"...Le due manifestazioni del 25 delle lavoratrici (di cui è stato letto l'appello) e quella del 26 organizzata da alcune associazioni femminili contro la violenza sessuale, non sono in contraddizioni, nè una esclude l'altra. Anzi la manifestazione del 25 pone un ambito più generale - e necessario per tutte le donne - della lotta contro la violenza sessuale.... si tratta di una violenza strutturale in cui responsabile è questo sistema sociale.
Le lavoratrici vogliono fare il 25, come lo hanno fatto nei due storici scioperi delle donne, una mobilitazione diversa che sia di protesta, di aperto scontro verso i Palazzi del potere (sia uomini che donne); la manifestazione infatti vuole andare sotto il Palazzo del governo, i ministeri responsabili direttamente degli attacchi alle donne, al parlamento.
Porteremo l'insieme delle nostre condizioni e la nostra piattaforma che via via si è formata dalle denunce dirette e dalle proteste, lotte che operaie, precarie, disoccupate, braccianti, immigrate portano avanti...
Noi lavoratrici pensiamo che occorre una lotta su tutti i campi, sia strutturale che sovrastrutturale, che occorre lottare contro l'intero sistema sociale, economico, politico, ideologico, culturale, per rovesciare questo sistema del capitale, i suoi governi, il suo Stato. Pensiamo che tutta la nostra vita deve cambiare, perchè non ci sia oppressione, doppio sfruttamento delle donne, stupri e femminicidi.
Per questo la voce, la lotta delle lavoratrici, delle precarie, disoccupate... non va lasciata in silenzio, soprattutto il 25 novembre. Per questo chiediamo a tutte le realtà che organizzano la manifestazione il 26, di appoggiare la mobilitazione del 25.
Il 26 una rappresentanza delle realtà di lavoratrici, parteciperà alla manifestazione. Noi vogliamo che anche la manifestazione del 26 sia forte, combattiva e grande..."

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