sabato 19 novembre 2016

pc 19 novembre - NO, ALLA RIFORMA REAZIONARIA DELLA COSTITUZIONE - LAVORARE PER UNA NUOVA RESISTENZA

(Dal n. 8 del giornale proletari comunisti)
In un clima da contesa epocale, tutta nel chiuso del Palazzo però, il governo Renzi ha imposto e fatto approvare un pezzo della riforma costituzionale che porta alla cancellazione del Senato così come lo è stato fino ad adesso.
Il governo Renzi ha spianato l'opposizione interna del PD che come sempre per ragioni di poltrone non voleva altro che farsi spianare, e sotto la regia del risuscitato Napolitano ha portato a casa il
risultato.
E' inutile quindi assumere i contenuti e i particolari della nuova riforma di cui sono pieni la stampa borghese; contenuti e particolari buoni per confondere la sostanza della questione piuttosto che chiarirla.

Il Senato diviene un grottesco istituto fatto di 100 consiglieri regionali e sindaci che permette a costoro di godere dell'immunità parlamentare di cui avranno senz'altro bisogno, visto che, è evidente, i consiglieri regionali sono la parte più manifestatamente corrotta dei partiti e dell'attuale classe dirigente.
Peraltro una spudorata logica di scambio, se si pensa che la riforma contiene una riduzione dei poteri della Regione a cui proprio i consiglieri regionali avrebbero dovuto opporsi.
Ma, ripetiamo, questa non è la questione principale, e meno che mai lo è il sistema elettorale, una sorta di complicata farsa totalmente in mano alle segreterie dei partiti.
Se dovessimo basarci su questo, questa riforma è l'ennesima porcata ininfluente nella sostanza politica e importante solo per alimentare il degrado del ceto politico dominante.

Ma, in realtà, il cuore della riforma, salutata da Confindustria e poteri economici del paese come un “bel giorno per l'Italia”, è la marcia verso la dittatura aperta, moderno fascista. E' il meccanismo che permette al governo di accelerare e sottrarre al controllo parlamentare le sue leggi e i suoi provvedimenti.
Il bicameralismo è stato sempre una forma per ridurre il potere dei governi e aumentare il peso dei parlamenti eletti, un cemento importante della divisione dei poteri della democrazia borghese. Per questo esso è stato sempre bersaglio delle forze di estrema destra, dei sostenitori del presidenzialismo, del governo forte e dello Stato forte.
E' bene ricordare che con queste posizioni reazionarie ha dialogato e le ha supportato il morto recente Ingrao che proprio dalle file del Pci nel periodo in cui era presidente della Camera si mosse in direzione dell'unicameralismo e del decisionismo di Stato che sempre in regime capitalista è posizione reazionaria, di rafforzamento della dittatura del capitale.
E' evidente, quindi, che noi non possiamo che essere d'accordo con chi ha definito la riforma una sorta di “colpo di Stato parlamentare”, con chi ha parlato di fascismo e con il titolo de Il Manifesto che parla di “legge che dissolve l'identità della Repubblica nata dalla Resistenza”.

Ma chi fa queste affermazioni, quali conseguenze poi trae? Quali indicazioni dà per rispondere a questo passaggio?
La riforma del Senato è un tassello della marcia moderno fascista che ha come cemento necessario la dittatura personale sancita da una legge elettorale, chiaramente liberticida e da una riforma presidenzialista, passaggi inevitabili futuri.

Visto così quello che succede nel Palazzo dovrebbe e avrebbe dovuto interessare, purtroppo, la classe operaia e le masse popolari del nostro paese, che sono il bersaglio grosso ed effettivo delle attuali trasformazioni reazionarie dello Stato, saldamente unite al jobs act, all'attacco al diritto di sciopero, allo Stato di polizia, alla partecipazione e all'interventismo nella guerra imperialiste, al clima culturale di rimozione della democrazia nata dalla Resistenza.

Alla politica della borghesia, del suo Stato, dei suoi governi si risponde con la politica operaia e popolare e non c'è lotta sociale che tenga, che possa sostituire la necessità della politica proletaria che alla marcia reazionaria risponda con la marcia rivoluzionaria.

Politica proletaria che domanda la costruzione del partito per condurla, partito proletario e rivoluzionario che opponga al moderno fascismo la nuova Resistenza, come guerra di popolo. Partito proletario indispensabile per costruire il fronte unito delle masse, della forze sociali e politiche che non sono d'accordo con Renzi, col moderno fascismo, col sistema dominante.

Partito, fronte unito e forza combattente. Perchè anche questa riforma è l'esercizio di una violenza sulla Costituzione, sulla democrazia e i diritti delle masse, che può essere contrastata e spazzata via solo dai proletari e dalle masse combattenti.

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