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Stando alle prime
dichiarazioni del neo presidente Usa, la 'tragedia americana', così
giustamente definita da molti commentatori e naturalmente dall'ampia
opposizione democratica americana, ha tutte le premesse per
trasformarsi in farsa.
La prima intervista di
Trump è infatti tragica nei toni ma ridicola nei fatti.
La minaccia
di espellere milioni di immigrati, di montare chilometri e chilometri
di muri con il Messico, intanto si è molto ridimensionata: i famosi
11 milioni da cacciare sono diventati 6, poi 3, e con i criteri
che lui stesso fissa: pregiudicati, trafficanti di droga... possono
essere nei fatti molto meno.
Trump coniuga infatti uno
stile da campagna elettorale permanente con una prassi da uomini
d'affari.
Ma è evidente che anche
sul fronte immigrazione che porta montagne di voti, tra il dire e il
fare ci passa il mare; il mare della miseria generata dal dominio
imperialista che rovescia all'interno di esso centinaia di milioni di
migranti.
Così il famoso muro, sembra più un opera edilizia che il
“muro di Berlino” antimmigrati annunciato, Trump dichiara che lui
stesso è in grado di costruirlo, dato che di costruzioni se ne intende. Poi in parte questo muro diventa
una recinzione, che peraltro già c'è, e che la storia quotidiana
dell'immigrazione dal Messico, raccontata anche da molti film, illustra. Figuriamoci poi se un muro può fermare l'immigrazione... Fermare l'immigrazione dal Messico è una "missione impossibile", e
tutti sanno che significherebbe costruire ai confini degli USA un
Messico in preda a a tensioni e convulsioni rivoluzionarie e a disastri.
E ben presto gli
imperialisti yankee sarebbero costretti loro a scavalcare il muro per
stabilire legge, ordine e dominio imperialista ai propri confini.
I demagoghi fascisti alla
maniera di Trump possono vincere anche le elezioni miliardarie degli USA, ma
non hanno nessuna chance di fondare sui propri desideri e sulle
proprie avventurose parole, il dominio reale che resta innanzitutto
economico e che ha il suo fondamento di tenuta nella forza militare.
Sotto questo punto di
vista, Trump è una “tigre di carta”.
E' importante cogliere
questo dato, perchè non si crei nelle masse, che evidentemente si
oppongono negli Usa e nel mondo, un senso di disperazione, di fine
della storia.
Vanno colti i dati reali del significato della
vittoria di Trump per opporsi ad esso.
La forza di Trump è la
forza di tutti i presidenti americani, il dominio dell'apparato
militare, sia quello dell'esercito imperialista che insanguina il
mondo, sia quello interno, rappresentato dalla polizia assassina - abbiamo avuto anche la discesa in campo diretta dell'FBI per la sua vittoria, un ago della bilancia
elettorale fortementente condizionato dall'inchiesta
truccatata e pilotata dell'FBI delle ultime settimane.
A questa forza, in queste
elezioni si sono aggiunte le truppe di complemento della società
civile che negli Usa sono state sempre presenti – e non parliamo
solo del Ku-Klux-Klan, ma di tutte le componenti paramilitari, le
associazioni, lobby, organizzazioni, che negli Usa sono state sempre
una sorta di “Stato nello Stato”, occulte sì, ma radicate in diverse
porzioni degli Stati americani.
Questo esercito civile 'occulto' è stato scoperchiato dalla candidatura Trump come un uovo di serpente, è stato legittimato dalla sua campagna elettorale, e ora ha un saldo aggancio e postazione nei vertici massimi dello Stato imperialista.
Questo esercito civile 'occulto' è stato scoperchiato dalla candidatura Trump come un uovo di serpente, è stato legittimato dalla sua campagna elettorale, e ora ha un saldo aggancio e postazione nei vertici massimi dello Stato imperialista.
La fusione tra lo Stato
di polizia permanente dell'imperialismo Yankee con le truppe di
complemento della società civile la novità delle elezioni di Trump,
il fascismo americano, la feccia della popolazione di uno Stato
imperialista, che ha una storia lunga in questo paese e che ha il suo
cemento fondamentale nel razzismo ma anche nel culto della proprietà
privata, della famiglia da difendere sopra tutto e delle armi 'proprie'.
In questo senso l'elezione
di Trump è la peggiore della storia recente degli Usa.
Siamo
effettivamente oltre Reagan, siamo al compimento di quel filo nero di
candidati, fascio imperialisti, che c'erano stati nelle altre
elezioni ma che nella maggior parte dei casi, non avevano superato le
primarie e in altri casi avevano fatto da terzo incomodo, o meglio da
“terzo comodo” per le vittorie dei democratici.
Il fascio imperialismo di
Trump emerge come esito della crisi - effetto e non causa, è stato scritto giustamente, della profonda crisi economica, esito degli effetti delle guerre imperialiste che tornano a casa, delle
pulsioni di ribellione che sono esplose nelle rivolte
afroamericane.
Questi fattori hanno
logorato il vasto cerchio magico delle elites dominanti intorno ad
Obama e intorno alle famiglie alla Clinton.
Dentro la società
americana Trump ha dato voce all'odio nei confronti di questo status
dominante, un odio trasversale che non rientra nei canoni
rappresentati dalle elites democratiche e dai loro cantori nel mondo: per loro le donne avrebbero votato la Clinton, gli afroamericani avrebbero
votato la Clinton, le minoranze nazionali avrebbero votato la
Clinton, i giovani..., il mondo della cultura e degli artisti, gli
operai sindacalizzati, il bel mondo della finanza e degli affari...
Secondo questa
autorappresentazione dell'America che si è autocelebrata con Obama e
la campagna elettorale della Clinton, per Trump non avrebbe votato
nessuno. Ma la democrazia americana è democrazia imperialista. Gran
parte delle masse povere non vota, non votava neanche prima, gran
parte delle masse e ceti impoveriti che hanno perso colpi dentro la crisi
dell'imperialismo Usa, si sono rese masse di manovra della
demagogia fascio-imperialista. In Italia potremmo essere esperti di
questo tipo di fenomeno.
Le elezioni di Trump
quindi non possono essere prese sul serio per le roboanti parole che Trump dice, ma per il cristallizzarsi in forme inedite del
fascio-imperialismo a 360°.
Il terrore reale che vena
la società americana ora al potere con queste elezioni è la sfida da fronteggiare
da parte di tutti coloro che vogliono costruire intanto una vera opposizione.
(continua)
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