La riunione indetta dal Comitato napoletano “Pace e disarmo” e dalla Rete Napoli No War, ha visto la partecipazione di molte realtà, napoletane e non, impegnate contro la guerra e la militarizzazione del territorio. A partire dagli interventi introduttivi, tutti hanno evidenziato il significato aggressivo di questa esercitazione che non solo è la più grande esercitazione militare del dopoguerra ma esplicita i tre fronti verso cui la NATO ritiene legittimo un suo dispiegamento “preventivo”. Meglio e più di quelle che si stanno susseguendo ininterrottamente ai confini russi, questa esercitazione, quindi, si presenta come la prova generale della terza guerra mondiale. Da qui la condivisa necessità di costruire una opposizione nazionale a questa esercitazione con iniziative diffuse ed una grande manifestazione a Napoli. Per consentire la massima partecipazione e l’adesione di realtà di base, comitati o singoli - a partire dai No Muos, No F35 o i comitati sardi contro l'occupazione e le attività militari – è stata condivisa la proposta fatta dal Comitato napoletano “Pace e disarmo” e dalla Rete Napoli No War di lanciare un appello nazionale con cui chiamare ad una RIUNIONE nazionale IN DATA DA DEFINIRSI ed alla manifestazione da tenersi il 24 ottobre (la fase “dal vivo” dell’esercitazione partirà dal 21/10 per finire il 6/11) entrambe a Napoli.
Su questa scelta si è voluto precisare che alcune preoccupazioni di
altri comitati riportate nella riunione, non trovano ragione d’essere.
La scelta di Napoli come sede della riunione nazionale e della
manifestazione è legata esclusivamente al fatto che il Jfc Naples è al
comando della Trident Juncture 2015 e, insieme a Brunssum (Olanda),
comanderà la forza di rapido intervento (Nato Response Force) della
Nato.
Quasi tutti nei loro interventi hanno sottolineato la necessità di legare il tema dell’esercitazione Nato e della guerra alla questione degli immigrati. Questo non solo perché la cosiddetta lotta contro i trafficanti di esseri umani viene ormai puntualmente usata come pretesto per legittimare la militarizzazione del Mediterraneo e le nuove aggressioni ai paesi da cui gli immigrati partono, come la Libia; ma anche per denunciare l’ignobile trattamento riservato dai paesi europei, nessuno escluso, a chi scappa da guerre e fame di cui i governi occidentali sono i primi responsabili. Più di un intervento ha chiesto di esplicitare la condanna a quanti (v. la Lega) alimentano campagne razziste e xenofobe e rivendicare la libera circolazione per i migranti. Questo anche nella direzione di segnalare uno spartiacque con una destra che, come già è capitato, prova ad insinuarsi in queste battaglie esprimendo un antimperialismo nazionalista e razzista.
Quasi tutti gli intervenuti hanno sottolineato le difficoltà che si frappongono alla riuscita della mobilitazione. La questione della guerra è un tema poco sentito così come non è scontata l’avversione della gente comune alla presenza di apparati militari sul proprio territorio. Significativa è l’assenza di qualsiasi opposizione alla base Nato di Lago Patria percepita localmente da molti come un volano di occupazione e di crescita del territorio. Un’assenza che segnala, però, anche la disattenzione se non l’indifferenza per queste questioni anche da parte degli attivisti, il cosiddetto movimento, che non vedono nelle aggressioni ad altri paesi, nelle spese militari, nella militarizzazione dei territori, l’altra faccia della medaglia delle politiche di austerity portate avanti dal nostro governo contro cui, invece, sono impegnanti.
Per questo da più parti si è auspicato di evidenziare i costi di questa esercitazione per l’Italia e delle spese militari in generale che rappresentano risorse sottratte alle spese sociali. Esattamente come si è fatto per gli F35, questo elemento deve entrare nella campagna mediatica che va costruita contro l’esercitazione e sulle nostre ragioni.
Insieme alla campagna, che deve sfruttare tutti i canali possibili, la manifestazione nazionale deve essere preparata da iniziative territoriali, a Napoli come altrove. Nei diversi interventi sono emerse alcune proposte:
- Una mobilitazione a favore degli immigrati e contro il razzismo
- Un presidio sotto la RAI a ridosso della manifestazione
Dal momento che altre realtà in maniera del tutto autonoma hanno già messo in cantiere iniziative contro l’esercitazione Nato e la guerra (si veda, ad es., il campeggio antimilitarista del 9 – 10 – 11 Ottobre della “rete no basi né qui né altrove” in Sardegna) si è concordato sull’assunzione di tutte le iniziative che si daranno sul piano nazionale nell’ambito di un percorso quanto più coordinato possibile che rafforzi l’opposizione alla Nato ed alla guerra. Dai primi contatti sia i comitati sardi che quelli siciliani sembrano interessati. L’obiettivo espresso da tutti gli interventi è quello di creare un coordinamento di forze che, ben oltre l’appuntamento in occasione dell’esercitazione Nato, prosegua nel lavoro di sensibilizzazione e nella mobilitazione contro le aggressioni militari ed al fianco dei popoli colpiti. In questa direzione si proverà a contattare anche comitati di altri paesi a partire da quelli coinvolti nella Trident e che hanno già messo in cantiere iniziative contro la Nato (si vedano, ad es., gli antimilitaristi spagnoli di Zaragoza).
Quasi tutti nei loro interventi hanno sottolineato la necessità di legare il tema dell’esercitazione Nato e della guerra alla questione degli immigrati. Questo non solo perché la cosiddetta lotta contro i trafficanti di esseri umani viene ormai puntualmente usata come pretesto per legittimare la militarizzazione del Mediterraneo e le nuove aggressioni ai paesi da cui gli immigrati partono, come la Libia; ma anche per denunciare l’ignobile trattamento riservato dai paesi europei, nessuno escluso, a chi scappa da guerre e fame di cui i governi occidentali sono i primi responsabili. Più di un intervento ha chiesto di esplicitare la condanna a quanti (v. la Lega) alimentano campagne razziste e xenofobe e rivendicare la libera circolazione per i migranti. Questo anche nella direzione di segnalare uno spartiacque con una destra che, come già è capitato, prova ad insinuarsi in queste battaglie esprimendo un antimperialismo nazionalista e razzista.
Quasi tutti gli intervenuti hanno sottolineato le difficoltà che si frappongono alla riuscita della mobilitazione. La questione della guerra è un tema poco sentito così come non è scontata l’avversione della gente comune alla presenza di apparati militari sul proprio territorio. Significativa è l’assenza di qualsiasi opposizione alla base Nato di Lago Patria percepita localmente da molti come un volano di occupazione e di crescita del territorio. Un’assenza che segnala, però, anche la disattenzione se non l’indifferenza per queste questioni anche da parte degli attivisti, il cosiddetto movimento, che non vedono nelle aggressioni ad altri paesi, nelle spese militari, nella militarizzazione dei territori, l’altra faccia della medaglia delle politiche di austerity portate avanti dal nostro governo contro cui, invece, sono impegnanti.
Per questo da più parti si è auspicato di evidenziare i costi di questa esercitazione per l’Italia e delle spese militari in generale che rappresentano risorse sottratte alle spese sociali. Esattamente come si è fatto per gli F35, questo elemento deve entrare nella campagna mediatica che va costruita contro l’esercitazione e sulle nostre ragioni.
Insieme alla campagna, che deve sfruttare tutti i canali possibili, la manifestazione nazionale deve essere preparata da iniziative territoriali, a Napoli come altrove. Nei diversi interventi sono emerse alcune proposte:
- Una mobilitazione a favore degli immigrati e contro il razzismo
- Un presidio sotto la RAI a ridosso della manifestazione
Dal momento che altre realtà in maniera del tutto autonoma hanno già messo in cantiere iniziative contro l’esercitazione Nato e la guerra (si veda, ad es., il campeggio antimilitarista del 9 – 10 – 11 Ottobre della “rete no basi né qui né altrove” in Sardegna) si è concordato sull’assunzione di tutte le iniziative che si daranno sul piano nazionale nell’ambito di un percorso quanto più coordinato possibile che rafforzi l’opposizione alla Nato ed alla guerra. Dai primi contatti sia i comitati sardi che quelli siciliani sembrano interessati. L’obiettivo espresso da tutti gli interventi è quello di creare un coordinamento di forze che, ben oltre l’appuntamento in occasione dell’esercitazione Nato, prosegua nel lavoro di sensibilizzazione e nella mobilitazione contro le aggressioni militari ed al fianco dei popoli colpiti. In questa direzione si proverà a contattare anche comitati di altri paesi a partire da quelli coinvolti nella Trident e che hanno già messo in cantiere iniziative contro la Nato (si vedano, ad es., gli antimilitaristi spagnoli di Zaragoza).
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