mercoledì 2 settembre 2015

pc 2 settembre - Bugiardo, Renzi, Bugiardo… tra twitter e zero virgola sulla “ripresa economica” il moderno fascista continua con la propaganda sua e del suo governo al pieno servizio del capitale

Peggio di Berlusconi che diceva che alle masse si può dire tutto e si bevono tutto perché sono ignoranti, così Renzi continua: «Cresce il Pil, crescono gli occupati, meno disoccupazione. Le riforme servono». Ecco le ultime battute di ieri che vogliono ingannare. I dati  sbandierati in tv da Renzi fanno a pugni con tutte le analisi sull’economia fatte in Italia e all’estero; ne riportiamo una del Sole 24 Ore dell’altro ieri che sintetizziamo per punti:
  1. 1.      I dati della “fiducia” nella ripresa e degli ordinativi delle imprese in Italia sono in RIBASSO
  2. 2.      Il Pil (Prodotto interno lordo) italiano è in RALLENTAMENTO
  3. 3.      Il MERCATO INTERNO, cioè essenzialmente la CAPACITA’ di SPESA dei LAVORATORI e delle MASSE POPOLARI, è FERMO “per le grandi imprese che producono in Italia nel 2014 le vendite sono calate del 2,2% e, sul solo mercato interno del 4,3%” e inoltre
  4. 4.      I POSTI DI LAVORO DIMINUISCONO perché c’è nelle grandi imprese “un calo degli addetti dell’1,1% e le stime per quest’anno non si discostano di molto da questo trend.”
  5. 5.      Il quadro generale nel mondo è di CRISI.
Per chi ha voglia di “girare” tra le cifre e le sigle dei dati economici riportiamo l’articolo con alcune sottolineature nostre.

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La congiuntura. I dati e le previsioni per le imprese
La domanda interna grande incognita per il manifatturiero

In bilico tra l’opportunità di consolidare la ripresa e il rischio di impantanarsi nella sindrome cinese innescata dal rallentamento della “fabbrica del mondo”. Il quadro congiunturale è oltremodo complicato dalle svalutazioni delle valute dei paesi emergenti e il possibile calo dell’export mentre la scorsa settimana nel rally delle Borse sono stati bruciati decine e decine di miliardi.

Per le imprese quello che si presenta è uno scenario quanto mai incerto. Segnato dall'euro che tende a rafforzarsi, dalle incognite legate al rischio della frenata della Cina e, tra le buone notizie, i segnali positivi che arrivano dagli Usa (+ 3,7% annualizzato l’aumento del Pil nel secondo trimestre) e Regno Unito mentre il barile intorno ai 41 dollari potrebbe raffreddare la bolletta energetica. Un quadro difficile a cui si aggiunge il lieve calo della fiducia delle imprese, ad agosto è passato a 103,7 dal 104,3 di luglio, rilevato dall’Istat e, in particolare, il dato per quelle manifatturiere cala di un punto a 102,5. In flessione i giudizi sugli ordini (a -15 da -12), stabili le attese sulla produzione (a11) e i giudizi sulle scorte (a 3).

Non tranquillizza il rallentamento nella crescita del Pil rilevato dall’Ocse. Nel secondo trimestre quello italiano segna un +0,2% (+0,3 nell’area euro), nel periodo gennaio-marzo era al +0,3%. A conferma della fragilità della ripresa c’è la debolezza dei consumi interni, complice la pressione fiscale che non allenta la morsa sulle famiglie.

Positivo il leggero miglioramento dell’indice Markit Flash Pmi (Purchasing managers index) della produzione nella zona Euro salito ad agosto a 54,1 punti dai 53,9 di luglio. Sul fronte della produzione è stato un agosto caldo, che ha visto anche delle aperture ferragostane, come è accaduto alla Electrolux. Una situazione comune a parecchie multinazionali tascabili rimaste ugualmente in attività. Per l’export si vedono segnali di un possibile rallentamento. La crescita attesa da Prometeia (società di consulenza) per il terzo e quarto trimestre fissano rispettivamente al 2,1% e allo 0,6% la variazione sul periodo precedente. Nel complesso l’anno dovrebbe vedere una crescita a prezzi costanti del 4%. Più o meno in linea con il 3,5-3,7% atteso dall’Ice.

Secondo Fedele De Novellis, economista di Ref Ricerche, dato il rallentamento delle economie asiatiche e la perdita di competitività di quelle avanzate si va verso una crescita moderata dell’export che resterà in linea con il trend (+1,3%) del primo semestre. Sul fronte della produttività si esaurisce l’effetto Melfi che negli ultimi mesi ha spinto la crescita dell’industria con il traino del comparto auto motive. Per questo l’andamento atteso della produzione nella seconda parte dell’anno è solo leggermente positivo (+0,3% per Ref), in linea con quello di un Pil che non riesce ad accelerare: la variazione del secondo semestre sarebbe analoga a quella della prima parte dell’anno (0,4%). Un risultato che non compromette la stima di una crescita nell’intero 2015 pari allo 0,7%, ma allontana la speranza di una accelerazione per il prossimo anno. Alla luce delle ultime evoluzioni nel 2016 il Pil italiano dovrebbe mettere a segno un +0,9 meno di quanto indicato nel Def.

Sarà il mercato interno, alla luce dei flebili segnali di recupero degli ultimi mesi, a poter fare la differenza. Qui, evidenzia un report di Prometeia-Intesa Sanpaolo, c’è il recupero degli ordinativi trainati dai beni d’investimento. Altre indagini evidenziano un’accelerazione negli ordini attesi da parte dei produttori di beni strumentali, oltre a condizioni meno stringenti per l’accesso al credito e un miglior clima che agevola per gli investimenti. Un buon segnale per i prossimi mesi che dovrebbe continuare, si legge in una nota del Csc di Confindustria, con una spinta agli investimenti grazie alla maggiore stabilità politica e allo stimolo di norme come la nuova Sabatini che favoriscono i piani di rinnovamento dei beni strumentali nelle Pmi.

Gli ultimi mesi sono anche stati all’insegna del calo nell’uso degli ammortizzatori sociali e della produzione che riprende. Nel trimestre aprile-giugno, rileva l’Istat, è cresciuta dello 0,4% rispetto al quarto precedente ma a giugno il dato destagionalizzato è calato dell’1,1% su maggio. La conferma al clima di incertezza arriva da un rapporto di R&S di Mediobanca: per le grandi imprese che producono in Italia nel 2014 le vendite sono calate del 2,2% e, sul solo mercato interno del 4,3% con un calo degli addetti dell’1,1% e le stime per quest’anno non si discostano di molto da questo trend.

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