Da Manmohan-Chidambaram a Modi-Rajnath:
razzia,
saccheggio e la guerra al popolo sempre più intensa!
Circa una settimana fa i media ci hanno
informato un altro “scontro” e “selvaggia sparatoria” tra le
piste nella foresta nel distretto di Bijapur in Chattisgarh. Tre
“naxalite”, si dice siano state uccise dalle forze di congiunte
CRPF e polizia, oltre un centinaio di uomini, tutti usciti illesi. Se
in tutti i casi come questi la verità è sempre il più difficile da
distinguere, ogni particolare ci riporta alla mente gli orrori dei )
falsi scontri di Sarkeguda (2012) e Edakmetta (2013 contro gli
abitanti dei villaggi adivasi nello stesso distretto di Bijapur –
anche quelle stragi furono inizialmente descritte dalle forze di
sicurezza come “duri scontri a fuoco con naxaliti”. I grandi
media, naturalmente, ripeterono a pappagallo la stessa versione.
Nonostante i disperati tentativi della polizia, del CRPF e del
ministero degli interni di tappare i tutti buchi di questa versione,
fu subito chiaro che quella tragica notte del 28 giugno 2012 circa
600 le uomini di CRPF, cobra e polizia dello stato circondarono il
villaggio di Sarkeguda e spararono indiscriminatamente sulle
centinaia di adivasi venuti anche dai villaggi vicini riuniti per
discutere i preparativi per l’annuale festa della semina. Mentre
l’allora ministro degli Interni Chidambaram dichiarava di aver
colpito “pericolosi maoisti”, per ammissione dello stesso
Ministro per gli affari tribali, 20 delle persone assassinate, la
metà, erano ragazzi in età scolare, tra i feriti c’era anche un
bambino di appena quattro anni, non portavano armi e nessuno aveva
precedenti penali. Una replica pressoché identica dello stesso
terribile incidente si ebbe appena un anno dopo, nel villaggio di
Edakmetta dello stesso distretto di Bijapur. Il 20 maggio 2013, in
quella notte di morte le forze di sicurezza circondarono gli abitanti
del villaggio riunitisi per celebrare la “Beej Pondum”, la festa
della semina, e spararono raffiche indiscriminatamente contro la
folla, uccidendo otto abitanti del villaggio, di cui tre ragazzi e
gli altri di età compresa tra 28 e 30 anni, tutti disarmati. Anche
in quel caso la versione del governo fu presto smentita. Questa è la
storia delle atrocità o falsi s contri nella sempre più intensa
guerra al popolo che da cinque anni lo stato indiano sta conducendo
sotto il nome di Operazione Green Hunt.
A cinque anni dal suo inizio, i
beneficiari di questa guerra sono sempre gli stessi, solo i carnefici
si sono passati la mano. La guerra al popolo fu aperta nel 2009
dalla coppia Manmohan-Chidambaram, oggi è l’accoppiata ancora più
brutale Modi-Rajnath che porta avanti la caccia. Ricordiamo ancora
che anche dopo la scoperta dei falsi scontri di Sarkeguda, mentre
tutte i settori progressisti e democratici erano indignati per questo
assassinio a sangue freddo, l’allora ministro dell’Interno
Chidambaram era irremovibile nella giustificazione / sostegno del
CRPF. Diceva: “Per qualche ragione qualcuno lo chiama falso
scontro, ma il capo della CRPF ha detto che non ha niente da
nascondere, niente da temere. Io sono il ministro degli interni e la
CRPF è sottoposta a me. Abbiamo parlato in modo assolutamente
sincero, franco e a testa alta”. L’attuale Ministro degli Interni
dell’Unione, Rajnath Singh, si è spinto oltre, dicendo che durante
il suo mandato da primo ministro in Uttar Pradesh, ha lasciato ”mano
libera” alla polizia nella lotta ai maoisti, rassicurandoli che non
sarebbero “assillati” dalla Commissione per i diritti umani. E
con ciò prepara il terreno a ulteriori falsi scontri, massacri,
incendi, saccheggi, torture e stupri da parte delle forze di
sicurezza, col pieno sostegno del governo. Ciò non fa che confermare
l’accanimento con cui lo Stato indiano intende continuare questa
guerra.
Oltre che la brutalità di questo
accanimento, serve anche a dimostrare la disperazione dello stato
indiano. Le grandi imprese, le multinazionali, le Tata, Birla,
Ambani, Adanis, e Mittal, ai cui ordini l’UPA ha lanciato questa
guerra per favorire la razzia indiscriminata, il saccheggio e la
svendita di risorse naturali per un valore migliaia di miliardi di
dollari nel cuore Adivasi dell’India centrale e orientale, hanno
oggi ancora più fame di profitti. Con centinaia di protocolli
d’intesa per miniera, estrazione e svendite per una miseria,
bloccati in cantiere, diventano sempre più smaniosi di schiacciare
la resistenza delle popolazioni che lottano per difendere la loro
vita, i mezzi di sussistenza e la propria dignità contro il modello
di morte, distruzione e la deportazione che lo Stato impone in nome
dello “sviluppo” e “progresso”. Lo hanno mostrato con
evidenza il forsennato sostegno delle grandi compagnie alla la
campagna Na-Mo e l’impegno di Modi a mantenere le sue promesse di
più “pugno di ferro” (rispetto al precedente governo UPA) per
“asfaltare tutti gli ostacoli” al processo di “sviluppo della
nazione” (leggi processo di sfrenata razzia delle risorse).
Mantenendo queste promesse, per la gioia delle grandi compagnie,
subito dopo l’insediamento al potere Modi ha rimosso tutti i le
normative di tutela di ambiente / foresta / fauna selvatica in una
guerra lampo di sanatorie. In circa un mese il Ministero delle
Foreste ha autorizzato un numero record di 175 progetti. Rimuovendo
gli esperti indipendenti, Modi ha “asfaltato”, rendendolo più
“orientato agli investimenti”, anche il Consiglio Nazionale per
la Fauna Selvatica che di volata ha stabilito il record di 133
progetti approvati in due giorni sui 160 in sospeso! Facendosi beffe
della trasparenza delle istituzioni pubbliche, nessun dettaglio su
queste approvazioni lampo è stato reso pubbliche, per evitare
protesta generale e indignazione. Portando il piano di Chidambaram
alle estreme conseguenze: rivedere ulteriormente le già indebolite
norme in materia di ambiente; distorcere le norme di valutazione
dell’impatto ambientale; riformare National Green Tribunal;
consentire l’estrazione di carbone, senza pubblica autorizzazione;
e infine rimuovere il diritto dei gram sabhas ad opporsi a qualsiasi
progetto in terra adivasi. Quello che preparano è una svolta
filo-padronale e anti-popolare di proporzioni genocide.
Realizzare questi obiettivi implica
l’ulteriore intensificazione di Green Hunt per schiacciare
brutalmente ogni resistenza del popolo per salvare le loro terre, i
mezzi di sussistenza e le risorse (che minacciano il cosiddetto
“clima favorevole per gli investimenti” / “sviluppo”).
Appena assunta la carica, Modi ha aggiunto altri 10 battaglioni CRPF
all’arsenale di morte dello Stato, che comprende CRPF, ITBP, BSF,
Cobra, Greyhound, C60, Thunderbolt, col sostegno dell’Esercito,
dell’Aeronautica, anche con droni israeliani, altre alla milizia
privata Salwa Judum. Sul totale di 36 battaglioni schierati dalle
forze dello Stato centrale, 29 sono impiegati in Bastar. Ora, con i
10 battaglioni supplementari ancora in Bastar, si arriva a 39
battaglioni che si aggiungono ai circa 30.000 paramilitari, facendo
così di questo distretto una delle regioni più militarizzate del
subcontinente. Modi ha inoltre nominato Ispettore Generale del Bastar
il famigerato SRP Kalluri – quello che gli attivisti democratici di
tutto il paese ritengono il responsabile dell’incendio di 300 case
adivasi in Tadmetla e Morapalli nel 2011.
La caccia alle streghe contro
l’opposizione a Green Hunt non è altro che l’estensione della
stessa Operazione Green Hunt: La scorsa settimana, alcuni gruppi
democratici che volevano a organizzare un’assemblea a Vishakapatnam
per denunciare le atrocità di stato della Operazione Green Hunt e
mobilitare il pubblico contro di esse. Per assicurarsi che nessuna
notizia sulla guerra dello Stato sta facendo contro il popolo possa
raggiungere le città, diversi attivisti delle libertà civili e
politiche appartenenti all’APCLC e a Virasam sono stati
preventivamente arrestati per impedire la riunione. Gli arresti,
repressione e soffocamento di tutte voci democratiche contro Green
Hunt sono stati una componente essenziale di questa guerra, fin
dall’inizio, nel 2009 – parliamo di Binayak Sen, Sudhir Dhawale,
Sachin Mali, Hem Mishra e tantissimi altri attivisti e organizzazioni
popolari. Allo stesso modo, alcuni mesi fa lo Stato ha braccato,
rapito e accusato di una pletora di false imputazioni G.N. Saibaba,
uno dei promotori del Forum Contro la Guerra al Popolo di Delhi.
Quanto più lo stato intensifica questa guerra contro i più oppressi
nel paese, gli adivasi e i dalit, per usurpare la loro terra e le sue
risorse, tanto più la parte democratico e progressista si deve unire
e costruire un più determinato movimento di resistenza, in
solidarietà con la lotta per la Jal-Jangal-Jameen e che esiga la
fine immediata della Operazione Green Hunt
dal Forum JNU Contro la
Guerra al Popolo
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