a Nova Democracia-
Editoriale
Brasil - Mais de 37 milhões boicotam o 2º turno
a nova democracia Ano XIII, nº 140, 1ª quinzena de Novembro de 2014
Rafael Gomes Penelas
Il capitolo finale di questa
farsa elettorale si è concluso con un respiro di sollievo della cricca del PT
(Partido dos Trabalhadores – il partito al governo), come chi è sfuggito alla
morte per un soffio. Ma la sua vittoria di misura sta già rivelando una crisi
che occuperà la scena politica d'ora in poi.
Ed è con grande enfasi che i
grandi nomi e corifei delle principali sigle del Partito Unico, vincitori e
vinti della farsa elettorale, gioiscono nel fare dichiarazioni ad effetto
dicendo che chi ha vinto è stata la democrazia. Questo per fare il panegirico
delle istituzioni, che non possono essere nominate che come macerie di una
vecchia democrazia, centri e sentine di moralità.
Basta guardare le colonne di
questo ordine che Dilma ha chiamato una delle più grandi democrazie del mondo:
PT, PSDB (Partido da Social Democracia
Brasileira) e PMDB (Partito del Movimento Democratico Brasiliano), solo
per rimanere sui detriti principali. Uno sguardo alla scena politica nazionale
di un anno e mezzo fa, in confronto con l'esito della farsa elettorale, è
sufficiente per concludere che il più grande successo politico del PT è stato
quello di resuscitare la mummia PSDB. Qui stanno come sempre i fantasmi e mostri
a lato o dietro la nuova destra che è salita sul PT: i Sarneys, i Barbalhos, i
Calherios e Collors, e, come contrappunto al "gioco democratico", un PSDB
concordato e legittimato nelle regioni più sviluppate, più ricche e più popolose
del paese.
Questo vero stato di calamità
pubblica - espressione della decomposizione del vecchio stato brasiliano
genocida, del suo sistema e regime politico e della sua base economica e
sociale, il capitalismo burocratico e il dominio semi-coloniale imperialista
esistente nel paese - è il volto del risultato elettorale. Per questo, i due
candidati hanno fatto ricorso alle risorse più ignobili per ottenere voti. È
stato uno spettacolo di falso moralismo anticorruzione, di finta lotta alla
corruzione, di minacce di ritorno al Medioevo e insulti personali distribuiti in
maniera sotterranea (così come i due hanno fatto con Marina, che era pari a
loro).
In generale, le due campagne
hanno confermato (non era necessario) ancora una volta che i due candidati erano
uguali nell'essenza di sottomissione nazionale che favorisce il latifondo e la
grande borghesia. Nei "dibattiti" televisivi, nella pubblicità elettorale, da
tutte le parti, nessuno si è visto impegnato sui problemi fondamentali del
popolo.
La democratizzazione dell'accesso
alla terra, a parte la bandiera dell'opportunismo PT, non ha trovato nemmeno un
sussurro di contemplazione. Per inciso, la vergognosa politica agraria
dell'attuale gestione, insieme con l'aumento della repressione dei contadini
degli indigeni e dei discendenti dei "quilombolas" (ex–schiavi fuggiti dai loro
aguzzini nel primo periodo coloniale) per mano delle truppe federali, gli ha
assicurato l'appoggio dei proprietari terrieri immediatamente. Allo stesso
tempo, i latifondisti hanno avuto carta bianca per uccidere i contadini, come
nel caso dell'agguato contro il leader contadino Cleomar Rodrigues de Almeida,
vigliaccamente assassinato accanto al suo pezzo di terra dove ha vissuto e
prodotto con la sua famiglia a Nord di Minas il 22 ottobre, giorni prima della
"festa della democrazia".
A proposito della
militarizzazione che tiene conto della popolazione povera, sia con la polizia di
stato o con le truppe dell'esercito e della Forza Nazionale di Sicurezza che
occupano i quartieri proletari e invadono i campi dei contadini e dei senza
tetto, ciò che è stato promesso è stato esteso al massimo. E in queste promesse
non c'era niente cinico.
E nulla è stato detto, anche
perché sono d'accordo, sulla persecuzione e la prigionia politica per la
gioventù a causa delle lotte che hanno avuto inizio a giugno dello scorso anno.
È chiaro che a coloro che rimangono a lottare in strada è riservata la
repressione brutale come consuetudine e in ogni sfera.
Il paese continuerà ad essere
consegnato al dominio imperialista, soprattutto Yankee, con tutta la politica
economica finalizzata al mantenimento e alla sopravvivenza dei monopoli
stranieri, con agevolazioni fiscali senza alcuna garanzia di posti di lavoro,
tassi di interesse enormi, deindustrializzazione, ecc ..
Agli operai, in particolare con
l'inevitabile peggioramento della crisi, continua ad essere riservata inalterata
la precarizzazione, l'appiattimento dei salari e le cattive condizioni di
lavoro, oltre al taglio dei diritti e delle agevolazioni, con le pistole puntate
alla testa sotto il pretesto di garantire l'ordine nei cantieri. I padroni,
grandi finanziatori della campagna elettorale, continueranno ad essere clienti
fedeli del vecchio Stato.
Con molto maggiore difficoltà
rispetto alle precedenti elezioni, le sigle elettorali sono riuscite a
trasformare la farsa elettorale in un plebiscito, buono per il gusto della gente
istruita nella politica del 'noi contro loro', vale a dire, l'arte di
trasformare in due opposti, candidati molto simili.
E forse non si rendono conto che
ogni voto per il proprio candidato è stato in realtà un voto contro l'altro,
questo voto influenzato da pregiudizi, moralismo, attacchi personali, ecc...
Alla fine, le scene di fraternizzazione, di artefatta eleganza delle
dichiarazioni del vincitore Dilma e dello sconfitto Aécio sarebbero da ridere se
non fossero la quintessenza del cinismo sfrontato. Questo è allo stesso tempo la
conferma che sono tutti tagliati dalla stessa stoffa.
Se i numeri totali del
boicottaggio sono stati leggermente inferiori rispetto al primo turno, è
aumentato il numero delle astensioni, che sono la forma più consapevole e attiva
di boicottaggio della farsa elettorale. A Rio de Janeiro, Stato tradizionalmente
più ribelle, il boicottaggio è stato al primo posto, superando i voti del
candidato governatore eletto.
Dopo aver lasciato il periodo di
catarsi collettiva creata dal marketing, il paese segue il percorso di
peggioramento della crisi economica già in corso e profonda, il cui aggravamento
è stato ritardato fino a dopo le elezioni (il PSDB ha fatto lo stesso con la
crisi idrica di San Paolo).
Con la sua base sociale ridotta e
l'illegittimo risultato elettorale - anche all'interno della farsa che è – per
l'alchimia dei voti validi, l'opportunismo elettorale navigherà in acque
torbide, pressato da settori "critici" per riformare la facciata immonda del
vecchio Stato marcio. Ciononostante, non sarà in grado di soddisfare le esigenze
minime popolari.
Trionfante, Dilma ha parlato di
cambiamenti, facendo appello all'unità nazionale! Scontato il cinismo di sempre,
di quale trasformazione parlava? Ha parlato in risposta e in sintonia alle
parole che ha lanciato lo sconfitto Aécio alle sue orecchie mentre si
complimentava per la sua vittoria.
Prepariamoci, si avvicinano
tempeste sempre più grandi! La lotta di classe è in un nuovo ciclo ed è sempre
più urgente sconfiggere l'imperialismo, il latifondismo, la grande borghesia e
le condizioni per un completo smascheramento dell'opportunismo elettorale,
essenziale per liberare le energie rivoluzionarie delle masse popolari, maturano
in maniera formidabile.
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