Bruno Pesce (AFEVA): "Se siamo arrivati a questo punto e grazie alla lunga lotta delle vittime italia e alla solidarietà internazionale. E' un momento storico. Una conferma della condanna da parte della Corte di Cassazione sarà un messaggio di speranza per le vittime del mondo intero"
Una mobilitazione internazionale si è data appuntamento a Roma davanti alla Cassazione per chiedere la conferma della condanna a Schmidheiny, l'arrogante padrone dell'amianto Eternit che non ha ancora fatto una sola giornata di prigione e non ha pagato nemmeno l'indennizzo alle parti civili.
La delegazione di Casale è stata la prima ad arrivare in Tribunale con l'AEA e l'associazione Voci della memoria, e le varie realtà si sono via via posizionate con i propri striscioni, la delegazione svizzera CAOVA che ha diffuso un volantino dal titolo "Non facciamo i furbi", dove si ricorda che si sta istituendo un Fondo nazionale d'indennizzo delle vittime e l'associazione si batte perchè a finanziarla siano i padroni criminali stessi e che, sempre la Svizzera, è stata per sessant'anni la centrale di comando del cartello mondiale dell'amianto (il cui embrione venne costituito a Zurigo nel 1929 su iniziativa degli stessi Schmidheiny) che, a partire dagli anni '50 ha occultato le evidenze scientifiche sulla nocività della fibra, deleggittimando studiosi, corrompendo gli scienziati, organizzando la disinformazione per i lavoratori, spiando le associazioni delle vittime e i giornalisti a lui scomodi e perfino magistrati. Altre delegazioni dal Brasile all'Inghilterra con la presenza degli edili dell' UCATT (Union of Construction, Allied Trades and Technicians) che hanno condotto campagne internazionali importanti, denunciando e mobilitandosi per le condizioni di brutale sfruttamento e di mancanza di sicurezza dei lavoratori nepalesi ed indiani nella costruzione degli stadi per la coppa del mondo in Qatar o contro le condizioni di schiavitù nelle fabbriche di mattoni in India, una deportazione vera e propria per costringerli ai lavori forzati, dove l'alternativa è nella scelta se perdere la vita, una gamba o una mano. Poi delegazioni dalla Sardegna, da Bari, l'associazione di Turbig(MI) che hanno portato i vertici Enel a giudizio, il Comitato Esposti Amianto del Lazio, Medicina Democratica, delegazioni sindacali da Bologna (officine grandi riparazioni), da Reggio emilia, da Napoli. La Rete nazionale era presente col manifesto nazionale e l'appello diffuso come volantino ai presenti assieme al Comitato 5 aprile di Roma e all'Usi. Nelle dichiarazioni alla stampa la Rete ha insistito sul tema dell'importanza delle mobilitazioni, sulla giustizia che vuol dire pesanti condanne e bonifiche a spese dei padroni criminali, sull'unità delle energie che si battono per la sicurezza e contro la nocività dei padroni.
Se la giustizia dei padroni sarà per i padroni, noi lo ribadiamo, ora e sempre, che l'unica giustizia è quella proletaria!
Un compagno della Rete presente al presidio
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