Guadagnare con i centri
d’accoglienza. Lampedusa e Mineo: stessi gestori
Ad amministrare il Cara in provincia di Catania è un
raggruppamento temporaneo di imprese vicine a Legacoop, Comunione e
Liberazione, ed esponenti vicini al Nuovo centrodestra. Il consorzio Sisifo,
oltre ad essere finito nella bufera dopo la diffusione del video shock della
disinfestazione trasmesso dal Tg2, ha appena vinto anche l'appalto per Cara di
Foggia e amministra anche il Cspa di Cagliari
Ha
annunciato in pompa magna che a Lampedusa verrà mandata la Croce Rossa.
Ma mentre Angelino Alfano era intento a spiegare che il consorzio Sisifo
verrà esautorato dalla gestione del centro di accoglienza lampedusano
(controllato tramite la cooperativa Lampedusa Accoglienza), pochi
chilometri più a nord si consumava l’ennesimo delitto senza carnefici: Mulue
aveva 21 anni, era eritreo e da maggio attendeva nel Cara di Mineo di ricevere
lo status di rifugiato politico. Status
che non arriverà mai perché pochi giorni fa Mulue ha deciso di togliersi la
vita. Un
suicidio anonimo, senza telecamere e titoli sui giornali. Perché se a Lampedusa
il
video dei migranti disinfettati con l’idrante ha gettato nella bufera i gestori
del centro di accoglienza, a Mineo le cose procedono invece senza troppo clamore, malgrado i gestori
siano gli stessi.
È un centro
importante quello di Mineo, forse tra i più grandi d’Europa: è nato in poche
ore il 18 marzo del 2011 quando durante le rivolte in nord Africa venne
dichiarato lo stato d’emergenza dal governo Berlusconi. Ed è in questo
lembo di terra in provincia di Catania, settantamila ettari tra alberi di
arance e limoni, che il Ministero pensò bene di allestire il centro per
richiedenti asilo. C’erano già 403 appartamenti costruiti quattordici anni
prima dalla Pizzarotti e Co. di Parma per essere affittati alle famiglie dei
militari statunitensi, di stanza nella vicina Sigonella. Solo che nel 2010 i
militari americano decidono di lasciare le villette di Mineo. Poco male, perché
poco dopo arriva il Ministero a salvare la Pizzarotti con un indennizzo da sei
milioni di euro all’anno: in quel complesso nasce quindi il centro per
richiedenti asilo più grande d’Europa.
Ad
amministrare il centro in provincia di Catania, c’è un raggruppamento
temporaneo di imprese guidato dalla stessa Sisifo, che oltre ad essere finita
nella bufera per la gestione del centro di Lampedusa, ha appena vinto anche
l’appalto per Cara di Foggia e amministra il Cspa (Centro di
soccorso e prima accoglienza) di Cagliari. È un raggruppamento
bipartisan quello che ha in mano il Cara di Mineo: oltre a Sisifo, che aderisce
alla Legacoop, c’è anche la Cascina Social Service, che si occupa di
fornire i pasti ai migranti ed è legatissima a Comunione e Liberazione.
Oltre a cattolici e Legacoop, però, hanno trovato rappresentanza nella gestione
del Cara di Mineo anche ambienti di centrodestra: fino all’anno scorso
il responsabile del centro era il presidente della provincia di Catania Giuseppe
Castiglione, poi eletto deputato nelle fila del Pdl, e oggi
luogotenente di Alfano e del Nuovo centrodestra in Sicilia.
L’ombra del
ministro dell’Interno nella gestione del Cara Mineo si allunga però fino a
oggi, dato che dopo il commissariamento delle province siciliane, l’ente
attuatore del Cara è diventato il consorzio Calatino Terra di Accoglienza
che raggruppa i comuni della zona. La poltrona di presidente del consorzio però
non ha cambiato proprietario: in sella è rimasto fino a pochi mesi fa
Castiglione, oggi sottosegretario all’Agricoltura del Nuovo Centrocestra. A
sostituirlo un altro militante del nuovo partito di Alfano, Anna Aloisi, neo
eletta sindaco di Mineo e segnalata più volte nei pressi del Centro
d’accoglienza (con cui collaborava da avvocato) in campagna elettorale.
Al Cara di
Mineo lavorano infatti più di 250 persone: numeri importanti in tempi di
elezioni amministrative in un comune che conta cinquemila abitanti. Ma non
solo: sono circa quattromila gli ospiti registrati mediamente ogni giorno nel
Cara siciliano. Dovrebbero soggiornare poche settimane in attesa di ricevere
asilo politico: così non è, dato che le lungaggini burocratiche protraggono la
permanenza dei richiedenti nel centro. E di riflesso si allunga anche il
contributo che lo Stato elargisce ai gestori di Mineo: 36 euro quotidiane per
ogni migrante, per un totale di 144mila euro al giorno, e più di 40 milioni
ogni anno. Un vero e proprio affare, con entrate fisse e sicure, che fa del
Cara in provincia di Catania l’azienda principale della zona, tra le più ricche
dell’intera Sicilia, dove un bilancio a sette zeri è una vera rarità.
Twitter:
@pipitone87
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