giovedì 26 dicembre 2013

pc 26 dicembre - Ilva di Taranto: Nicki Vendola incriminato per l'inquinamento: "Ho agito per amore…"

E pensa se gli voleva male! Vendola si deve dimettere! In attesa della giustizia vera, quella proletaria...

La corruzione a tutti i livelli, e soprattutto ai livelli più alti della politica e dei padroni, è un tratto distintivo del capitalismo, tanto che per l'indignazione c'è chi si è inventato il "Barometro della Corruzione" (http://www.transparency.it/) e in tutti i paesi un giorno sì e uno no si varano "leggi contro la corruzione" che però non hanno alcun effetto sulla realtà…

Riportiamo dal sole 24 ore del 24 dicembre 2013

Concussione aggravata in concorso, è l'accusa che la Procura fa a Vendola e che gli è stata formalmente contestata con l'avviso di conclusione delle indagini speditogli il 30 ottobre. Da allora, Vendola è ufficialmente indagato insieme ad altre 50 persone nell'inchiesta sul disastro ambientale dell'Ilva di Taranto. Vendola, per i pm, avrebbe anche paventato a Giorgio Assennato, direttore generale dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa), la possibilità di non essere riconfermato nell'incarico se non avesse cambiato rotta verso l'azienda ma, soprattutto, se non avesse attenuato la sua inflessibilità e intransigenza nei controlli.

Definisce subito "un dovere e un'impellenza morale" spiegare e chiarire a pm della Procura di Taranto il suo rapporto con l'Ilva. E poi aggiunge e sottolinea: "Non ho mai fatto nulla di male, non c'é niente di cui debba vergognarmi, ho agito solo per amore di Taranto". Le 22 dell'antivigilia di Natale sono passate da un pezzo e il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, esce dalla caserma della Guardia di Finanza di Taranto dopo un interrogatorio a cui i pm, guidati dal procuratore capo Franco Sebastio, lo hanno sottoposto per oltre sei ore. Un interrogatorio lungo, nel quale l'attenzione dei magistrati si é focalizzata sulle azioni del governatore nel periodo giugno 2010-marzo 2011.

A Vendola, i pm contestano telefonate, intercettazioni, incontri, ma soprattutto quello che ai Riva, proprietari dell'azienda, riferisce uno dei personaggi chiave di quest'inchiesta: l'ex consulente dell'Ilva, nonché longa manus degli stessi Riva nella politica e nelle istituzioni locali, Girolamo Archinà, per il quale c'è anche l'accusa di associazione a delinquere finalizzata ai reati ambientali.
Nelle sue tante telefonate, Archinà parla infatti di Vendola infastidito e scocciato per l'approccio che l'Arpa e Assennato hanno nei confronti dell'Ilva. Ma Vendola ai pm nega le accuse. Dice, invece, che la sua giunta è quella che ha tenuto la schiena dritta nei confronti dell'Ilva, tanto da aver varato tre leggi regionali nel giro di qualche anno - diossina, benzoapirene e Valutazione del danno sanitario -, nonché fornito all'Arpa strumenti, risorse e personale che prima che non aveva.

Anche Assennato, rivendica il governatore, l'ho scelto io come direttore dell'Arpa per la sua dirittura morale e per il suo valore di esperto. E la telefonata con Archinà in cui Vendola ride del fatto che proprio Archinà, facendo scudo a Emilio Riva, prima ha strappato il microfono dalla mani di un giornalista di una tv di Taranto, e poi impedito che lo stesso giornalista intervistasse sui morti di tumori l'allora presidente dell'Ilva? Come nelle scorse settimane, Vendola ribadisce di aver già chiesto scusa per quell'episodio ma ne chiarisce la portata: si era in una fase delicata con l'azienda, nella quale, oltre ai problemi ambientali, bisognava anche discutere della ricollocazione al lavoro di alcune decine di precari sui quali l'Ilva faceva resistenza ad assumerli. "Ho sempre difeso la salute dei cittadini e dei lavoratori e i posti di lavoro" dice Vendola ai pm.

E su Assennato mai una pressione, mai un'interferenza. Cose che peraltro Assennato ha negato quando i finanzieri lo hanno interrogato tempo addietro, ma i pm non gli hanno creduto, tant'è che lo hanno indagato per favoreggiamento verso Vendola. Mentre il governatore parla e riempie pagine di verbale, proprio Assennato è a pochi metri da lui, in un'altra stanza della caserma della Finanza, interrogato da un altro pm al quale poi il direttore dell'Arpa consegnerà una memoria.

È molto tardi quando si chiude uno degli interrogatori forse più importanti dell'inchiesta Ilva, considerato che molti imputati hanno rinunciato a farsi interrogare oppure hanno preferito inviare ai pm le loro difese. Adesso tocca ai pm rileggersi il lungo verbale con Vendola, confrontarlo con gli elementi raccolti dalla Procura, e poi decidere se chiedere o meno al giudice delle udienze preliminari il rinvio a giudizio per il governatore della Regione Puglia.

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