sabato 28 dicembre 2013

pc 28 dicembre - CONDANNATI I PESCI PICCOLI, MA E' IL RAZZISMO ISTITUZIONALE, LO STATO DI POLIZIA CHE GENERA I "MOSTRI".

Rachel morì per disidratazione, indagati anche sette infermieri
Cernusco sul Naviglio, 28 dicembre 2013 - C’è una nuova inchiesta giudiziaria per l’assurda fine di Rachel Odiase, la bimba nigeriana di 14 mesi lasciata morire tre anni e mezzo fa per disidratazione all’ospedale di Cernusco sul Naviglio. Ora la procura contesta il concorso nell’omicidio colposo della piccola anche a sette infermieri. Dopo la condanna di due medici e l’assoluzione di un terzo, adesso si apre il capitolo che riguarda gli infermieri professionali e pediatrici, sette in tutto che nei due giorni fatali che precedettero la morte di Rachel si alternarono inutilmente attorno al suo lettino.

Collaboratori sanitari già sentiti come semplici testimoni in uno dei processi ai medici, ma le cui parole non convinsero il giudice Anna Maria Gatto, che spedì gli atti in Procura. E gli inquirenti, dopo ulteriori accertamenti disposti, si sono convinti che quegli infermieri non avrebbero detto tutta la verità, davanti al tribunale, non tanto per coprire le responsabilità dei medici coi quali lavoravano, quanto per salvare se stessi. E dunque, chiuse le nuove indagini, ora il magistrato contesta a sette infermieri di turno il 3 e 4 marzo 2010 nella pediatria di Cernusco, dove avvenne la tragedia, una serie di omissioni che avrebbero contributo alla morte di Rachel. Stando al capo d’imputazione, non le avrebbero somministrato la terapia reidratante prescritta sul diario medico. Nessuno di loro avrebbe poi pensato di verificare con regolarità se la bimba facesse normalmente la pipì oppure no. E, secondo l’accusa, nemmeno uno dei sette pensò di dover segnalare ai medici che, pur in mancanza di terapia e in assenza di liquidi assunti per via orale, Rachel comunque continuava ad essere devastata dalla diarrea.

La bimba era arrivata in ambulanza al pronto soccorso dell’ospedale Uboldo 39 minuti dopo la mezzanotte del 3 marzo 2010 con vomito e dissenteria inarrestabili. I genitori allarmati avevano chiamato il 118. Ma quando si erano trovano davanti l’internista, si erano sentiti dire che non era nulla. Il medico dimise la bambina in sei minuti, prescrivendo una serie di farmaci. Solo dopo l’arrivo dei carabinieri chiamati dal padre disperato, Rachel venne ricoverata alle 2 di notte. Ma da lì in poi nessuno si preoccupò della lenta disidratazione, unica causa della sua morte. La mamma Linda chiese ripetutamente che qualcuno facesse qualcosa per lei, ma all’alba del 5 marzo, dopo una flebo fatta la sera del 4, Rachel morì. In primo grado il medico Barbara Grassi è stata condannata a 4 anni per omicidio colposo; il suo collega Gianluca Dotti a 1 anno e mezzo anche in appello. La dottoressa Manuela Arteconi, invece, è stata assolta.
 
mario.consani@ilgiorno.net



Nessun commento:

Posta un commento