CASO KAZAKISTAN - Espulsione o rendition?
Giallo Ablyazov a sei zampe di Alessandro De Pascale, Emanuele Giordana
"Il rimpatrio di Alma e sua figlia, intreccio di interessi su cui indaga la magistratura... il 31 maggio scorso le autorità italiane, che
le avevano fatte prelevare dalla loro abitazione romana due giorni
prima, lasciarono che fossero caricate su un aereo privato,
probabilmente fornito dal Kazakistan...
...Dietro alla pasticciata espulsione spunta ben altro: intrecci
kazako-italiani, rapporti tra il presidente-dittatore Nazarbaiev e il
suo attivo entorurage affaristico con l'Eni, il colosso energetico
italiano che in Kazakistan ha molti interessi. Ci sono infatti più
elementi che riconducono al colosso a sei zampe e a un intreccio oscuro
di affari, tangenti, pressioni... Un sistema al centro delle inchieste della
procura di Milano... che coinvolgono il gigante
controllato dallo Stato e quinto gruppo petrolifero mondiale. Negli atti
si legge che l'indagine riguarda un «gruppo affaristico», formato da
«dirigenti del gruppo Eni e faccendieri», il cui scopo è «influire
illecitamente nell'aggiudicazione di gare d'appalto» in Iraq, Kuwait e
per l'appunto in Kazakistan...
Già a metà giugno a un'interrogazione 5stelle sulla presunta corruzione internazionale... il governo aveva risposto col viceministro Stefano Fassina secondo cui l'esecutivo «non è al corrente delle attività gestionali» dell'Eni, nonostante il 30 per cento delle quote sia in mano al Tesoro.
Accanto all'inchiesta italiana ci sono anche le preoccupazioni degli Stati uniti emerse nei cable di Wikileaks. Anche qui spunta l'Eni e fa capolino Ablyazov. Un cable «confidenziale», scritto il 29 gennaio 2010 da Pamela Spratlen, l'allora ambasciatrice Usa ad Astana, riferisce di un suo colloquio con Dan Houser, vice presidente per Europa e Asia centrale della McDermott, compagnia statunitense attiva nel settore energetico dal 1923 che si occupa della costruzione di piattaforme off-shore. Per Houser il primo problema incontrato dalla sua società in Kazakistan è stato «identificare la struttura proprietaria di partner e concorrenti», perché in «assenza di trasparenza» è «difficile capire chi possiede cosa». Houser spiega che «tutti i concorrenti della McDermott che operano nella regione hanno potenti sponsor politici ed efficaci lobbisti. Ad esempio, l'italiana Saipem e il Lancaster Group - presieduto da Nurlan Kapparov, ex vice ministro dell'Energia e delle Risorse minerali, già numero uno della Kazakh Oil, poi diventata KazMunaiGas (ex Kmg) - hanno creato la joint-venture Ersai».
Houser rivela poi che «quando l'italiana Eni è diventata il principale operatore del progetto Kashagan», giacimento di gas naturale su cui ora indaga la magistratura di Milano, «per gli appaltatori statunitensi è stato difficile ricevere un trattamento onesto», a causa «dell'arrivo della società di servizi petroliferi Saipem, controllata al 40% da Eni». L'ultimo aspetto interessante della conversazione tra l'ex ambasciatrice Usa ad Astana e il vice presidente della McDermott, riguarda proprio la rinegoziazione del contratti. In Kazakistan, secondo Houser, non sarebbe il governo locale a chiedere le modifiche, come avvenuto in Iraq, ma «le compagnie estere, che cercano di rinegoziare un accordo quando si rendono conto di avere fatto una promessa che non sono in grado di mantenere»...
...La domanda legittima cui si dovrebbe rispondere è se dietro alla rapidissima consegna di Alma ai kazaki non vi siano state pressioni dirette o indirette dell'Eni e se non si tratti di uno scambio di favori per ingraziarsi Nazarbaiev e il suo entourage per mettere le mani sul tesoro energetico kazako...".
Già a metà giugno a un'interrogazione 5stelle sulla presunta corruzione internazionale... il governo aveva risposto col viceministro Stefano Fassina secondo cui l'esecutivo «non è al corrente delle attività gestionali» dell'Eni, nonostante il 30 per cento delle quote sia in mano al Tesoro.
Accanto all'inchiesta italiana ci sono anche le preoccupazioni degli Stati uniti emerse nei cable di Wikileaks. Anche qui spunta l'Eni e fa capolino Ablyazov. Un cable «confidenziale», scritto il 29 gennaio 2010 da Pamela Spratlen, l'allora ambasciatrice Usa ad Astana, riferisce di un suo colloquio con Dan Houser, vice presidente per Europa e Asia centrale della McDermott, compagnia statunitense attiva nel settore energetico dal 1923 che si occupa della costruzione di piattaforme off-shore. Per Houser il primo problema incontrato dalla sua società in Kazakistan è stato «identificare la struttura proprietaria di partner e concorrenti», perché in «assenza di trasparenza» è «difficile capire chi possiede cosa». Houser spiega che «tutti i concorrenti della McDermott che operano nella regione hanno potenti sponsor politici ed efficaci lobbisti. Ad esempio, l'italiana Saipem e il Lancaster Group - presieduto da Nurlan Kapparov, ex vice ministro dell'Energia e delle Risorse minerali, già numero uno della Kazakh Oil, poi diventata KazMunaiGas (ex Kmg) - hanno creato la joint-venture Ersai».
Houser rivela poi che «quando l'italiana Eni è diventata il principale operatore del progetto Kashagan», giacimento di gas naturale su cui ora indaga la magistratura di Milano, «per gli appaltatori statunitensi è stato difficile ricevere un trattamento onesto», a causa «dell'arrivo della società di servizi petroliferi Saipem, controllata al 40% da Eni». L'ultimo aspetto interessante della conversazione tra l'ex ambasciatrice Usa ad Astana e il vice presidente della McDermott, riguarda proprio la rinegoziazione del contratti. In Kazakistan, secondo Houser, non sarebbe il governo locale a chiedere le modifiche, come avvenuto in Iraq, ma «le compagnie estere, che cercano di rinegoziare un accordo quando si rendono conto di avere fatto una promessa che non sono in grado di mantenere»...
...La domanda legittima cui si dovrebbe rispondere è se dietro alla rapidissima consegna di Alma ai kazaki non vi siano state pressioni dirette o indirette dell'Eni e se non si tratti di uno scambio di favori per ingraziarsi Nazarbaiev e il suo entourage per mettere le mani sul tesoro energetico kazako...".
A questo articolo ieri L'ENI risponde, come stanno rispondendo Alfano, la Bonino, lo stesso Letta: "io non sapevo, io non centro... se ci sono responsabilità la colpa è degli altri... anzi pretendiamo i nomi e puniamoli... ma noi restiamo!"
Ma sia questi luridi e squallidi personaggi, servitori e rappresentanti politici dell'imperialismo italiano, sia l'Eni, nello smentire, di fatto confermano - scrive il vice presidente Media Relation dell'ENI:
"...NOn entriamo nelle inchieste citate che riguardano Eni... ma teniamo a precisare che Eni non era in alcun modo a conoscenza nè della vicenda, nè delle persone coinvolte nell'estradizione. In merito al giacimento di Kashagan, Eni ha avuto un ruolo di leader tecnico nella realizzazione del progetto e i contratti, la qualifica dei fornitori e le gare d'appalto venivano e vengono decise in modo collegiale dall'intero consorzio dedicato allo sviluppo delle attività. Inoltre la fase di approvazione da parte del Ministero Kazako competente viene gestita dalla società operatrice del progetto(partecipata da KazMunaiGas, ENI, Shell, Exxon-Mobil, Total, ConocoPhillips eInpex, che da fine 2008 ha il ruolo di interfacciarsi con leistituzioni del Paese...".
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