Bondi scrive a Vendola
«Sbagliati i dati sull'Ilva»
I
tumori... per le sigarette
Enrico Bondi come Emilio Riva.
Cambiano le governance all’Ilva, sotto la spinta di provvedimenti
della magistratura e decreti del governo, ma non muta l’approccio
al nocciolo della questione, ovvero il disastro ambientale a Taranto
provocato per anni e anni da impianti ritenuti fonti di malattie e
morte per operai e cittadini. Ieri i consulenti del patron Emilio
Riva, agli arresti domiciliari dal 26 luglio scorso, definivano
Taranto una delle città meno inquinate d’Italia, oggi il
commissario straordinario nominato dal governo Letta mette nero su
bianco che «i criteri adottati e la procedura valutativa seguita
dall’Arpa e dalla Regione Puglia nel rapporto sulla valutazione del
danno sanitario dello stabilimento Ilva di Taranto presentano
numerosi profili critici, sia sotto il profilo dell'attendibilità
scientifica, sia sotto il profilo delle conclusioni raggiunte».
La
lettera, della quale la Gazzetta è venuta in possesso, è stata
inviata da Bondi all’Arpa, all’Ares, all’Asl di Taranto e al
presidente Vendola alla fine di giugno e contiene un vero e proprio
ultimatum alla Giunta regionale. Bondi chiede che «tali profili
critici siano compiutamente e specificatamente esaminati e
considerati, prima della sottoposizione del rapporto alla Giunta
regionale prima della presa d’atto».
Ma non solo. Il
commissario straordinario, contro la cui nomina il presidente Vendola
si è peraltro speso ben prima della lettera in questione, segnala
inoltre che «il rapporto di valutazione del danno sanitario si
sovrappone ad altre valutazioni nella stessa materia, attribuite ad
autorità di vigilanza nazionali, previste dalla legge statale, sia
in sede di disciplina generale, sia in relazione alle norme
recentemente dettate specificatamente per lo stabilimento Ilva di
Taranto. Questa sovrapposizione e duplicazione, che inevitabilmente
crea incertezza e non consente un ordinato e corretto svolgimento
dell'attività dell'impresa, sarà oggetto di apposita segnalazione al
Ministero dell'ambiente per le opportune valutazioni e
determinazioni».
Bondi ha allegato alla sua lettera un
dossier di 44 pagine, firmato dai consulenti Ilva Paolo Boffetta,
Carlo La Vecchia, Marcello Lotti e Angelo Moretti, con il quale
vengono demoliti gli studi scientifici sull’impatto delle emissioni
dell’Ilva compiuti dall’Arpa, dai consulenti del gip Patrizia
Todisco e dagli esperti del Ministero della Salute autori dello
studio «Sentieri». I consulenti di Bondi ripescano tesi già
utilizzate in passato dall’Ilva e dalla famiglia Riva, la più
singolare - e che però fa capire bene quale sia il livello dello
scontro - riguarda la diffusione del tumore al polmone tra i
tarantini. Diffusione, secondo gli esperti di parte, non dovuta agli
effetti dei fumi prodotti dall’acciaieria più grande d’Europa ma
agli stili di vita dei tarantini perché «è noto che a Taranto,
città portuale, la disponibilità di sigarette era in passato piu
alta rispetto ad altre aree del Sud Italia dove per ragioni
economiche il fumo di sigaretta era ridotto fino agli anni '70».
Conclusioni che lasciano davvero senza parole. La Regione cosa farà?
Le armi sembrano spuntate, visto che nella conversione in legge del
decreto Letta è stato stabilito che nemmeno la Valutazione del danno
sanitario potrà modificare le prescrizioni Aia e che la Regione
potrà al limite chiedere il riesame della stessa Aia. Ma una
risposta a Bondi, oltre che ai tarantini e ai funzionari dell’Arpa
così duramente criticati, è d’obbligo.
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