Bergamo. Le verità nascoste: nessun processo per l’uccisione di Aziz Amiri
Bergamo
– Solo la lettura delle motivazioni, dopo l’estate, potrà dirci se
davvero la decisione del gip bergamasco è la pietra tombale sulle
speranze di verità e giustizia.
La Procura di Bergamo ha infatti deciso, a 3 anni e 5 mesi da quel 6 febbraio del 2010, di archiviare il procedimento che vedeva indagato il carabiniere che sparò il proiettile mortale contro il diciottenne marocchino. Innumerevoli sono le incongruenze e i dubbi emersi dalla ricostruzione degli unici testimoni di quella serata a Mornico, i due militari dell’Arma intervenuti per fermare una Peugeot 206. L’auto era parcheggiata e vi sedevano i due fratelli Amiri, entrambi disarmati con alcuni grammi di cocaina. Aziz, appena arrivato in Italia, morì freddato da un colpo sparato dall’interno dell’abitacolo, mentre il fratello maggiore riuscì misteriosamente a sfuggire ai carabinieri che gli puntavano le loro pistole da entrambi i lati dell’auto. Aziz non si era nemmeno mosso dal sedile passeggero dell’auto. Una vicenda piena di stranezze che solo un processo avrebbe forse potuto aiutare a chiarire.
La Procura di Bergamo ha infatti deciso, a 3 anni e 5 mesi da quel 6 febbraio del 2010, di archiviare il procedimento che vedeva indagato il carabiniere che sparò il proiettile mortale contro il diciottenne marocchino. Innumerevoli sono le incongruenze e i dubbi emersi dalla ricostruzione degli unici testimoni di quella serata a Mornico, i due militari dell’Arma intervenuti per fermare una Peugeot 206. L’auto era parcheggiata e vi sedevano i due fratelli Amiri, entrambi disarmati con alcuni grammi di cocaina. Aziz, appena arrivato in Italia, morì freddato da un colpo sparato dall’interno dell’abitacolo, mentre il fratello maggiore riuscì misteriosamente a sfuggire ai carabinieri che gli puntavano le loro pistole da entrambi i lati dell’auto. Aziz non si era nemmeno mosso dal sedile passeggero dell’auto. Una vicenda piena di stranezze che solo un processo avrebbe forse potuto aiutare a chiarire.
Perchè
il carabiniere che ha ammazzato Aziz impugnava la propria pistola
personale invece di quella d’ordinanza? Aveva problemi d’udito
l’abitante di Mornico che il giorno dopo l’omicidio ha dichiarato di
aver sentito 3 spari e non uno? Perchè nelle indagini questo e gli altri
abitanti che avrebbero potuto fornire indizi sull’accaduto non sono mai
stati ascoltati? Perchè la Peugeot prima di essere analizzata è stata
portata nella caserma dove era in servizio il militare che ha ucciso
Aziz? Com’è possibile che non sia stato rinvenuto il bossolo del
proiettile che ha ammazzato Aziz? Se il carabiniere si trovava
all’esterno dell’auto con un ginocchio a terra quando è partito il
proiettile, perche l’esame balistico dei RIS mette in luce che il colpo è
stato sparato dall’interno dell’abitacolo, dal’altezza dello
specchietto retrovisore?
Anche per
Hilary Clinton, a cui è giunta l’eco del caso, la morte del giovane Aziz
Amiri è ritenuta “un omicidio controverso” e viene inserita nel
capitolo del rapporto annuale sui diritti umani intitolato “privazione
arbitraria o illegale della vita”.
La
serie degli interrogativi che non troveranno risposta potrebbe
continuare, ma ha senso soffermarsi su una sola grandecertezza. In
Italia se sei un clandestino non conti praticamente nulla. Non conti
nulla se vai a lavorare perchè puoi farlo solo in nero, non conti nulla
se devi curarti perchè non hai diritto all’assistenza sanitaria, non
conta nulla la tua vita perchè da un momento all’altro puoi essere
fermato, ricevere un foglio di via, essere rinchiuso o espulso. Se per
caso poi sei vittima di un abuso non ti conviene dire nulla, perchè
l’irregolare sei tu che sei entrato in Italia senza avere le carte in
regola. E’ difficile per chiunque difendersi da un abuso in questo
paese, figuriamoci per chi è appena arrivato e dopo 43 giorni ha già
smesso di respirare.
La redazione
è disponibile a presentare la propria inchiesta a chiunque fosse
interessato a non far cadere nell’oblio la morte di questo ragazzo, ma
soprattutto a chi individua in questa storia gli spunti per riflettere
su diritti, libertà e disuguaglianze…
Per contatti: bgreport@autistici.orgQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
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