giovedì 18 luglio 2013

pc 18 luglio - partiti parlamentari: 91.354.339,00 EURO PER QUATTRO MESI DI DOLCE FAR NIENTE


Ancora una volta i partiti borghesi si dimostrano per quello che sono: macchine mangiasoldi inutili, assolutamente incapaci di fare una politica che sia degna almeno di uno Stato di polizia; questo "rappresenta una evoluzione - avvenuta nel periodo dell'Illuminismo - del tipico Stato assoluto e monarchico in quanto basato sullo ius politiae, un diritto mirato, sull'onda di alcuni principi giusnaturalistici, alla soddisfazione degli interessi dei sudditi e alla promozione del loro benessere, sebbene la determinazione di questi interessi continui ad essere operata dall'alto e riguardi solo interessi di tipo patrimoniale" (definizione tratta da Wikipedia).
Queste vili canaglie non solo si arricchiscono e spadroneggiano alla faccia dei proletari, ma da alcuni decenni - dalla fine, susseguente alla caduta del muro di Berlino nel 1989, delle democrazie popolari - lavorano alacremente, in questo spalleggiati (se non guidati, come nel caso italiano) dagli agenti imperialisti presenti negli ex partiti revisionisti, perché al popolo siano tolti tutti i diritti 'costituzionalmente garantiti'.
Lavoro sicuro e ben remunerato; pensioni adeguate; alloggio decoroso; sanità, scuola, e trasporti pubblici: sono questi gli 'scippi' che lorsignori hanno fatto ai cittadini per consegnarli nelle mani dei pescecani privati, generalmente amici o comunque loro sodali, per consentire loro di fare profitti sempre maggiori sulla pelle dei proletari.
Detto questo, veniamo all'attualità: mercoledì diciassette luglio, tutti i partiti borghesi hanno ricevuto la parte di finanziamento pubblico loro spettante: un totale di Euro 91.354.339,00, che coprono quattro mesi di attività; si tratta di soldi sottratti alle tasche dei cittadini per darli a circa mille personaggi che già intascano la discreta sommetta di Euro trentamila mensili.
Non si dica, per un minimo di decenza, che questi denari dei contribuenti sono destinati al funzionamento delle sedi delle formazioni politiche, che altrimenti non saprebbero come andare avanti: penso che l'appannaggio dei mille 'signori' in questione sia abbastanza lauto dal poterne versare il cinquanta per cento alla tesoreria del partito d'appartenenza.
Con questi soldi, è indubbio che lo stesso abbia fondi più che sufficienti per garantirsi il funzionamento: se così non è, allora significa che i suoi amministratori sono degli incapaci, e pertanto non merita di esistere.
Certo, poi c'è sempre il 'genio' di turno - rappresentato in questo caso da tale Arcangelo Sannicandro, deputato di Sinistra Ecologia e Libertà - che ha la faccia di tolla di dichiararsi favorevole al finanziamento pubblico ai partiti, ricordando - lo scrive Ilario Lombardo sul Secolo XIX del giorno successivo - "quella volta che gli operai agricoli del suo paese (in Puglia, n.d.r.) portarono un assegno al Pci".
Peccato che quello a cui fa riferimento questo 'signore' non sia affatto un esempio di finanziamento pubblico, bensì di quella che dovrebbe essere la contribuzione volontaria di privati cittadini, a cui si dovrebbero affidare i partiti; in questo modo dispenserebbero le casse statali dall'attuale salasso quadrimestrale, e chi non si riconosce nella politica parlamentare dal dover forzatamente contribuire ad essa.
Genova, 18 luglio 2013

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Genova

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