A mani nude, a volto scoperto, a testa alta
Il 23 ottobre 2011 la Val di Susa sarà nuovamente protagonista: taglierà le reti che la vedono ostaggio della lobby del TAV dicendo no ai tagli allo stato sociale, alla sanità, alla cultura.
Da quattro mesi una parte della valle è militarizzata, una vasta area è off-limits per i cittadini, recintata e protetta da reti posate illegalmente e difese da centinaia di poliziotti che proteggono un “cantiere che non ‘c’è”.
Da quattro mesi chi denuncia questa situazione e protesta davanti alle recinzioni è bersaglio di migliaia di candelotti lacrimogeni al CS (un gas tossico vietato dalle convenzioni internazionali) e non si contano le intimidazioni a singoli cittadini e all’intero movimento notav.
Oggi appare sempre più evidente la follia di un progetto TAV Torino-Lione non solo per la sua inutilità dal punto di vista trasportistico, ma anche e soprattutto per l’enorme spreco di risorse sottratte alla collettività: a nessuno può sfuggire la volontà criminale di una classe politica incapace e corrotta, al servizio di quel sistema di “finanzieri senza volto” rappresentato dalle grandi banche e dai fondi di gestione, che non mostra alcun pudore a voler imporre l’opera mentre taglia pesantemente i servizi ai cittadini.
Il TAV è la punta dell’iceberg di questa follia imposta da governi che non rispondono più ai propri elettori (in Val di Susa viene negata ogni minima forma di dissenso politico) ma a quel mondo opaco che specula sulla crisi economica. E’ lo stesso mondo pronto a prestare i capitali necessari alla realizzazione del TAV costringendo tutti i cittadini italiani a nuovi sacrifici per rimborsare quei prestiti e a subire nuovi tagli ad uno stato sociale ormai al collasso.
Le reti illegali che in Val di Susa delimitano un cantiere che non c’è difendono in realtà questo sistema.
In Val di Susa sono sospesi i diritti, la democrazia è ferita, le reti delimitano un’area di illegalità mentre una Procura della Repubblica strabica si scatena alla ricerca di improbabili sovversivi e criminali al di fuori delle reti: nei loro confronti usa le denunce e il carcere per intimorire un’intera valle e nel frattempo le ditte che manovrano ruspe e trivelle (alcune delle quali in evidente odor di mafia) si sentono protette e il partito degli affari si sente autorizzato a sperare che prima o poi partano i cantieri.
Il 23 ottobre La Val di Susa dimostrerà loro che aprire i cantieri è una speranza vana: migliaia di cittadini marceranno per tagliare le reti, per aprire varchi nel recinto, per riaprire spiragli di democrazia.
In migliaia dimostreremo a testa alta che con la forza ed il sopruso non è possibile aprire alcun cantiere, né oggi né mai.
Lo faremo a mani nude, portando solo gli strumenti per abbattere le reti; lo faremo a volto scoperto perché non abbiamo nulla da nascondere, ognuno mostrerà la sua faccia pulita che chiede soltanto rispetto. Daremo un taglio alle reti e non porteremo alcuna offesa a chi dovrebbe difendere la legalità ed è mandato invece a coprire l’illegalità di recinti abusivi che offendono la nostra dignità.
In migliaia taglieremo le reti invitando chi sta dall’altra parte a desistere da violenze e rappresaglie, dal lancio di lacrimogeni e quant’altro: se l’invito non verrà accolto ci difenderemo dai gas, e chi dovesse dare l’ordine di aggredire cittadini pacifici che chiedono giustizia se ne assumerà la responsabilità di fronte al paese che ci guarda.
Migliaia di cittadini mostreranno che sono loro dalla parte della legalità e non hanno paura di difendere il loro futuro, che la loro è una lotta per la difesa dei beni comuni.
Il 23 ottobre sarà una giornata di resistenza attiva che coinvolgerà un’intera valle.
A tutti coloro che condividono le nostre ragioni e ci sostengono, chiediamo di dare visibilità alla nostra azione, a tutti chiediamo di comprendere il valore del nostro gesto, di rispettare il nostro modo di protestare civilmente.
Aprire varchi nelle reti, mostrare che non ci rassegniamo alla cancellazione di spazi di partecipazione democratica è il nostro obiettivo. Il risultato di questa giornata non si misurerà in metri di recinzione abbattuti ma sarà nella determinazione, visibile e forte, di una popolazione che non si rassegna al silenzio; sarà la dimostrazione che questo folle progetto TAV non potrà che rimanere sulla carta; il suo valore sarà nell’azione di massa coraggiosa, pacifica ma determinata a dare un taglio alle reti e agli inganni di una politica che chiede voti pensando solo alle tangenti generosamente offerte dall’alta velocità. L’Europa ne prenda atto, governo, partiti e lobby si rassegnino e non abbiano paura di perdere la faccia: noi la nostra faccia ce la mettiamo sempre e continueremo a farlo.
La lotta della Val di Susa non appartiene solo a noi, in questi anni ne abbiamo avuto continue conferme: è diventata anch’essa un bene comune da difendere.
Il movimento NO TAV
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