Ora fanno a gara i politici di “sinistra” a prendere le distanze, ma le distanze da loro le hanno prese i manifestanti che hanno deciso di manifestare contro questo ordine mondiale che privilegia un pugno di ricchi e di loro fedeli servitori.
D'altra parte siamo abituati a vederli spesso prendere le distanze dalle loro stesse affermazioni, senza contare che questo sistema di privilegiati prevede la dissociazione da ogni focolaio di rivolta affinchè nulla cambi. "La solidarietà e la presa delle distanze riunisce la politica", così titolano i giornali rendendo involontariamente una chiave di lettura diversa, cioè quando si mette in discussione il sistema capitalista, i privilegiati si uniscono per dividere le masse e convincerle che questo è il migliore dei mondi possibili.
A Roma ho visto migliaia di persone, non il fantomatico gruppetto di Black Bloc, ma giovani, studenti, operai, anziani, disoccupati, anche alcuni invalidi sulle sedie a rotelle che a p.zza S Giovanni urlavano la loro rabbia, non l'indignazione. A Roma c'era si l'indignazione ma anche tanta rabbia, a Roma ho visto il conflitto di classe, pacifico e non, perchè si sa un conflitto è pur sempre un conflitto.
Ho visto auto di lusso date alle fiamme di fianco a utilitarie lasciate intatte,assalti a banche e agenzie di lavoro interinale perchè rappresentano il marciume del capitalismo che si arricchisce col sangue dei lavoratori, dei pensionati, dei precari e dei disoccupati, anche se le banche e le speculazioni non sono la causa della crisi, ma congenite al sistema capitalista per permettergli di rigenerarsi tagliando diritti e posti di lavoro.
Ho visto la rabbia degli studenti e dei giovani che erano lì per attaccare questo sistema che li vede esclusi dal loro futuro.
La rabbia era maggiore dell'indignazione e se anche solo una parte dei movimenti avesse deciso di deviare verso i palazzi del potere, evidentemente i giornali avrebbero dovuto faticare per inventare titoli e deviare l'opinione pubblica, parlando del solito gruppo di violenti.
Tutti si affrettano a condannare la violenza, ma non parlano della violenza che subiscono ogni giorno i lavoratori rapinati dei loro diritti, i precari che lavorano tutta una vita sapendo di non poter contare sulla pensione e la tranquillità, i disoccupati che si vedono privati della dignità del lavoro e molto spesso sono costretti ad arrangiarsi al limite di leggi che si accaniscono verso piccoli reati “di sopravvivenza" garantendo impunità a politici e ministri rei di concussione, corruzione, mafia, negando l'autorizzazione a procedere e violando palesemente la Costituzione che dice che tutti gli uomini sono uguali davanti alla legge.
Che giustizia è se chi fà le leggi non le rispetta!
Chiedo a coloro che si sono affrettati a prendere le distanze qual'è la differenza tra Mubarak e Berlusconi? Cos'altro devono fare ancora governo e parlamento perchè la rabbia delle masse sia giudicata opportuna?
Politici, ministri, deputati e senatori di ogni schieramento politico accusati di mafia, tangenti e corruzione, prostituzione e sfruttamento della prostituzione per accontentare il rais nano, ancora al loro posto e profumatamente pagati con i nostri soldi; voli di stato per portare le puttane al sultano, prostitute in cambio di importanti appalti di aziende di Stato, cocaina, ministeri in cambio di piaceri sessuali o di appoggi alla maggioranza.
Non basta l'indignazione e la sfilata delle bandiere di partito! Occorre non dividere il movimento tra buoni e cattivi, faremmo un piacere ai "dissociati" di sempre che vogliono la rivoluzione a parole, coloro che sono sempre pronti a condannare ogni piccolo focolaio di rivolta perchè metterebbe a rischio anche i loro privilegi.
Un compagno di Proletari comunisti di Taranto
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