“Nella
famiglia egli è il borghese, la donna rappresenta il proletario”
Continuiamo nello studio del testo fondamentale di Engels.
In esso emerge, e vogliamo sottolineare, come l'origine dell'oppressione femminile sta nella proprietà privata e la prima divisione del lavoro è stata quella della divisione tra uomo e donna. Ciò è molto importante anche per criticare quelle posizioni nel campo del femminismo borghese, che rovesciano questa priorità, affermando che l'origine è la divisione sessuale. Invece la divisione sessuale è una conseguenza della divisione del lavoro che a sua volta deriva dalla proprietà privata.
Non è vero che “naturalmente” l'uomo è oppressore e la donna è l'oppressa. Questa presunta “naturalità” potrebbe apparentemente apparire come una posizione più radicale, infatti alcune dicono che non basta cambiare il sistema di produzione capitalista, perchè sempre l'uomo opprimerà la donna. Ma questa posizione, in realtà, afferma una sorta di immutabilità dell'oppressione della donna, perchè, se è un fatto “biologico” come potrebbe cambiare?
La risposta a questa obiezione “non basta cambiare...” la fornisce lo stesso marxismo-leninismo e soprattutto il maoismo con la Grande rivoluzione culturale proletaria, in cui si affermò la linea teorica e pratica della “rivoluzione nella rivoluzione”, il cui cuore sono proprio le donne.
Partire dall'analisi delle condizioni materiali di produzione non deve portare ad una sorta di determinismo economico. Queste condizioni rappresentano il fattore di base, principale, che determina la persona, l'essere sociale; ma come afferma lo stesso Engels, non è l'unico, perchè poi gli uomini e le donne a loro volta agiscono e nell'agire, essi stessi sono un fattore di cambiamento. Però nebìgare che le condizioni materiali di produzione siano la base è veramente arrivare all'idea di Dio. Chi è l'uomo? Come è determinato l'uomo? Se non è determinato essenzialmente dal modo di produzione, allora lo sarebbe da qualcosa che sta sopra di lui...
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