Il ministro Guidi e l’emendamento per gli affari del fidanzato di Alessandro Avvisato
L’interesse privatissimo come criterio guida per la
politica. Quel che sembrava un fatto indiscutibile, ma dimostrabile solo
facendo illazioni con prove soltanto logiche, emerge come uno sbocco di
liquami dalle intercettazioni tra il ministro dello sviluppo economico –
Federica Guidi, figlia di Guidalberto per una vita vicepresidente di
Confindustria, lei stessa in carriera come presidente dei giovani
industriali – e il suo fidanzato e convivente, Gianluca Gemelli.
L’indagato, per conto della procura di Potenza, era lui. Gemelli. Il suo nome è uscito nell’inchiesta per “traffico di influenze illecite” che ha portato a cinque arresti, stamattina, nell’impianto Eni di Viggiano, in Basilicata. I cinque sono funzionari e dipendenti del centro oli dell’Eni, il cuore estrattivo dei giacimenti petroliferi della Val d’Agri.
Il capo di imputazione redatto dal procuratore è però molto più interessante: Genelli è accusato di aver “sfruttato la relazione di convivenza che aveva col Ministro allo Sviluppo Economico […] indebitamente si faceva promettere e otteneva da Giuseppe Cobianchi, dirigente della Total le qualifiche necessarie per entrare nella “bidder list delle società di ingegneria” della multinazionale francese, e partecipare alle gare di progettazione ed esecuzione dei lavori per l’impianto estrattivo di Tempa Rossa”.
Ed è questo progetto – sbloccato dal governo Renzi, a dicembre del 2014, tramite un emendamento alla legge di stabilità (la ex “finanziaria”) – al centro dell’indicibile scambio di favori tra il ministro e il fidanzato. Un progetto di sfruttamento del giacimento petrolifero situato nell’alta valle del Sauro, in piena Basilicata, che prevede l’apertua di otto pozzi – cinque nel comune di Corleto Perticara (PZ), un sesto nel comune di Gorgoglione e altri due pozzi da individuare a seconda delle autorizzazioni. A regime la Total prevedva che l’impianto avrebbe una capacità produttiva giornaliera di circa 50.000 barili di petrolio, 230.000 m³ di gas naturale, 240 tonnellate di GPL e 80 tonnellate di zolfo.
Inutile aggiungere che l’opposizione a questo progetto era stata subito fortissima, tale da bloccare a
lungo le autorizzazioni all’estrazione.
Poi arriva il governo Renzi, con la Guidi nel posto chiave – allo sviluppo economico – ed ecco arrivare il classico “sblocca Italia”, con un emendamento scritto su misura per la Total e Gemelli, che si era già accordato con la compagnia francese per ottenere, una volta messa in moto la pratica, appalti per due milioni e mezzo a favore delle sue aziende (è un’imprenditore anche lui, ci mancherebbe…).
Qui di seguito la telefonata registrata che inchioda entrambi, oltre al rappresentante della Total:
Sul piano politico, però, non c’è da attendere indagini della magistratura: questo governo deve scomparire dalla scena, immediatamente. Non c’è neanche da indicare un ordine di priorità (prima la Guidi e la Boschi, ecc). Tutti, subito, prima che questo paese crolli sotto il peso di affari sporchi travestiti dal “rinnovamento”, prima che il cosiddetto premier metta a capo della security e dei servizi segreti il suo ex padrone di casa, Carrai. Prima, insomma, che le intercettazioni le faccia soltanto lui.
Questa è volta buona, Matteo!
L’indagato, per conto della procura di Potenza, era lui. Gemelli. Il suo nome è uscito nell’inchiesta per “traffico di influenze illecite” che ha portato a cinque arresti, stamattina, nell’impianto Eni di Viggiano, in Basilicata. I cinque sono funzionari e dipendenti del centro oli dell’Eni, il cuore estrattivo dei giacimenti petroliferi della Val d’Agri.
Il capo di imputazione redatto dal procuratore è però molto più interessante: Genelli è accusato di aver “sfruttato la relazione di convivenza che aveva col Ministro allo Sviluppo Economico […] indebitamente si faceva promettere e otteneva da Giuseppe Cobianchi, dirigente della Total le qualifiche necessarie per entrare nella “bidder list delle società di ingegneria” della multinazionale francese, e partecipare alle gare di progettazione ed esecuzione dei lavori per l’impianto estrattivo di Tempa Rossa”.
Ed è questo progetto – sbloccato dal governo Renzi, a dicembre del 2014, tramite un emendamento alla legge di stabilità (la ex “finanziaria”) – al centro dell’indicibile scambio di favori tra il ministro e il fidanzato. Un progetto di sfruttamento del giacimento petrolifero situato nell’alta valle del Sauro, in piena Basilicata, che prevede l’apertua di otto pozzi – cinque nel comune di Corleto Perticara (PZ), un sesto nel comune di Gorgoglione e altri due pozzi da individuare a seconda delle autorizzazioni. A regime la Total prevedva che l’impianto avrebbe una capacità produttiva giornaliera di circa 50.000 barili di petrolio, 230.000 m³ di gas naturale, 240 tonnellate di GPL e 80 tonnellate di zolfo.
Inutile aggiungere che l’opposizione a questo progetto era stata subito fortissima, tale da bloccare a
lungo le autorizzazioni all’estrazione.
Poi arriva il governo Renzi, con la Guidi nel posto chiave – allo sviluppo economico – ed ecco arrivare il classico “sblocca Italia”, con un emendamento scritto su misura per la Total e Gemelli, che si era già accordato con la compagnia francese per ottenere, una volta messa in moto la pratica, appalti per due milioni e mezzo a favore delle sue aziende (è un’imprenditore anche lui, ci mancherebbe…).
Qui di seguito la telefonata registrata che inchioda entrambi, oltre al rappresentante della Total:
Guidi: “Dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato se… è d’accordo anche Mariaelena la… quell’emendamento che mi hanno fatto uscire quella notte. Alle quattro di notte… Rimetterlo dentro alla legge… con l’emendamento alla legge di stabilità e a questo punto se riusciamo a sbloccare anche Tempa Rossa… ehm… dall’altra parte si muove tutto!“.Lo è certamente. Anche “di reato”. Quale sia l’arco dei reati contestabili al ministro (e alla Boschi, chiamata in causa dalla collega), lo deciderà la Procura. Si va ovviamente dall’interesse privato in atti di governo (non solo “di ufficio” alla corruzione, e chi più ne ha più ne metta.
Gemelli le chiede se la cosa riguardasse i suoi amici.
Il ministro: “Eh certo, capito? Per questo te l’ho detto“.
Subito dopo Gemelli chiama un rappresentante della Total.
Gemelli: “La chiamo per darle una buona notizia..ehm.. .si ricorda che tempo fa c’è stato casino..che avevano ritirato un emendamento…ragion per cui c’erano di nuovo problemi su tempa rossa … pare che oggi riescano ad inserirlo nuovamente al senato..ragion per cui..se passa…e pare che ci sia l’accordo con Boschi e compagni…(…) se passa quest’emendamento… che pare… siano d’accordo tutti…perché la boschi ha accettato di inserirlo… (…) è tutto sbloccato! (ride ndr)…volevo che lo sapesse in anticipo! (…) e quindi questa è una notizia…“.
Sul piano politico, però, non c’è da attendere indagini della magistratura: questo governo deve scomparire dalla scena, immediatamente. Non c’è neanche da indicare un ordine di priorità (prima la Guidi e la Boschi, ecc). Tutti, subito, prima che questo paese crolli sotto il peso di affari sporchi travestiti dal “rinnovamento”, prima che il cosiddetto premier metta a capo della security e dei servizi segreti il suo ex padrone di casa, Carrai. Prima, insomma, che le intercettazioni le faccia soltanto lui.
Questa è volta buona, Matteo!
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