DAL N. 9 DEL GIORNALE PROLETARI COMUNISTI - per richiederlo anche on line: pcro.red@gmail.com
"....I
Complici del crimine della dittatura militare egiziana
Parte
della stampa ha sostenuto che se l'è andata a cercare.
Giornalisti
e analisti abituati a considerare il loro mestiere e la loro attività
possibile come “embeddeb”, non possono minimamente immaginare che
Giulio Regeni non è come loro e possa fare ricerca anche in un paese
come l'Egitto dominato da una dittatura golpista senza essere
accompagnato dalla polizia dei golpisti.
Perchè
è così che fanno i giornalisti anche italiani in Egitto il loro
mestiere.
D'altra
parte come dare torto a questi giornalisti, visto che è diventata
presidente della RAI, la più nota e sputtanata giornalista embedded
del nostro paese, Monica Maggioni, diventata nota per le gite sulle
jeep e i carri americani nei teatri di guerra.
Essere
analisti, ricercatori, giornalisti in quella maniera è esattamente
il contrario di quello che faceva Giulio e che fanno ancora e
aspirano a fare tanti altri ragazzi come lui...
...Renzi
dimostrando quando per lui sia molto più importante al-Sisi di
Regeni, abituato a cinguettare in forme arroganti
e idiote su ogni tema, sul
caso Regeni ha mandato avanti al massimo i suoi cretini di
riferimento, Gentiloni in testa.
In
una della case storiche del golpismo, in Argentina, in occasione
della sua visita, l'unica cosa che è riuscito a balbettare: “E'
stato ucciso in circostanze ancora tutte da chiarire”.
Dichiarazione, oltre che ignobile per un presidente italiano, è solo
poco sopra quella dell'ambasciatore egiziano a Roma, che per giorni
ha ripetuto che Giulio non è mai stato arrestato dalla Sicurezza
egiziana. Perfino la Emma Bonino, che non è certo mai stata
particolarmente progressista nella sue relazioni internazionali, ha
detto che “quello che è avvenuto a Giulio sono circostanze note
anche prima, e che l'autocensura del governo italiano non ha
giustificazioni
di
sorta”...
...“Dietro
la guerra? Profitti!”
Questo
diceva il grande giornalista comunista John Reed. Ma, ancor prima di
lui Robert Clive, che creò la potenza delle Indie orientali
britanniche e fu anche governatore del Bengala, spiegò e teorizzò
l'interdipendenza tra espansione commerciale e forza delle armi,
sintetizzandola in una frase: “I commerci finanziano le armi e le
armi proteggono i commerci”.
Questo
oggi è particolarmente evidente nell'attivismo commerciale e
militare in progress dell'imperialismo italiano. In particolare se si
pensa al regime di al-Sisi, Matteo Renzi è stato il primo capo di
governo europeo a visitare il Cairo e ha partecipare ad un mega Forum
economico a Sharm el Sheikh.
L'Eni
è impegnato nella nuove esplorazioni con la mega scoperta del
giacimento di Al-Zhor che vale a regime ben 200mila barili di
petrolio al giorno e investimenti per almeno 12 miliardi di dollari.
Quella
scoperta ha cementato un'amicizia che vale, in scambi commerciali
(nel 2014), oltre 5 miliardi di euro e che in prospettiva mira a
progetti per i quali complessivamente il governo egiziano ha
annunciato di voler investire 80/90 miliardi di dollari nei prossimi
anni.
Infine
l'Egitto confina con la Libia... Quindi, l'Egitto è anche il
garante, l'alleato principale nella zona dell'Italia, nel quadro
dell'intervento-tentativo di riprendersi la Libia, o almeno riuscire
a salvare la restante presenza dell'Eni che gestisce impianti
strategici per il gas. Ma non ci
sono
solo i commerci e il petrolio, ma anche le telecomunicazioni e tutta
la rete di presenza nel Mediterraneo, dato che la Libia è la porta
dell'Africa Sub sariana dove vi sono importanti materie prime e tassi
di crescita economica foritaliani e dal loro capo reale Renzi...
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