Continuiamo a chiederci perchè crollano i ponti delle autostrade!
E' una domanda retorica, tanto che preferiamo usare un punto esclamativo.
Partiamo dal presupposto che le notizie che scriviamo (in parte prese da altri siti) non sono tutte allineate al nostro "pensiero" ma che in gran parte fotografano una realtà innegabile e di questo non possiamo non tenerne conto!
Leggiamo da un giornale on line (Stopeuro) quanto segue:
[ . . . Vedremo
come viene amministrata la più importante stazione appaltante
d’Italia, a partire dalla Sicilia, dove il viadotto Scorciavacche,
inaugurato a
Natale con 3 mesi d’anticipo, senza collaudo, è stato chiuso una settimana dopo a seguito del crollo della rampa d’accesso. Perché tanta fretta? Perché i collaudatori si sono dimessi prima dell’inaugurazione?
Natale con 3 mesi d’anticipo, senza collaudo, è stato chiuso una settimana dopo a seguito del crollo della rampa d’accesso. Perché tanta fretta? Perché i collaudatori si sono dimessi prima dell’inaugurazione?
Poi
la statale Maglie Leuca, in Puglia, dove Anas ha affidato l’appalto
a un consorzio di imprese, ma gli esclusi hanno vinto il ricorso al
Consiglio di Stato e adesso Anas ha dovuto passargli l’appalto:
sono 44 km che attendono di essere rifatti da 15 anni. E si scopre
anche che il tracciato della nuova strada passa sopra una serie di
discariche che sono lì dagli anni ’80, ma nessuno le ha viste.
In
Umbria, invece, gli operai che hanno lavorato alla costruzione di un
tratto di strada non ancora terminato, dicono che le ditte avrebbero
messo meno cemento del dovuto nella volta di una galleria. La stessa
cosa che è successa nella costruzione, eterna, dell’autostrada
Salerno – Reggio Calabria, che adesso è finita anche
nell’inchiesta Grandi Opere. . . ]
R.It scrive:
FRANA DI SCILLATO, I GEOLOGI: "Nel 2005 l'autostrada era già a rischio".
"IL DESTINO di quel viadotto era già scritto. Ed era scritto da dieci anni. C'era una relazione, redatta dal servizio geologico e geofisico della Regione, che metteva in guardia sui rischi di una frana che sin dal 2005 aveva fatto intuire il suo potenziale distruttivo. In quel dossier di dieci pagine, corredato da 11 eloquenti fotografie, tre dirigenti - Daniela Alario, Ambrogio Alfieri e Giovanni Bafumo - facevano il check-up di una rilevante massa di terreno che era venuta giù distruggendo la provinciale Scillato-Caltavuturo. Era già allora un fenomeno rilevante, uno "scivolamento" di un fronte lungo 200 metri e largo 250. Ebbene il piede di quella frana, si legge nel rapporto, "si estende fino al fiume Himera, sotto l'autostrada ". Insomma, già due lustri fa la minaccia per la A19 era più che concreta. Tanto che nella stessa relazione si faceva riferimento al "muro di controripa" del fiume che, "in prossimità del tracciato autostradale, ha subito una rotazione di 30 gradi". E sono le immagini, allegate al documento, a fare impressione: si vede lo stesso pilone che adesso ha ceduto raggiunto anche in quell'occasione dalla frana: ma i danni, allora, si limitarono all'abbattimento di alcuni alberi di pino. Era un evidente grido d'allarme, e nessuno lo ha ascoltato. Eppure quella relazione non era un documento segreto: è rimasta pubblicata sul sito dell'assessorato regionale all'Industria per anni.
"IL DESTINO di quel viadotto era già scritto. Ed era scritto da dieci anni. C'era una relazione, redatta dal servizio geologico e geofisico della Regione, che metteva in guardia sui rischi di una frana che sin dal 2005 aveva fatto intuire il suo potenziale distruttivo. In quel dossier di dieci pagine, corredato da 11 eloquenti fotografie, tre dirigenti - Daniela Alario, Ambrogio Alfieri e Giovanni Bafumo - facevano il check-up di una rilevante massa di terreno che era venuta giù distruggendo la provinciale Scillato-Caltavuturo. Era già allora un fenomeno rilevante, uno "scivolamento" di un fronte lungo 200 metri e largo 250. Ebbene il piede di quella frana, si legge nel rapporto, "si estende fino al fiume Himera, sotto l'autostrada ". Insomma, già due lustri fa la minaccia per la A19 era più che concreta. Tanto che nella stessa relazione si faceva riferimento al "muro di controripa" del fiume che, "in prossimità del tracciato autostradale, ha subito una rotazione di 30 gradi". E sono le immagini, allegate al documento, a fare impressione: si vede lo stesso pilone che adesso ha ceduto raggiunto anche in quell'occasione dalla frana: ma i danni, allora, si limitarono all'abbattimento di alcuni alberi di pino. Era un evidente grido d'allarme, e nessuno lo ha ascoltato. Eppure quella relazione non era un documento segreto: è rimasta pubblicata sul sito dell'assessorato regionale all'Industria per anni.
Leggendo IL VULCANO SOTTO on line ci colpisce il
titolo:
CADO DALLE NUVOLE MENTRE LE AUTOSTRADE CROLLANO -
Una frana ha inclinato un pilone del ponte Himera sulla Palermo-Catania, tra lo svincolo di Scillato e Tremonzelli. L'autostrada, in questo tratto, è stata chiusa. Il primo a chiamare la polizia è stato Tommaso Vitale che lavora vicino al viadotto: "Ho visto la strada deformarsi, erano le quattro e mezza". "Continua a muoversi, ho sentito il rumore", dice un altro testimone
Fa
discutere l'imbarazzante dichiarazione del direttore regionale
dell'Anas siciliano dopo l'ennesimo crollo, il quinto in pochi mesi,
di un viadotto. I trasporti, già impossibili, diventano da quarto
mondo.
La fortuna?
Che non ci scappi ancora il morto.
Da qualche altra parte un riferimento a un vecchio film:
Ma noi che amiamo leggere - informarci - capire per lottare e cambiare - non tralasciamo nulla . . . anche il fenomeno TAV entra in gioco (eccome . . . )
titolo:
CADO DALLE NUVOLE MENTRE LE AUTOSTRADE CROLLANO -
"IL
DESTINO di quel viadotto era già scritto. Ed era scritto da dieci
anni. C'era una relazione, redatta dal servizio geologico e
geofisico della Regione, che metteva in guardia sui rischi di una
frana che sin dal 2005 aveva fatto intuire il suo potenziale
distruttivo. In quel dossier di dieci pagine, corredato da 11
eloquenti fotografie, tre dirigenti - Daniela Alario,
Ambrogio Alfieri e Giovanni Bafumo - facevano il
check-up di una rilevante massa di terreno che era venuta giù
distruggendo la provinciale Scillato-Caltavuturo. Era già allora un
fenomeno rilevante, uno "scivolamento" di un fronte lungo
200 metri e largo 250. Ebbene il piede di quella frana, si legge nel
rapporto, "si estende fino al fiume Himera, sotto l'autostrada
". Insomma, già due lustri fa la minaccia per la A19 era più
che concreta. Tanto che nella stessa relazione si faceva riferimento
al "muro di controripa" del fiume che, "in prossimità
del tracciato autostradale, ha subito una rotazione di 30 gradi".
E sono le immagini, allegate al documento, a fare impressione: si
vede lo stesso pilone che adesso ha ceduto raggiunto anche in
quell'occasione dalla frana: ma i danni, allora, si limitarono
all'abbattimento di alcuni alberi di pino. Era un evidente grido
d'allarme, e nessuno lo ha ascoltato. Eppure quella relazione non
era un documento segreto: è rimasta pubblicata sul sito
dell'assessorato regionale all'Industria per anni.
E
ancora:
Una frana ha inclinato un pilone del ponte Himera sulla Palermo-Catania, tra lo svincolo di Scillato e Tremonzelli. L'autostrada, in questo tratto, è stata chiusa. Il primo a chiamare la polizia è stato Tommaso Vitale che lavora vicino al viadotto: "Ho visto la strada deformarsi, erano le quattro e mezza". "Continua a muoversi, ho sentito il rumore", dice un altro testimone
La fortuna?
Che non ci scappi ancora il morto.
Da qualche altra parte un riferimento a un vecchio film:
[...A19 - Sono lontani quegli anni '70 durante i quali, un indimenticabile Nanni Loy diresse Alberto Sordi (con Lino Banfi e vari altri attori di qualità) in quel dramma italiano su celluloide che è "Detenuto in attesa di giudizio". Il film, stigmatizzando i tempi biblici di una Giustizia cieca, incapace e sorda, partiva da un assunto di cronaca: il crollo di un tratto di autostrada dove sarebbe perito, finendo giù dal viadotto, l'automobilista tedesco con tanto di "Maggiolino" Volkswagen al seguito. Era un film, fotografava, romanzandola, l'Italia di quegli anni.
Oggi, quasi cinquant'anni dopo, le autostrade crollano davvero e fortunatamente non ci sono morti. . . ]
Ma noi che amiamo leggere - informarci - capire per lottare e cambiare - non tralasciamo nulla . . . anche il fenomeno TAV entra in gioco (eccome . . . )
Ci
permettiamo una licenza . . passiamo dal plurale al singolare: NON
POSSO FARE A MENO DI CHIEDERMI il perché non si siano risolti a
tempo debito questi problemi e si siano spesi (si spendono tutt'ora),
miliardi di euro per l'inutile TAV e si lasci la Sicilia (ma tutto il
sud in genere) in una situazione che oltre a mettere a rischio le
vite, da l'ennesimo colpo a un'economia già altamente precaria . .
. CONOSCO LA RISPOSTA ma mi piacerebbe che un pubblico fatto di masse
represse e mai depresse, innescasse un dibattito su questo post,
convinto come sono che nulla cambierà senza il “volere cambiare”
. . . non servono elezioni e petizioni, non serve il politico di
turno che fa parte del gioco prima ancora di diventare “politico”, non serve un presidente della regione (Crocetta) che va sul luogo del "misfatto" e con questa scusa lascia i lavoratori precari a manifestare sotto il palazzo della regione, lasciandoli in pasto a digos e leccapiedi vari . . . le masse crescono e si evolvono e sono certo che sapranno dare
il loro contributo a questo cambiamento radicale.
METTIAMOCI IN GIOCO – PARLIAMONE !
METTIAMOCI IN GIOCO – PARLIAMONE !
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