Rivendicare la libertà delle persone
processate per il 15 ottobre 2011 per rilanciare le lotte e
l’autorganizzazione
Sono passati tre anni e mezzo da quella
giornata di rivolta che attraversò le vie centrali di Roma.
Il 15 Ottobre 2011 è stata una
giornata di mobilitazione internazionale, composta da manifestazioni
con caratteristiche diverse che si sono tenute in oltre 900 città
del mondo. A Roma è stata una giornata di lotta in cui tanta rabbia
quotidianamente accumulata per la miseria cui il sistema di
sfruttamento capitalista vorrebbe costringerci, si è riconosciuta,
ritrovata in piazza, ed è esplosa.
La minaccia di tanta spontanea e degna
rabbia è suonata subito come un forte campanello di allarme per un
potere che ha deciso di replicare scatenando nelle strade la risposta
dei “tutori dell’ordine”: decine di persone sono state ferite e
arrestate nel tentativo di fare da monito a tante altre, cercando di
distribuire paura e rassegnazione.
Sin dalle prime ore in piazza,
l’utilizzo in chiave delatoria di molte immagini che correvano sia
sui media di regime che su internet, ha consentito di arrestare,
processare e condannare molti manifestanti.
L’accusa utilizzata contro diversi
manifestanti è stata quella di “devastazione e saccheggio”, la
stessa messa in campo contro chi era nelle strade di Genova durante
le giornate del Luglio 2001 e ormai applicata sistematicamente nella
repressione delle lotte fino al corteo antifascista di Cremona.
Attraverso l’utilizzo del reato di
“devastazione e saccheggio”, di fatto, si è già arrivati, oltre
alle condanne per gli stessi fatti di Genova 2001 e di Milano nel
2006, a pesanti condanne nei confronti di tanti compagni nel primo
appello del secondo filone processuale per la giornata del 15 Ottobre
2011 a Roma. Oggi, la stessa accusa viene replicata per gli
accadimenti del 15 Ottobre 2011, contro altre 18 persone tuttora
sotto processo, con 3 di loro accusate inoltre di tentato omicidio
per la resistenza all’attacco militare dei blindati in piazza San
Giovanni.
In questo contesto è necessario, come
abbiamo fatto sino ad oggi, non far passare sotto silenzio ciò che
sta accadendo nelle aule della loro “giustizia”.
Non possiamo lasciare e non lasceremo
nell’isolamento nessuna delle persone colpite duramente dallo
Stato. Dobbiamo costruire attorno ai compagni/e condannati e/o
processati reti di solidarietà reale sempre più forti e capillari.
Anche a partire da questa vicenda troviamo la capacità e la forza
collettiva per portare nei territori, percorsi di autorganizzazione,
lotta, ribellione e liberazione delle nostre vite sempre più estesi
ed incisivi.
A breve si chiuderà, quindi, il primo
grado del processo contro 18 di noi ed il rischio di condanne
pesantissime e di richieste di risarcimenti ingenti è reale. Tra le
18 persone ancora sotto processo c’è anche Chucky, compagno di
tante lotte suicidatosi lo scorso settembre, che non smetteremo mai
di ricordare.
Invitiamo tutte e tutti ad impegnarsi
nelle proprie città e a mobilitarsi, per non lasciare nessun@ sol@,
perché pretendere la libertà di tutte e tutti i condannati e/o
sotto processo è fondamentale per conquistare un presente ed un
futuro migliore.
Mobilitiamoci durante le udienze
dell’11 e 12 maggio, quando il Pm Minisci terrà la requisitoria
con le richieste di condanna.
12 MAGGIO, ORE 11, PRESIDIO SOLIDALE A
PIAZZALE CLODIO, DAVANTI IL TRIBUNALE DI ROMA.
COSTRUIAMO NELLE CITTA’ INIZIATIVE DI
LOTTA DIFFUSE ED EFFICACI.
Sottoscriviamo alla cassa di solidarietà:
Bollettino di conto corrente postale
CCP n. 61804001
intestato a: Cooperativa Culturale
Laboratorio 2001
Via dei Volsci 56 – 00185 Roma
Causale: “15 Ottobre”
Bonifico bancario intestato a:
Cooperativa Culturale Laboratorio 2001
Codice IBAN: IT15 D076 0103 2000 0006
1804 001
ll 15 ottobre 2011 c’eravamo tutti e
tutte.
La solidarietà è necessaria.
Le compagne e i compagni di Roma
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