Cinque anni fa lo Stato spagnolo effettuò una retata
contro otto militanti di Askapena; oggi lo Stato spagnolo, tramite il suo
pubblico ministero, ha reso pubblica la richiesta di sei anni di carcere per
cinque di loro e l’illegalizzazione di Askapena e di altre realtà a essa
collegate. Un nuovo attacco
repressivo contro il popolo basco, che si aggiunge al lungo elenco di misure
fasciste che lo Stato spagnolo utilizza per chiudere i mezzi di comunicazione e
illegalizzare partiti politici e organizzazioni del movimento popolare
basco.
Questa volta lo Stato spagnolo si è scagliato
direttamente contro l’internazionalismo. In qualità di Stato imperialista vuole
neutralizzare il lavoro che i militanti baschi hanno sviluppato in tutti questi
anni. Un internazionalismo impegnato con la lotta del proprio popolo, solidale
con i diversi processi rivoluzionari nel mondo e che riceve solidarietà dagli
altri popoli coinvolti.
Come
se non bastasse, lo Stato cerca di criminalizzare anche la solidarietà
internazionalista verso Euskal Herria. Secondo la sua visione reazionaria, il
lavoro che facciamo come Euskal Herriaren Lagunak (EHL - Comitati di solidarietà
con il popolo basco) è una semplice appendice di Askapena all’estero. Pretendono
di criminalizzare anche le diverse “Brigate” basche che da decenni partono da
Euskal Herria per conoscere le realtà dei nostri popoli in lotta. Ma cosa
possiamo aspettarci da uno Stato imperialista? Difficilmente potranno capire che
l’internazionalismo è la tenerezza dei popoli.
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