Processo No Tav, il tribunale di Torino non applica le nuove norme sui reati lievi
Per episodi del 2008-2009. Il pm Padalino: "Quelle regole non valgono per chi è coinvolto in altri procedimenti" (evidentemente valgono solo per i politicanti ed i loro amici padroni, n.d.r.). Protestano i difensori
Non è stata applicata dal tribunale di Torino, oggi (lunedì tredici aprile, n.d.r.), la nuova norma sui reati lievi in un processo che vedeva imputati 54 autonomi e anarchici per varie manifestazioni di piazza: alla fine ci sono state 27 condanne a pene comprese fra i cinque mesi di reclusione e i 600 euro di multa. Per gli altri il giudice Antonio De Marchi ha sancito l'assoluzione o il proscioglimento per prescrizione.
Gli episodi contestati rientravano in dimostrazioni di protesta avvenute nel 2008-2009 durante una campagna contro le politiche sull'immigrazione. Non si trattava del processo principale, ma di un troncone minore in cui si procedeva per reati come il disturbo della quiete, il vilipendio o le accensioni non autorizzate. Lo stesso pm Andrea Padalino aveva proposto di riconoscere la 'particolare tenuità del fatto' ma soltanto a due imputati su 27. "Per ora - ha spiegato in udienza - la Procura ritiene che in determinate circostanze la norma non si debba applicare. E' il caso, per esempio, degli imputati coinvolti in un altro procedimento per un reato della stessa indole: non serve nemmeno che abbiano già subito una condanna, basta il 'carico pendente' per dimostrare che si tratta di una condotta abituale". Gli avvocati difensori, Roberto Lamacchia e Claudio Novaro, non erano d'accordo: "Così come viene interpretata dal pm questa norma è praticamente inutile. Non si può dire che qualcuno ha commesso un reato senza una sentenza definitiva". I legali, a questo proposito, hanno citato le linee guida messe a punto (primo caso in Italia) dalla procura di Lanciano.
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