mercoledì 15 aprile 2015

pc 15 Aprile - Contro l'aggressione militare criminale del regime saudita in Yemen


I flebili equilibri politico-militari in Medio Oriente hanno subito un'ulteriore scossone con l'aggressione militare da parte della coalizione militare guidata dall'Arabia Saudita e con in prima fila l'Egitto (di cui fanno parte anche il Marocco, gli Emirati Arabi Uniti, il Kuwait, il Qatar, il Bahrain, la Giordania, il Sudan e il Pakistan) tramite raid aerei contro le postazioni dei ribelli Houthi (musulmani sciiti come sottolineano i media). Al contrario com'è noto i paesi facenti parte della suddetta coalizione sono di fede musulmana sunnita, anche al-Qaeda (presente nel paese) e l'ISIS o Stato Islamico o Daech (che ha mire espansionistiche verso tutta la penisola arabica e quindi potenziale pericolo sia per l'Arabia Saudita che per lo Yemen) è di fede musulmana sunnita. L'Iran invece è di fede musulmana sciita e per questo aiuterebbe i ribelli Houthi contro il regime yemenita. Questa è la lettura dominante del conflitto yemenita, seppur in forma ultra semplificata, e soprattutto semplicistica...
Spesso i conflitti vengono presentati come conflitti religiosi (il più noto è quello Palestina/Israele) e in parte queste divisioni secolari giocano il loro ruolo sebbene esse siano solo ciò che si presenta nell'immediato sul piano fenomenologico.
In realtà la partita è giocata su un piano prettamente geostrategico di ridefinizione dei confini e delle influenze dei paesi del Medio Oriente in particolare e di tutta la regione MENA ( Middle East and North Africa) allargata (comprendente quindi anche Iran, Pakistan, Afghanistan e paesi dell'africa sub-sahariana di fede musulmana).
Nel conflitto yemenita i principali attori regionali sono 3: Arabia Saudita, Iran e Turchia. Poi vi è sempre il convitato di pietra rappresentato dall'imperialismo in particolare USA.
Storicamente Iran e Turchia fin da quando erano rispettivamente Persia e Impero Ottomano, si sono sempre contese l'influenza nella regione medio-orientale. Entrambi i paesi sono in posizioni strategiche (la Turchia storico bastione dell'imperialismo occidentale contro il blocco socialista, l'Iran dopo la rivoluzione che ha portato al potere il regime degli Ayatollah è stato considerato un paese anti-occidentale e per questo "corteggiato" dal social-imperialismo sovietico prima e dalla Russia poi anche per il fatto di rappresentare un "ponte" tra il Mar Caspio e l'Oceano Indiano). L'Arabia Saudita emerge successivamente come potenza regionale mediorientale, sfruttando le enormi riserve interne di petrolio nonchè la propria posizione di collante tra Nord Africa e Medioriente, a ciò si aggiunge una sorta di ruolo-guida del mondo musulmano sunnita derivante dal fatto di ospitare luoghi sacri come la Mecca e Medina. Più recentemente con l'ascesa dell'AKP di Erdogan in Turchia, quest'ultima cerca di contendere all'Arabia Saudita il ruolo di paese guida del mondo islamico sunnita.
Tornando al progetto del Grande Medio Oriente ordito dall'imperialismo USA spesso per interposta persona (Turchia, Arabia Saudita, ISIS) come abbiamo già affrontato in altri articoli, l'attacco ai ribelli Houthi si iscrive in questo contesto. Infatti quest'ultimi combattono sia il regime yemenita sia le cellule locali di al-Qaeda e dell'ISIS, tutte e 3 pedine regionali dell'imperialismo USA mentre il regime yemenita è un fedele alleato dell'Arabia Saudita (anche quest'ultima legata a doppio filo con l'imperialismo USA come detto sopra). 
Resta da dimostrare se i ribelli Houthi siano un puntello della potenza regionale iraniana, lungi da noi dall'appoggiare una potenza regionale piuttosto che un'altra, è un fatto che i ribelli però stiano contrastando le mire egemoniche dell'imperialismo e dei suoi cani da guardia.
Ma ancor di più, è un fatto che l'attacco militare della coalizione a guida saudita sia illegittima e soprattutto criminale, il bilancio di questi giorni è di almeno mille persone e migliaia di feriti, tra di essi hanno già perso la vita almeno un centinaio di bambini (fonti OMS e Unicef). Inoltre più di 100.000 persone hanno lasciato le proprie case. Questo immane prezzo di vite umane oltre alle distruzioni materiali, a causa degli appetiti economici delle grandi potenze che per raggiungere i propri obiettivi non si fermano davanti a nulla, uno di questi è il condizionamento del prezzo del petrolio, ma su questo torneremo successivamente...

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