venerdì 6 marzo 2015

pc 6 marzo - La battaglia del 14 dicembre 2010 - da proletari comunisti di quei giorni

1 - COME PESCI NELL'ACQUA

Studenti, giovani, ragazzi e ragazze, tantissimi, in tutt'Italia, ma anche precari, lavoratori, il 14 dicembre hanno fatto a Roma e in tante altre città una grande battaglia di classe contro il governo Berlusconi, il potere del capitale e lo Stato di polizia. Avevano fatto cortei, blocchi, occupazioni, attacchi ai Palazzi del potere politico ed economico anche nei giorni precedenti. E si preparano anche per i prossimi giorni.

E' penoso come il governo, i partiti, tutti, i sindacati confederali, i mass media cerchino di restringere la battaglia del 14 ad alcuni "black blok isolati dalla gente".
Roma è stata assediata per ore ed ore, da Montecitorio a Palazzo Grazioli, al
Colosseo, a Lungotevere, a piazza del Popolo, a via Plebiscito, al Campidoglio, a Palazzo Madama, a C.so Vittorio Emanuele, a via del Corso, ecc., ecc. I parlamentari, tutti, di qualsiasi partito, sono rimasti asserragliati in parlamento.
Se fossero stati “pochi facinorosi”, come mai Roma era tutta blindata, chiuso ogni accesso al centro storico, con decine e decine di camionette, vietato il passaggio della gente nelle vie principali? “Tanto blindata che un'anziana cittadina passeggiando in via del Corso esclama esterefatta: “mi sembra l'occupazione nazista””.
Per non parlare delle altre grandi mobilitazioni, blocchi, iniziative di attacco ai centri del potere in tante città, dal sud al nord: da Palermo (dove contemporaneamente si sono bloccati, areoporto, porto, poi dal porto si andava ad occupare i palazzi istituzionali, la stazione, ecc.), a Milano (dove è stata anche fatta irruzione alla Borsa), a Cagliari, a Genova, a Napoli, a Trento, a Torino, a Catania, a Bari, a Bologna, a Venezia, Vicenza, Padova, a Cosenza, a Siena, a Taranto, a Savona, a Trieste, ecc.

La maggioranza dei lavoratori, dei precari, delle donne, della gente che viene sfruttata, impoverita, cancellata nei suoi diritti vitali, che non può accettare questo
pesante humus fascista a tutti i livelli, non solo pratici ma anche di manipolazione dell'informazione, di bassume culturale, di imbonimento ideologico, è d'accordo che contro Berlusconi non servono i giochi parlamentari, neppure le ordinarie regole democratiche, sia perchè questa "democrazia" non c'è più, perchè il parlamento è un mercato di compravendita di una merce andata a male: i parlamentari; sia perchè Berlusconi e il suo sistema di potere può essere rovesciato solo dalle rivolte di piazza, e non solo una.
In questo senso, la necessità di una “rivoluzione”, da tanti, anche moderati, democratici, non è vista ora come cosa strana, lontana, impossibile. Se ne parla, come cosa giusta e possibile, le persone si trasformano.
Berlusconi e il suo sistema di potere, da un lato, e l'inqualificabile agli occhi delle masse popolari contemplazione passiva della cosiddetta "opposizione" parlamentare, PD in testa, dall'altro, stanno riuscendo a convincere anche tanti "pacifisti" ad accettare ,la possibilità di una rivoluzione.

I giornali, le televisioni non hanno parlato di quella gente che a Roma diceva ai giovani: “siamo con voi”, degli applausi dalle finestre, di quei bambini della scuola elementare che hanno urlato “Abbasso la Gelmini” dalle finestre della loro scuola, di quei cittadini che hanno improvvisato cartelli di solidarietà, ecc.

A Roma e nelle altre città si sono mostrate due cose:
certo lo Stato di polizia ha attaccato, ma, anche a differenza di Genova 2001, si è soprattutto dovuto difendere – e solo per questo non vi è stato il morto; si è estesa e rafforzata l'area dei giovani, degli studenti, dei precari che impara ad attaccare, utilizzando cuore, passione, testa, fantasia, capacità, tra masse popolari che li sostengono, solidarizzano, e muovendosi come espressione di tutta una nuova generazione - rispetto a questa grande e giusta battaglia, si è mostrato l'ostacolo inutile, fastidioso, a volte ingombrante, dei partitini e organizzazioni della “sinistra legale” che parlano e si muovono solo per opporre oggi all'esplosione della ribellione dei giovani, le “processioni” disciplinate ed elemosinanti;
Si è mostrato poi la vergogna delle dichiarazioni della segreteria nazionale della Fiom che invece di fare il suo dovere, di proclamare lo sciopero generale per attaccare il fascismo padronale e governativo, ha indirizzato i suoi attacchi contro gli “atti di violenza e di guerriglia urbana” dei giovani. Così la Fiom da un lato separa gli operai, i lavoratori dagli studenti – tutto l'opposto di quello che facciamo noi che abbiamo detto ai lavoratori: Studenti, operai, disoccupati uniti nella lotta! Con gli studenti, ma soprattutto COME gli studenti!; dall'altro frena la lotta di classe in un impotente dissenso e in una “pratica democratica che è l'unico antidoto all'involuzione autoritaria in atto nella società”, lì dove ogni giorno governo, Stato, padroni mostrano invece quanto sia inutile, impotente, e per gli operai e i lavoratori controproducente, questa “pratica democratica”, che finora ha fatto perdere i lavoratori e vincere padroni e governo.

Noi pensiamo che l'aria è buona; che i veri comunisti possono, se lavorano bene nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con le masse, essere come “pesci nell'acqua”. Ma se sono anche pronti a cambiare subito il passo quando serve.
L'anno ancora non è chiuso e il nuovo potrebbe essere migliore.

Speciale 14 dicembre - 2 - una pagina tragica

Il 14 dicembre però non è solo una pagina entusiasmante di rivolta, ma anche una pagina tragica.
E il tragico non sta certo nelle cosiddette immagini di devastazione, di fuochi e distruzioni, su cui come sciacalli si sono buttati i mostri del governo e i giullari dell'opposizione.
La tragedia è l'assenza reale della classe operaia e delle posizioni proletarie ad un appuntamento che qualsiasi persona di buon senso non poteva non considerare importante , in una certa misura, decisivo, legato e intrecciato com'era allo spettacolo del voto parlamentare comprato e venduto.
Il 14 era il giorno giusto del possibile sciopero generale, mezzo normale e legittimo per alzare la propria voce a fronte della politica antipopolare del governo, allo scaricamento della crisi sulla pelle degli operai e delle masse popolari, all'emergere virulento del fascismo padronale interpretato dall'uomo nero della Fiat, all'avanzamento della trasformazione reazionaria di leggi e costumi in atto nel nostro paese – questo sì con feroce regia di un governo moderno fascista e razzista, in cui si raccoglie il fondo del barile della feccia borghese.

In un paese normale, come usano dire i rappresentanti politici dell'opposizione e i dirigenti sindacali della Cgil, a fronte di una manifestazione come quella del 16 ottobre, alla scesa in campo del movimento degli studenti, alle proteste degli immigrati, ai tagli a tutti i settori sociali, all'emergenza dei rifiuti e dell'ambiente, lotte ed esigenze che hanno avuto una risposta totalmente sorda o negativa, ostentatamente negativa, sarebbe stato del tutto naturale promuovere lo sciopero generale per dare una spallata a questo governo, aiutarlo nella sua morte parlamentare e porre una ipoteca sugli sviluppi futuri nel paese.
Ebbene è assolutamente grave che questo sciopero generale la Cgil non lo abbia volutamente proclamato., lo abbia volutamente contrastato, e, infine, che il gruppo dirigente Fiom continua a chiedere come un disco rotto, senza indirlo, creando uno stato di fatto .
Altri sindacati, in altri paesi europei, ne hanno già fatto più di uno .
Il mancato sciopero generale vuol dire isolare il movimento degli studenti, consegnarlo alla repressione, salvare il governo, molto più dei parlamentari in vendita di turno.
La gravità di questo non è sufficientemente compreso nel movimento operaio e in parte rilevante della opposizione sociale e politica reale
Anche la serie di gruppi operaisti, comunisti, di opposizione reale che giustamente denunciano, combattono il passaggio armi e bagagli nel campo del padrone di cisl e uil sono ciechi, ottusi e opportunisti nel non cogliere che nel contesto politico della situazione attuale, il ruolo più nefasto di partito della conciliazione reale, lo svolge la Cgil con il suo gruppo dirigente e apparato
Il vero tappo che deve saltare, come Lama nel '77 sia pur in condizioni diverse – è il gruppo dirigente al servizio dell'opposizione parlamentare e dello Stato.
.Sappiamo benissimo che parlare di gruppo dirigente della Cgil significa anche parlare dei partiti dell'opposizione parlamentare, ex parlamentari o aspiranti parlamentari, a cui i singoli dirigenti appartengono e che ne fanno la linea generale. Ma sappiamo anche quanto siano delegittimati già e giustamente nel movimento i dirigenti di tutti questi partiti, la cui natura di politicanti è divenuta ben chiara anche in questi giorni - basti pensare che il portavoce della Federazione della Sinistra è un personaggio quale Diliberto che a fronte degli scontri di Roma, si fa fatica a distinguerlo da Maroni nelle sue dichiarazioni.
La Cgil, in quanto sindacato maggioritario e di opposizione, rappresenta d l'unico potere forte in grado di svolgere una funzione effettiva di contenimento del conflitto a fronte della radicalità effettiva che esso domanda e che in una certa misura le lotte di questi ultimi mesi mettono sul tappeto.
La Camusso è stata tra le prime a condividere le posizioni del governo con la sua dichiarazione
“la più totale condanna della guerriglia, di questa frangia violenta. E questo lo diceva mentre tutto il suo cuore era in Parlamento, tanto a ripetere pappagallescamente le parole di Fini: “In realtà non c'è più una maggioranza politica”, ifferenziandosi poi da Fini aggiungeva: “se non ci sono le condinzioni per riavere un governo del paese, è meglio andare alle urne”, portando la favola falsa, per cui: “il vero problema è che non c'è più il governo”, proprio mentre questo a tamburo battente e manu militari sta approvando la riforma Gelmini, dopo aver approvato il Collegato lavoro e la caterva di leggi e provvedimenti antioperai e antipopolari.
La Camusso, diventando più governativa del governo, aggiunge “saggezza e attenzione per il paese richiederebbero di determinare un'agenda che si occupi della crisi... temo, invece, che avere una situazione di instabilità e code velenose non saranno utili al paese e che sono sempre un grande rischio”.
Con questa posizione la Cgil non non ha certo intenzione di dichiarare lo sciopero generale; anzi, la vera possibilità è che si finisca per assistere a una nuova parodia degli scioperi “antiterrorismo” degli anni passati, a fronte di un eventuale ulteriore sviluppo di giornate di 'guerriglia e di frange violente' quali quelle del 14 dicembre.
Per questo diventa sempre più insostenibile, la posizione del gruppo dirigente della Fiom, anch'esso sceso immediatamente in campo con una oscena dichiarazione nei confronti della battaglia di Roma. Oscena perchè non condivisa dalla grande maggioranza dei partecipanti e perfino quella parte del drappello Fiom presente alla manifestazione che abbia occhi e onestà intellettuali per vedere quello che realmente è successo.
Ma non si può tornare a parlare di sciopero generale in sindacalese, come fa Landini nell'intervista a Il Manifesto, senza dare seguito al mandato che ha già e che le proviene dalla manifestazione del 16 ottobre e dalla virulenta emergenza nelle fabbriche di rispondere al fascismo padronale, che dalla Fiat si estende a tutto il padronato.
Il livello minimo della decenza è la parola d'ordine: “operai, studenti, prerari, disoccupati uniti nella lotta” che si traduca in uno sciopero generale che nel contesto attuale assuma la valenza di momento unificante e decisivo per dare uno sbocco politico e sociale al movimento in corso.

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