CONVENTION dei LAVORATORI
27 febbraio 2015 Parshuram Vatika, Gurgaon
Appello a tutti i singoli e le
organizzazioni democratiche e progressiste per difendere la giustizia
e sostenere la lotta dei lavoratori della Maruti Suzuki e altre lotte
della classe operaia a Delhi-NCR in tutti i modi possibili.
Gli infortuni industriali, spesso
fatali, ma raramente riportati dai media, si verificano quasi ogni
giorno nella cintura industriale di Delhi-NCR e porta al montare
della protesta dei lavoratori, cosa che viene descritta dai media
come problema di ''ordine pubblico'' che viene affrontato dalle
autorità di polizia e statali con una crescente repressione. I più
di due anni e mezzo di lunga lotta degli operai della Maruti e la
brutale repressione dello stato corporativo che hanno dovuto
affrontare è anche un indicatore del ribollire della classe operaia,
causato direttamente dal quadro di politica neoliberale del paese.
Vita in fabbrica: lavoro e condizioni
di vita e norme salariali nelle fabbriche della cintura industriale
di Delhi-NCR sono atroci al punto di poter essere definiti disumani.
In tutta la cintura, gli orari di lavoro sono molto lunghi, il lavoro
è precario a causa della natura contrattuale del rapporto di lavoro,
i salari sono estremamente bassi e i lavoratori non hanno previdenza
sociale. Episodi di abusi verbali
da parte dei manager e abusi fisici da parte dei "buttafuori" sono molto comuni, e l’aria sul posto di lavoro è tesa a causa del controllo di buttafuori e poliziotti. Anche l’intensità del lavoro è inumana - per esempio, alla Maruti Suzuki, un’auto sofisticata viene prodotta ogni 40-45 secondi (tale è la velocità del nastro trasportatore nella linea di montaggio che viene spesso aumentata senza che gli operai ne abbiano conoscenza, tanto meno il consenso, e diminuita durante le ispezioni), senza pause per l'acqua, servizi igienici, ecc., con una pausa pranzo estremamente breve, il lavoro straordinario forzato, senza paga in caso di malattia o di altre esigenze, e dure regole sulle detrazioni dallo stipendio se si è in ritardo anche di alcuni secondi (Vedi: http://radicalnotes.com/2011/10/21/working-conditions-maruti-suzuki-english-subtitles/).
da parte dei manager e abusi fisici da parte dei "buttafuori" sono molto comuni, e l’aria sul posto di lavoro è tesa a causa del controllo di buttafuori e poliziotti. Anche l’intensità del lavoro è inumana - per esempio, alla Maruti Suzuki, un’auto sofisticata viene prodotta ogni 40-45 secondi (tale è la velocità del nastro trasportatore nella linea di montaggio che viene spesso aumentata senza che gli operai ne abbiano conoscenza, tanto meno il consenso, e diminuita durante le ispezioni), senza pause per l'acqua, servizi igienici, ecc., con una pausa pranzo estremamente breve, il lavoro straordinario forzato, senza paga in caso di malattia o di altre esigenze, e dure regole sulle detrazioni dallo stipendio se si è in ritardo anche di alcuni secondi (Vedi: http://radicalnotes.com/2011/10/21/working-conditions-maruti-suzuki-english-subtitles/).
L'anno scorso, un operaio che lavorava
alla Orient Craft è morto in fabbrica; la direzione dell’azienda
ha affermato trattarsi di un attacco di cuore, mentre i lavoratori
hanno sostenuto che è rimasto folgorato da una scossa elettrica
(http://sanhati.com/articles/9560/). Nella stessa fabbrica (diversa
unità) due anni fa, un lavoratore è stato attaccato da un manager
con un grosso paio di forbici, ferendogli il braccio
(http://archive.indianexpress.com/news/i-get-55-paise-for-every-piece-i-tailor-injured-orient-craft-worker/926261/).
Entrambi questi incidenti sono stati
seguiti da violente agitazioni dei lavoratori. Una settimana fa (11
Febbraio 2015), un lavoratore della Richa Global (Udyog Vihar) è
stato picchiato fortemente dai buttafuori –si è rotto diverse ossa
e costole, ed è attualmente ricoverato in ospedale.
Era arrivato al lavoro con 10 minuti di
ritardo e gli è stato impedito di entrare in fabbrica, ed avvisato
che era stato licenziato. Al rifiuto di andarsene senza il salario
dovuto, è stato aggredito e lasciato privo di sensi. Anche questo
caso è stato seguito da una grande agitazione degli operai. In tutti
questi casi, i media principali hanno riferito solo il fatto che i
"lavoratori sono andati su tutte le furie", evitando di
citare completamente il contesto.
Come se regolarmente assaltare
lavoratori non fosse abbastanza, i lavoratori dissenzienti sono
spesso minacciati di serrata illegale durante la quale le imprese
illegalmente fermano la produzione, di fatto licenziando la massa dei
lavoratori.
(http://articles.economictimes.indiatimes.com/2012-08-06/news/33065681_1_haryana-labour-department-human-resource-manager-dues.)
Inoltre, nel paese è stato introdotto
il concetto di complesso carcerario-industriale dato che il lavoro
dei detenuti viene sfruttato per la produzione industriale per trarne
profitto.
(http://www.business-standard.com/article/companies/now-an-auto-harness-plant-in-tihar-jail-114101800042_1.html).
La produzione tra le mura di un carcere
equivale a non avere leggi sul lavoro, orari di lavoro continui, e
soppressione brutale delle voci di dissenso.
Lotta per la sindacalizzazione: nel
tentativo organizzato di combattere tali atrocità e di rivedere i
salari, i lavoratori di diverse imprese industriali della regione di
Delhi NRC hanno tentato di organizzarsi nel sindacato - ma queste
lotte sono contrastate con licenziamenti, minacce e palese violenza
fisica da parte del management. Gli operai della Maruti Suzuki di
Manesar, dopo più di un anno di lotta, sono riusciti a raggiungere
il loro diritto legale e costituzionale di unirsi in sindacato.
Nonostante tutti i tentativi da parte della direzione per contrastare
la sindacalizzazione, con la minaccia e il licenziamento di alcuni
leader importanti, Il Sindacato degli Operai della Maruti Suzuki
(Maruti Suzuki Workers Union) è stato infine registrato nel marzo
2012 con l'obiettivo di salvaguardare i diritti fondamentali dei
lavoratori e di negoziare condizioni di lavoro umane.
La storia della “violenza”
raccontata da stato-media-azienda: è in questo contesto che deve
essere visto l'episodio di violenza del 18 luglio 2012, in cui un
manager di alto rango è morto. Il sindacato ha insistito sul fatto
che questo è stato un tentativo deliberato del management MS, che ha
portato sicari dall'esterno, per indebolire il movimento dei
lavoratori che si sta rafforzando in fabbrica - che sta unificando i
lavoratori contrattuali e quelli a tempo indeterminato e serve come
esempio per gli altri impianti di produzione nella zona industriale.
Dopo che è scoppiata la violenza (il motivo dietro la quale non è
ancora stato accertato dalle indagini), la direzione della MS non
solo ha licenziato 546 lavoratori a tempo indeterminato in una volta
sola (senza alcun processo di inchiesta interna), ma anche senza
tanti complimenti ha buttato fuori circa 200 lavoratori apprendisti e
circa 1800 lavoratori a tempo determinato. Su indicazione della
direzione della Maruti, 147 lavoratori sono stati arrestati dalla
polizia di Haryana, tra i quali c’erano tutti i principali leader
del movimento operaio, con l'accusa di incendio doloso e omicidio. Da
allora languono nella prigione di Centrale Bhondsi vicino a Gurgaon,
nonostante il fatto che circa 100-125 di loro non erano nemmeno
presenti sul luogo al momento in cui la violenza è scoppiata.
I lavoratori della Maruti Suzuki hanno
chiesto un’inchiesta imparziale indipendente sull'incidente del 18
luglio 2012, e sul ruolo della direzione in esso. Nel frattempo, i
lavoratori che languono in carcere hanno fatto appello a tutte le
forze democratiche a favore del popolo del paese a dare sostegno.
(Vedi:http://kafila.org/2013/03/27/letter-from-jail-maruti-suzuki-workers
-union /).
Non sono stati ammessi alla liberazione
dietro cauzione nonostante le esigenze terribili delle loro famiglie.
Ad essi sono anche stati negati piccoli anticipi in caso di malattia
o morte di familiari. Molti di loro sono affetti da malattie come la
tubercolosi e infiammazioni emorroidali. Le loro famiglie soffrono
socialmente, emotivamente e finanziariamente poiché la maggior parte
di questi lavoratori erano soli a guadagnare in famiglia.
Il significato delle lotte dei
lavoratori della Maruti: Ciò che più colpisce di questa lotta è la
sua tenacia, la capacità di sostenersi nelle condizioni più
repressive e ostili; la sua capacità di riunire lavoratori a tempo
indeterminato e a contratto, e di vedere i diritti politici, in
particolare quello di formare il loro sindacato, come presupposto per
la loro emancipazione economica; e di avere il potenziale per mettere
insieme i lavoratori di tutta la regione Delhi-NCR su questi temi. È
questo potenziale, che sta facendo innervosire il rapporto
capitale-stato. Il fatto che essi sono stati in grado di raccogliere
il sostegno di gran parte delle masse, dalle campagne alle metropoli,
dai contadini agli studenti, oltre a compagni di lavoro, significa un
importante e cruciale svolta nei lavoratori che lottano nel nostro
paese.
Continuano e si intensificano gli
attacchi sul lavoro: Nonostante il recente attacco alla classe
operaia sotto forma di riforme del diritto del lavoro (che aumentano
i contratti a tempo e la precarietà del lavoro travestiti da
flessibilizzazione del mercato del lavoro, strappando via il diritto
democratico alla sindacalizzazione), politiche filo-aziendali di
tutti i partiti politici, e resa al diktat neoliberista di tutti i
governi statali e del governo centrale, le lotte per la
sindacalizzazione e migliori condizioni di lavoro/di vita continuano
in varie forme in diverse parti del paese. Tutto questo avviene nel
contesto del "Make in India" e lo slogan di "Shramev
Jayate" che vorrebbe significare a favore della crescita e dello
sviluppo, ma in realtà sono contro la classe operaia. Questi
progetti hanno lo scopo di attrarre capitali stranieri per
organizzare la produzione in India, con il richiamo delle risorse
energetiche e della terra altamente sovvenzionati, insieme con le
cinture industriali dove nessun diritto del lavoro è obbligatorio.
Mentre il movimento dei lavoratori
della Maruti contro questa ingiustizia e sfruttamento continua, i
lavoratori di varie fabbriche (Shriram Piston, Bajaj Motors, Minda
Group, Posco IDPC, Talbrose, Autofit, Baxter, Munjal Kiriu, Asti,
ecc.) da Gurgaon alle aree industriali di Bawal continuano a lottare
contro questo regime di sfruttamento in comune della
direzione-amministrazione-polizia.
Tutte queste lotte e oltre in questo
settore si trovano ad affrontare la repressione, vengono battute ma
rinascono di nuovo.
Il coraggio e la determinazione che
queste lotte hanno dimostrato merita la nostra ammirazione e
sostegno. Come settore progressista della società, mobilitiamoci per
i diritti dei lavoratori, per la dignità e per la giustizia.
Chiediamo la liberazione di tutti i 147
lavoratori Maruti Suzuki in prigione da 2 anni e mezzo, e esprimiamo
solidarietà con gli operai in lotta in tutti gli stabilimenti
dell’area industriale di Gurgaon-Bawal.
CONVENTION dei LAVORATORI
27 febbraio 2015 (10:00-5:00),
Parshuram Vatika, Gurgaon
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