I padroni sono seccati con Renzi e dopo avergli dato
"consigli" su "consigli", secondo loro inascoltati, hanno
deciso di passare alle vie più pressanti. È prima entrato in campo il direttore
del Sole 24 Ore Napoletano con un'intervista pubblicata il 3 settembre e
l'indomani con un articolo dell'editorialista Folli.
Nella lunga intervista sono importanti sia le domande che le
risposte. Le domande tradiscono la premura dello scribacchino dei padroni di sapere
se davvero questo governo porterà a termine tutti gli impegni presi; e su
questo si è dimostrato molto scettico sulle risposte… su tutte le risposte
di Renzi! Il giornalista, che conosce il suo pollo, elenca direttamente ciò
che vogliono dal governo, e parla come se fosse lui il padrone, e insomma lo
tratta per quello che è: un burattino che deve fare ciò che dicono i padroni
altrimenti viene meno il loro "consenso" e sono pronti a passare dal "vieni
avanti cretino" all'altra frase più significativa "smettila
cretino"! Non a caso la parola che Napoletano più usa durante
l'intervista è "serietà" declinata in tutte le forme!
Il "giornalista" mette le mani avanti, come se
prima non lo avessero "spinto", facendo una premessa: "A Matteo
Renzi e al suo governo, in questi primi sei mesi, non abbiamo risparmiato
critiche dal giorno di esordio..." E riassume bene, parlando chiaro chiaro,
la loro posizione: "Non abbiamo condiviso il calendario delle priorità: l'emergenza
è l'economia non le riforme istituzionali che sono ovviamente molto
importanti, ma per noi vengono appena dopo." (Tutte le
sottolineature sono nostre). E se non fosse chiaro, aggiunge: "Il Paese
[cioè i padroni e le loro aziende] ha bisogno di ritrovarsi in un disegno
civile di sviluppo [chissà cosa significa?] che liberi le risorse positive
e crei un 'ambiente' di competitività e di legalità capace di catalizzare
fiducia e attrarre investimenti per dare opportunità serie ai troppi giovani
senza lavoro e ai troppi quarantenni/cinquantenni che la sera vanno a letto con
un'occupazione e la mattina dopo si svegliano senza un impiego e senza la
speranza di riaverlo." Frasi pompose che sembrano ragionevoli e che
scaricano in realtà sul governo di turno le loro responsabilità.
Le domande, che più che altro sono una sfilza di rimproveri,
provano a mettere in difficoltà Renzi perché il giornalista vuole che si passi
davvero ai "fatti"; non gli bastano quelli "fatti" fino ad
ora… leggi, decreti, soldi ecc. ecc. che hanno già migliorato la condizione
dei padroni e peggiorato quella dei lavoratori e delle masse popolari, tra cui Jobs
Act, riforma degli ammortizzatori sociali, piano casa, riforma della Pubblica
Amministrazione…
La crisi pretende di più e più in fretta e il solo fatto che
Renzi sia passato dal "veloce" al "passo dopo passo" già infastidisce.
E allora "la voce del padrone" elenca le critiche, a cominciare dagli
80 euro usati in funzione elettorale: "con i 10 miliardi sarebbe stato
meglio ridurre l'Irap" (la tassa sulle attività dei padroni); per seguire
con una "vera riforma del mercato del lavoro" e cioè "…il
contratto di lavoro a tempo indeterminato flessibile" che "vuol dire
anche superamento dell'articolo 18 e della reintegra obbligatoria";
critica la riforma della pubblica amministrazione "darla come cosa fatta è
francamente troppo"(!); critica il mancato taglio delle "partecipate
degli enti locali", l'assunzione dei precari della scuola", la
politica in Europa: "… non era forse meglio per l'Italia avere in Europa
un ministero economico di peso piuttosto che lady Pesc? [così viene chiamato
l'inutile 'ministro degli esteri' europeo]"; l'aumento delle tasse sugli
utili societari: (dal 20% al 26% a fronte di una marea di sconti fiscali alle
aziende introdotti dal governo); le mancate privatizzazioni; la spending
review: "Per fare 17 miliardi non bastano di certo i tagli ai costi della
politica…"
Tutto questo condito con uno sfottò senza limiti. Si
rimprovera a Renzi l'uso frequente della frase "il popolo è con me"!;
"se era così facile, lo avrebbero già fatto tutti, non le pare?" a
proposito dei tagli "lineari" che Renzi vuole fare alla spesa
pubblica che ogni anno ammonta a 800 miliardi [all'incirca come negli altri
paesi]; "… questi 40 miliardi non li vedo proprio" a proposito
dell'elenco di Renzi tra tagli e investimenti anche europei; "Ma non
doveva essere lei l'uomo politico che abbatteva i tabù?" a proposito
dell'art.18; e per finire quella offensiva che sembra rivolta ad uno fuori di
testa: "…ha o no la piena consapevolezza della gravità della crisi
specifica italiana?"
Insomma Renzi non è abbastanza veloce per i padroni che
vogliono tutto e subito! Da qui l'invito ripetuto a rendersi conto che bisogna
fare "scelte impopolari"!
Renzi, davanti a questo fuoco di fila, però, come gli piace
dire, "se ne fa una ragione", e prova a rispondere a tono e
addirittura si spinge fino a prendersela con l'"establishment che storce
il naso [che] è lo stesso che ha portato il Paese in queste condizioni" e
che quindi è lo stesso con cui sta al governo!; se la prende con lo stesso
direttore che si dice non convinto:"Non pensavo di convincerla, direttore,
ma avendo convinto quattro italiani su dieci…". Quando parla di elezioni
Renzi fa finta di non ricordare che ben la metà di quella "gente che gli
dice 'andiamo avanti'" non è andata a votare! E continua arrogante,
facendosi coraggio: "Questo risultato mi spinge a non guardare in faccia
nessuno…" Forse non li guarda in faccia, ma si occupa bene delle loro
tasche!
Buona parte delle risposte provano invece proprio a
rassicurare l'intervistatore. Renzi parla bene infatti del lavoro del ministro Poletti
e del ministro dell'economia Padoan, per la riforma del lavoro e per i tagli,
delle nuove privatizzazioni, dei soldi europei, dello "Sblocca
Italia" e via di questo passo, giocando sempre a fare il duro.
Ciononostante, che le risposte di Renzi non siano state
sufficientemente rassicuranti lo ha fatto capire sia Napoletano durante tutta
l'intervista che all'indomani l'editorialista Folli, con un titolo che parla
del "… dilemma irrisolto di Renzi: tenersi il consenso o trasformare il
paese"? Pensa "ai voti da prendere o al paese da salvare?". "L'impressione
è che il presidente del Consiglio abbia privilegiato a lungo gli elettori, ma
che adesso sia tentato di imboccare la strada che potrebbe fare di lui uno
statista." Addirittura! Ma dato che "Tuttavia è incerto", è
davvero spassoso vedere quali frasi usa Folli pur di alimentare questa
"tentazione" di Renzi. Leggiamo: "Davanti a lui si divarica il
bivio cruciale senza che sia emersa nella sua mente una decisione chiara su quale
dei due sentieri imboccare." Siamo quasi alla poesia! "Lo scenario
dei mille giorni evoca un lungo cammino che implica una plausibile perdita di
popolarità." E qui ridiventa volgaruccio: "Il ricorso ai consueti fuochi
artificiali mediatici indica la volontà di non perdere contatto con
l'elettorato del 41%"! E ancora: "L'esperimento politico più
innovativo degli ultimi anni vive ormai di questa ambiguità che presto
dovrà essere sciolta." E vai con la sincerità! "L'esperimento
politico più innovativo degli ultimi anni"! I padroni trattano
Renzi come una cavia da laboratorio! "Il nemico dell''establishment',
l'uomo che non va nemmeno al convegno di Cernobbio perché preferisce stare a
Roma a lavorare, l'avversario degli interessi organizzati è in grado di incarnare
le due parti principali della commedia. Può diventare il leader che si
affida direttamente al popolo saltando tutte le mediazioni e preparandosi – appena
possibile – a raccogliere il plebiscito elettorale. Ovvero può trasformarsi
nel premier che sacrifica se stesso guidando il paese verso le più radicali
e dolorose riforme." E, infine, con sicuro dolore, ammette:
"Difficile sapere oggi quale sarà l'esito finale di un tormento che è
visibile nei provvedimenti che il governo sta varando". "Affidarsi
direttamente al popolo" saltando tutte le mediazioni [cioè la
funzione del parlamento e delle "parti sociali"] significa una cosa
sola: fascismo.
Il "giornalista" si mostra molto preoccupato perché
è chiaro che Renzi fa sì gli interessi dei padroni, ma si vuole salvaguardare
la sua leadership nel partito e una carica importante qualunque essa sia e non
ha interesse a "suicidarsi" da solo… perciò prova a dire ai padroni
"stiamo facendo tutto ma datemi il tempo", ma, come si sa, per i
padroni il tempo è denaro!
Riportiamo i link del Sole 24 Ore
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