di Michele Giorgio
Gerusalemme, 4 gennaio 2014, Nena News - Ignorata per anni dai
mezzi d'informazione, nonostante sia teatro di uno dei processi di
colonizzazione israeliana più intensi e di abusi a danno dei palestinesi
che vi risiedono, la Valle del Giordano da qualche settimana occupa
spazi sempre più evidenti sulle prime pagine dei giornali in ebraico e
in arabo.
Lo sviluppo (si fa per dire) delle trattative
bilaterali Israele-Anp fortemente volute dal segretario di stato Usa
John Kerry, ha riportato in superficie l'importanza eccezionale di questa
porzione di Cisgiordania...
Israele da quasi 40 anni, dalla formulazione del «Piano Allon» e dell'«Opzione Giordana»,
ha mire ben precise sulla Valle del Giordano che in buona parte ricade
nel territorio palestinese occupato. Nel corso degli anni i governi di
centrosinistra e di destra hanno indicato che Israele, in qualsiasi
accordo di pace, conserverà il controllo di tutta la frontiera con la
Giordania, almeno per un certo numero di anni. Ma mai come in questi
ultimi giorni la destra guidata dal premier Netanyahu è apparsa tanto
impegnata in una campagna, anche alla Knesset, per fare della fertile
striscia di terra bagnata dal fiume Giordano «il confine orientale di
Israele».
A dare fuoco alle polveri è stato un articolo
pubblicato dal quotidiano di Tel Aviv Yediot Ahronot, nel quale si
faceva riferimento al piano di sicurezza che gli Usa avrebbero
presentato a israeliani e palestinesi.Pur prevedendo il dispiegamento
di truppe israeliane lungo il confine e al terminal di frontiera tra
Stato di Palestina e Giordania - ipotesi categoricamente respinta
dall'Anp di Abu Mazen - la proposta americana includerebbe anche
l'evacuazione delle colonie ebraiche costruite (in violazione della
legge internazionale) in quella zona.
L'artiglieria pesante israeliana è subito entrata in azione. Prima con
la bozza di legge approvata da una commissione della Knesset che prevede
l'annessione di una ventina di colonie israeliane sparse per la Valle
del Giordano. Poi con l'iniziativa del
ministro degli interni Gideon Saar, un dirigente del partito Likud, che
ha posto la «prima pietra» di nuove case nella colonia di Ghitit, poche
ore prima del ritorno a Gerusalemme di Kerry. Saar ha dichiarato che
«senza la Valle del Giordano Israele sarebbe privato della profondità
strategica» e che le colonie ebraiche in quella zona sono essenziali per
le attività dell'esercito (nessuno lo dubitava).
Immediata la reazione dei palestinesi che hanno chiarito a più riprese
che la Valle del Giordano dovrà rappresentare il confine orientale dello
Stato di Palestina. L'annessione di quel territorio a Israele
metterebbe fine al negoziato, ha avvertito il negoziatore Saeb Erekat e
spingerebbe i palestinesi a chiedere il riconoscimento internazionale
della Palestina, come «Stato sotto occupazione», entro le linee
antecedenti la guerra del 1967, con Gerusalemme est per capitale. Il
governo palestinese si è poi riunito in un villaggio nella Valle del
Giordano per ribadire la propria determinazione.
E Kerry? È riuscito soltanto ad aggravare la rabbia dei
palestinesi proponendo la costruzione di una "possente barriera di
sicurezza" lungo il Giordano, allo scopo di assecondare le richieste di
«sicurezza» di Netanyahu. Israele secondo il segretario di stato
verrebbe autorizzato anche in futuro a pattugliare il confine fra la
Cisgiordania e la Giordania: nei primi anni da solo, in seguito assieme a
forze palestinesi. I droni israeliani inoltre potranno sorvolare la Cisgiordania..."
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