A Stefano
Delli Ponti, a sua moglie, ai suoi familiari, ai suoi figli che non
ho conosciuto…
UNA
TESTIMONIANZA DA UN LAVORATORE DELL'IST. TUMORI DI MILANO SU L'OPERAIO ILVA DI TARANTO MORTO IL 30 DICEMBRE DI TUMORE
Mi chiamo
Gaglio Giuseppe e lavoro come OSS all’Istituto Nazionale dei Tumori
di Milano. E da anni vivo il dramma; le angosce; la rabbia; le
speranze, di chi si trova scaricato addosso questo macigno chiamato
Tumore, e affronta questo “viaggio della speranza”. Una malattia
che non conosce confini, ma che per esperienza ho visto colpire in
prevalenza operai che hanno lavorato nelle fabbriche della morte
–dall’Ilva alla Fibronit, da Fincantieri alla Breda-, dove per la
loro sete di profitto i padroni ASSASSINI se ne fottono della stessa
vita degli operai. E, purtroppo, ho visto e vedo che da questa
barbarie non sono esclusi i familiari di questi operai. Così vedo
chi in fabbrica non ci è mai entrato, ma per il solo fatto di vivere
a ridosso di questi siti, come ai Tamburi, o anche per lavorare nei
paraggi, come i cimiteriali di Taranto, si ammalano di tumore. Il
lavoro non facile il mio, dove contano tanti fattori. Farlo con
umanità, senza scadere nel pietismo (questo me l’hanno insegnato i
malati). Non farlo in maniera distaccata, fredda, perché se è vero
che non ti devi far travolgere dall’emotività, devi “rimanere
umano”. Ma soprattutto sono anch'io un proletario come Stefano, un
“operaio della sanità”, che ha una coscienza di classe, e sono
stanco di versare lacrime per questi miei fratelli.
Quando ho
letto il volantino dello Slai Cobas per il sindacato di classe che
annunciava la morte di Stefano ho avuto un tuffo al cuore. Mi ronzava
in testa il pensiero “questo nome non mi è nuovo” “quest’uomo
io lo già visto”. Poi leggendo l’articolo del Corriere e vedendo
la sua foto, purtroppo, i dubbi sono diventati certezze. Era
il mese di novembre e Stefano, accompagnato dai suoi familiari,
viene ricoverato nel Reparto dove lavoro ed è
toccato a me spiegargli le solite “banalità”: stanza-
letto-orari, mantenendo sempre un atteggiamento leggero e rispettoso
verso chi viene pieno di speranze e con la spada di Damocle del “male
incurabile”. E tra le “competenze” (non contemplate dal
contratto di lavoro) cerchi di entrare in “confidenza” e provare
a rendergli più lieve l’impatto con un ospedale oncologico. E
Stefano mi dice “sono di Taranto”. La mia risposta spontanea è
stata “un altro regalo dell’Ilva”. E lui mi dice “ma io
all’Ilva ci lavoro”. E così come se ci conoscessimo da sempre è
stato un serrato botta e risposta: “ma tu conosci Taranto e l’Ilva”
e io “si, ci ho fatto pure delle manifestazioni, proprio sul
problema della salute e sicurezza, come nel 2009 partendo dai
Tamburi”, e anche quest'anno a marzo all'Ilva direttamente. Ecco,
come sempre, scattarmi il senso di appartenenza, che non è trattare
diversamente i malati, ma appartenenza ad una grande famiglia: la
classe operaia. Una “famiglia” che più di altre subisce le
ingiustizie di questo sistema: sfuttamento e morte. Ma la cui sete di
Giustizia e Lotta non possono cancellare, ne dobbiamo
permetterglielo.
Non voglio
farla tanto lunga, vorrei soltanto che giungesse al cuore e alle
menti dei suoi familiari le mie umili condoglianze ed una promessa:
il mio piccolo contributo alla battaglia per ottenere GIUSTIZIA. Ma
voglio parlare anche ai suoi compagni di lavoro, da chi lo conosceva
personalmente a chi ha dato il suo contributo che gli permettesse di
curarsi, e agli abitanti dei Tamburi: io sabato 11 gennaio sarò a
Taranto, all’Assemblea della Biblioteca di Piazzale Bestat promossa
dalle Rete Nazionale per la Salute e Sicurezza sui posti di Lavoro e
Territorio, perché penso che questo sia un dovere verso Stefano e
tutti gli operai uccisi da questo sistema. Venite – incontriamoci.
Uniamo le energie. Solo con la lotta e la determinazione possiamo
rendergli più lieve il viaggio senza ritorno che non hanno deciso
loro. La solidarietà di classe, si fa e basta. Solo così possiamo
guardare negli occhi i nostri figli e le future generazioni, e fargli
intravedere un futuro Nuovo che cambi lo stato di cose presenti.
Gaglio
Giuseppe, OSS “Istituto Tumori, Milano”
Rete
nazionale salute e sicurezza sui posti di lavoro e territori nodo
Milano
retesicurezzamilano@gmail.com
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