L’augurio di Scola per il
nuovo anno
«Parliamo meno di crisi e più di famiglia»
«Parliamo meno di crisi e più di famiglia»
L’appello contro il «gelo demografico dell’Italia».
Prima, l’incontro con gli anziani del Pio Albergo Trivulzio
Ha invocato
il «rispetto per la famiglia nel senso classico», quella «fondata sul rapporto
stabile tra un uomo e una donna», che ha bisogno nella nostra società di
«essere supportata e difesa». L’arcivescovo Angelo Scola, nell’omelia della
Messa di fine anno con il canto solenne del «Te Deum»di ringraziamento, nella
Chiesa di Santa Maria della Scala in San Fedele, martedì pomeriggio, ha acceso
i riflettori sul «freddo gelo demografico del nostro Paese che deve porre degli
interrogativi. In altri paesi d’Europa, dove le stesse fatiche ci sono state,
le politiche hanno sostenuto la famiglia. Per l’Italia, tra quindici-venti
anni, immaginiamo un futuro preoccupante. Che il 2014 sia l’anno in cui
parliamo meno della crisi e di più di politiche efficaci per la famiglia».
AL PIO
ALBERGO TRIVULZIO - Due ore
prima, invece, al termine della messa nella cappella affollata del Pio Albergo
Trivulzio, il cardinale Scola aveva stretto le mani a ognuno degli anziani
ospiti della Baggina e alle autorità presenti. «Abbiamo bisogno di cambiare –
aveva detto l’arcivescovo -. Solo il cambiamento garantisce la crescita e la
crescita è vita». E aveva poi aggiunto: «Bisogna che la nostra città valorizzi
di più questi luoghi dove si concentra un tesoro di vita affettiva».
01 gennaio
2014
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Milano monito di Scola ai
politici:
"Partiti in crisi per troppi egoismi"
"Partiti in crisi per troppi egoismi"
Il cardinale
durante la prima omelia del nuovo anno: "I cristiani promuovano figure
nuove". In Duomo ad ascoltare seimila fedeli e i responsabili delle
confessioni cristiane presenti in città
di ILARIA
CARRA
Frenare
egoismi personali e lobby. E agire invece con una maggior tensione verso il
bene comune. Meno privato, più pubblico. È un forte rinnovamento nello stile
della politica quello che invoca l’arcivescovo Angelo Scola nel corso della
Messa del primo gennaio, la tradizionale celebrazione, in Duomo, davanti a
seimila fedeli e ai responsabili delle confessioni cristiane a Milano in
processione per la Giornata della pace.
«I cristiani e gli uomini delle religioni devono promuovere con decisione, anche pagando di persona, figure e forme politiche nuove», auspica il cardinale Scola. Perché, ecco il suo monito, «in Italia i partiti sono in difficoltà anche per un eccesso di realpolitik che spesso, dietro ad annunci fatti di parole, nasconde gravi forme di egoismo personale». Scola decide quindi di lanciare un messaggio di natura politica, per inaugurare il nuovo anno. Una scelta non casuale, va detto, in settimane in cui monopolizzano la scena vecchi e nuovi leader politici nazionali, da Beppe Grillo a Silvio Berlusconi e Matteo Renzi.
Serve così una svolta, e non solo anagrafica. Di qui l’appello dall’altare del Duomo, affiancato da una ventina di ministri di altri culti cristiani: «A garanzia di un rinnovato, necessario stile politico non basta il pur utile venire in primo piano di generazioni più giovani — dice Scola — è richiesta tensione all’ideale del bene comune che non è utopia, ma richiede di subordinare sempre gli interessi legittimi delle persone, dei corpi sociali e dei partiti al bene della famiglia universale. La fraternità è questo bene. E la fraternità — conclude — domanda gratuità e abnegazione».
È al tema della famiglia, invece, che Scola aveva dedicato, a San Silvestro, l’omelia del Te Deum pronunciata alla Chiesa di San Fedele. «Nel nostro Paese un freddo gelo demografico denota, e dobbiamo avere il coraggio di dirlo, la scarsa rilevanza che le istituzioni danno alla famiglia — dice Scola — . Da
«I cristiani e gli uomini delle religioni devono promuovere con decisione, anche pagando di persona, figure e forme politiche nuove», auspica il cardinale Scola. Perché, ecco il suo monito, «in Italia i partiti sono in difficoltà anche per un eccesso di realpolitik che spesso, dietro ad annunci fatti di parole, nasconde gravi forme di egoismo personale». Scola decide quindi di lanciare un messaggio di natura politica, per inaugurare il nuovo anno. Una scelta non casuale, va detto, in settimane in cui monopolizzano la scena vecchi e nuovi leader politici nazionali, da Beppe Grillo a Silvio Berlusconi e Matteo Renzi.
Serve così una svolta, e non solo anagrafica. Di qui l’appello dall’altare del Duomo, affiancato da una ventina di ministri di altri culti cristiani: «A garanzia di un rinnovato, necessario stile politico non basta il pur utile venire in primo piano di generazioni più giovani — dice Scola — è richiesta tensione all’ideale del bene comune che non è utopia, ma richiede di subordinare sempre gli interessi legittimi delle persone, dei corpi sociali e dei partiti al bene della famiglia universale. La fraternità è questo bene. E la fraternità — conclude — domanda gratuità e abnegazione».
È al tema della famiglia, invece, che Scola aveva dedicato, a San Silvestro, l’omelia del Te Deum pronunciata alla Chiesa di San Fedele. «Nel nostro Paese un freddo gelo demografico denota, e dobbiamo avere il coraggio di dirlo, la scarsa rilevanza che le istituzioni danno alla famiglia — dice Scola — . Da
noi
politiche familiari adeguate non sono mai state adottate, come invece è
avvenuto in altri Paesi europei». Una famiglia, insiste l’arcivescovo, «fondata
sul sacramento del matrimonio tra un uomo e una donna». Non solo. Scola
riprende anche le parole del Papa e indica la rotta: «Evitare la strada del
conflitto sociale per assumere la responsabilità comune di edificare vita buona
e buon governo è la sola garanzia realizzatrice di pace».
(02 gennaio 2014) © Riproduzione riservata
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