In piazza il 19 ottobre: l'unica grande opera che ci interessa è casa e reddito per tutti
"Moriremo
democristiani?" ci si chiedeva un tempo, retoricamente, per esorcizzare
un timore inconfessato cui in fondo non ci si credeva, convinti nelle
potenzialità redentrici di una storia naturalmente incamminata verso il
Progresso.
Vent'anni di Seconda
Repubblica ci riconsegnano intatto il quesito, allorché quel che resta
della pretesa "grande trasformazione" del dopo-Tangentopoli è
l'istituzionalizzazione, a norma di legge, della privatizzazione della
ricchezza pubblica. Agli impenitenti elettori del Pd (e delle briciole
che gli stanno a sinistra) resta davvero poco in cui sperare. La ripresa
non si vede all'orizzonte e le uniche promesse con cui illudersi sono
quelle che Letta deve fare alla Merkel.
Avranno
qualcosa in mente i prodi destituitori del Cavaliere? O l'unica via
resterà quella della prosecuzione del berlusconismo con altri mezzi?
Cosa propongono contro la svendita del patrimonio pubblico oltre alle
privatizzazioni selvagge e il taglio della spesa pubblica?
L'unica prospettiva all'orizzonte sembra essere quella di attrezzare il paese a diventare un paradiso turistico per ricchi stranieri
(recintando isole di bellezza e continuando a cementare tutto il resto,
valorizzando nei territori la soglia di tolleranza alle nocività).
Guardando
alla farsa andata in scena l'altro giorno, ci si perde a commentare
l'epilogo di Berlusconi e non ci si accorge che il danno reale è oggi il
rafforzamento di Letta, e dietro di lui di Napolitano, vero artefice di
tutti i passaggi istituzionali degli ultimi due anni.
L'unico
fine chiaro che questi hanno in mente è la stabilità. Nel suo discorso
per la fiducia Letta si è permesso impudicamente di vantare la capacità
di tenuta del suo governo, assicurandoci di saper raggiungere il
fatidico traguardo del 2015, garantitogli dai transfughi di un
Berlusconi obbligato a mandare giù il boccone amaro. Un passaggio, nel
discorso del premier, dobbiamo ben tenere a mente: Letta ha detto, in
poche parole, che i poveri saranno assistiti (effetto della nuova era
Merkel) a patto che stiano al loro posto. Non dovranno confliggere! Ci
vogliono poveri... ma buoni.
Preferiremmo di No!
Per questo il 19 ottobre scenderemo in piazza a Roma, per ribadire che l'unica grande opera che ci interessa è casa e reddito per tutti.
Perché
non si può accettare che la gente finisca in strada senza un tetto
sopra la testa perché non riesce più a pagare l'affitto o ad onorare un
mutuo contratto con tanta fatica.
Non
si può accettare che un'intera nuova generazione debba rinunciare ad
iscriversi all'università, perché tasse e costi di sopravvivenza
diventano sempre più insostenibili. O che l'unica alternativa, per certe
popolazioni, sia tra il morire di fame o di tumore.
Non
pensiamo che una manifestaziane sia la soluzione di tutti i problemi.
Può però forse indicare un punto di partenza. Provando a mettere
insieme, con molta umiltà, donne e uomini incompatibili con questo
esistente.
Non c'interessa fare la guerra delle date e contrapporre questa giornata alla manifestazione del 12. Ci muoviamo però su piani differenti: quell'appuntamento non esce dal quadro della rappresentanza, mentre il 19 scendono in campo i soggetti sociali colpiti dalla crisi, in prima persona.
Non c'interessa fare la guerra delle date e contrapporre questa giornata alla manifestazione del 12. Ci muoviamo però su piani differenti: quell'appuntamento non esce dal quadro della rappresentanza, mentre il 19 scendono in campo i soggetti sociali colpiti dalla crisi, in prima persona.
Per quel che ci riguarda, ci vediamo in piazza il 19 ottobre!
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