di seguito un intervento del collettivo di San Precario, del sito stampoantimafioso.it e relativa mappa e infine articolo del Fatto Quotidiano
Lo
scorso maggio Manutencoop Facility Management spa, società leader nel settore dei servizi alle imprese,
ha vinto l’appalto per la gestione del campo base in
uso alle maestranze di Expo 2015. L’appalto, del valore di oltre 4 milioni di
euro, riguarda la gestione degli alloggi, pulizia, vigilanza armata e non
armata, manutenzione e coordinamento del campo base. Il gruppo Manutencoop,
colosso che nel 2012 ha fatturato complessivamente oltre un miliardo di euro e
appartenente alla galassia delle cosiddette Coop rosse, oltre a
numerose esternalizzazioni di aziende private è presente in modo massiccio
anche in appalti di imprese pubbliche. Infatti è presente all’interno degli ospedali,
presso diversi comuni con il servizio di raccolta rifiuti e pulizia strade –
fino al 2009 era nel capitale sociale di A.Se.R. spa la società che si occupa
della raccolta rifiuti nel Comune di Rho – e si è aggiudicata una buona
fetta del maxiappalto per il servizio di pulizia degli edifici scolastici.
Nei
mesi scorsi Auchan
S.p.a., azienda della grande distribuzione
organizzata (GDO) presente in Italia con più di 50 ipermercati, e Manutencoop
Facility Management spa hanno concluso un contratto che sancisce l’esternalizzazione,
ossia la cessione, del reparto manutenzione finora gestito internamente da
Auchan.
Il
trasferimento di ramo d’azienda, che in questo caso ha coinvolto 118
lavoratori sparsi nei vari punti vendita della penisola, è una pratica
molto usata dalle aziende così da potersi dedicare al core business alleggerendosi
dei lavoratori e diminuendo le voci di spesa. Alcuni di questi lavoratori hanno
deciso di impugnare la decisione di esternalizzare il reparto manutenzione
appogiandosi al Punto San Precario di Rho principalmente per due motivi: in primo luogo,
l’operazione risultava poco chiara per via della trasformazione societaria
avvenuta a febbraio 2013 con la quale Auchan ha provveduto a spacchettare
l’organico creando il gruppo dei 118 addetti interessati con spostamenti di
reparto basati su criteri in alcuni casi discrezionali, senza tener conto delle
mansioni fino ad allora svolte, e in qualche caso persino punitivi; in secondo
luogo, tutta è avvenuto in un contesto di silenzio assoluto, dove Auchan
comunicava a mala pena lo stretto necessario, creando un clima di diffidenza e
di sfiducia, che ha spinto un gruppo di lavoratori ad attivarsi per chiarire la
loro condizione. Molto spesso, infatti, dietro un’esternalizzazione si nasconde
la volontà di lasciare a casa i lavoratori. Così è avvenuto, ad esempio, per
i lavoratori di Telecom esternalizzati nel 2004 in Manutencoop Private Sector e
Solutions s.p.a. per i quali è stata avviata la procedura di mobilità sulla
commessa Telecom.
per
il gruppo di lavoratori che si sono attivati è cominciato un periodo
caratterizzato da contatti, rigorosamente individuali, con i responsabili
dell’azienda che chiedevano lumi sulla vertenza, pressioni e intimidazioni
per ritirare le azioni legali (“se perdi la causa, Manutencoop
potrebbe licenziarti perchè hai dimostrato di non avere fiducia nell’azienda!”),
quindi telefonate e convocazioni in sede per colloqui con i loro avvocati, e
infine ricatti e trasferimenti temporanei a centinaia di
chilometri da casa.
Durante
l’attivo dei rappresentati sindacali della Filcams Cgil del 1° ottobre
scorso, San Precario ha
volantinato le malefatte di Auchan e Manutencoop a tutti i lavoratori presenti.
Prima è stata proibita la diffusione del volantino ai delegati
e alle delegate presenti all’interno della Camera del Lavoro, con
la scusa che il comunicato non era pertinente con l’ordine del giorno, ma
la distribuzione poteva essere fatta nel piazzale antistante.
Successivamente
neanche il piazzale era più idoneo, poiché proprietà privata della
CGIL, e bisognava spostarsi giù dai gradini, sul marciapiede. Insomma, alla
Cgil non bisogna fare sapere quanto è cattiva Manutencoop. Del resto, l’accordo sindacale del 23 luglio scorsorelativo al sito Expo crea un sistema di relazioni
sindacali agibile solo dalle organizzazioni firmatarie e prevede l’utilizzo
indiscriminato e scorretto di apprendisti, stagisti, lavoratori non salariati
(o “volontari”) e lavoratori forzati (ossia i carcerati) per i sei mesi
del grandeevento.
Questi sono gli effetti del memorandum
del 2007 con il quale già allora Cgil Cisl e Uil si impegnavano a mantenere la
‘pace sociale’ nei sei mesi di Expo e nel periodo precedente relativo alla
preparazione dell’evento. In sostanza, Manutencoop non si critica se non lo
fanno per primi i confederali e comunque non lo fanno perché giocano tutti
assieme la stessa partita nella stessa squadra per Expo 2015. I sindacati
confederali, quindi, hanno preventivamente attaccato il megafono al chiodo in
nome di Expo 2015 a tutto discapito dei diritti dei lavoratori.
Quali conseguenze? Facciamo un’ipotesi
prendendo in considerazione un’altra società che lavora all’interno dei
cantieri. Se un domani il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza della
Mantovani spa volesse denunciare condizioni di lavoro disumane con turni di
12/13 ore al giorno per accelerare i cantieri – si tratta di un’ipotesi –
ovviamente con il mancato rispetto della normativa sulla sicurezza sul lavoro
(dato che esiste un orario massimo di lavoro che non potrebbe essere superato
neanche con un accordo sindacale) e intendesse denunciare questo stato di cose,
la ‘docilità sindacale’ di Cgil Cisl Uil porterebbe all’isolamento di questo
lavoratore, il quale non potrebbe svolgere il proprio ruolo di rls. E questo
perché se si accetta che società come Manutencoop su altri appalti possano fare
come vogliono implicitamente lo si accetta anche all’interno dei cantieri di
Expo, con buona pace di tutti i vari protocolli per la sicurezza e i diritti
dei lavoratori siglati in questi anni. A questo punto, perché non dovrebbero
comportarsi nella stessa maniera anche la Mantovani o la CMC? Tanto, Expo 2015
spa non dice nulla perché questa situazione fa il suo gioco e le permette di
arrivare puntuale all’appuntamento del 1° maggio 2015, mentre chi dovrebbe dire
qualcosa per tutelare i diritti dei lavoratori non dice nulla perché ha firmato
degli accordi in cui si legava le mani da solo.
Riportiamo di seguito l’elenco delle aziende titolari di appalti e
subappalti di Expo 2015. Cliccando sulle voci delle singole aziende si aprirà
una scheda di descrizione. Ad ogni impresa è stato assegnato un colore secondo
i propri precedenti giudiziari, dal verde al rosso secondo la gravità dei
fatti. La situazione riportata nella tabella e negli articoli ad essa legata è
da intendersi aggiornata al 9 ottobre 2013. La redazione è aperta a ricevere ed
eventualmente correggere eventuali segnalazioni per qualsiasi errore relativo a
persone giuridiche o fisiche citate nel materiale. Le segnalazioni devono
essere fatte pervenire all’indirizzo email redazione@stampoantimafioso.it o
utilizzando l’apposito modulo nella sezione contatti.
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Il sito stampoantimafioso.it ha redatto un elenco
delle imprese titolari di appalti e subappalti per i lavori in vista
dell'esposizione universale. A ogni società è assegnato un colore - verde,
giallo o rosso - in base alla gravità dei suoi guai con la giustizia
Rosso per la
Ventura Spa, che si è vista ritirare la certificazione antimafia. Rosso
anche per la Ati Tubosider, condannata per avere organizzato un
meccanismo anticoncorrenziale. Giallo per la Cmc di Ravenna, sotto
inchiesta per turbativa d’asta. Il sito stampoantimafioso.it ha redatto un
elenco delle aziende titolari di appalti e subappalti di Expo 2015. A ogni società è assegnato un
colore – verde, giallo o rosso – in base alla gravità dei precedenti
giudiziari che annovera.
Il progetto
di Stampo Antimafioso, di cui è direttore Nando dalla Chiesa, nasce in
seno all’Università Statale di Milano. La testata si propone
di ”smascherare alcuni luoghi comuni sul fenomeno mafioso, squarciare il
velo che ha reso la mafia al nord invisibile per molto tempo sono gli
imperativi che guidano le nostre intenzioni”. E in questo senso si muove
l’articolo intitolato “Aziende, appalti e subappalti di Expo 2015″: tenere alto
il livello di attenzione sulle possibili infiltrazioni della criminalità
organizzato in un grande affare come l’esposizione universale che si terrà a
Milano.
Tra le
aziende appaltatrici, compare la Ventura Spa, che ha ottenuto una concessione
di 30 milioni di euro. “Un’informativa
interdittiva della prefettura di Milano il 15 gennaio 2013 ha escluso l’azienda
messinese dal sito espositivo di Expo 2015 per rischio infiltrazioni mafiose”, si legge
nell’articolo. “Sono emerse le frequentazioni con le cosche di Barcellona Pozzo
di Gotto per i rapporti segnalati da un collaboratore di giustizia soprattutto
a carico di Sebastiano Ventura, 67 anni, fino al 2006 presidente del consiglio
d’amministrazione e direttore tecnico della società”. I suoi fratelli sono
coinvolti in un’indagine per turbativa d’asta e per questo all’azienda è stato
temporaneamente ritirato il certificato antimafia.
Un’altra
impresa dagli affari poco limpidi è la Ati Tubosider, del gruppo Gavio.
Nel 2012, l’azienda è stata condannata, insieme ad altre sette società, “per
aver messo in atto un meccanismo anticoncorrenziale nel mercato delle barriere
stradali e autostradali tra il 2003 e il 2007, relative anche a gare
pubbliche”: ha dovuto pagare una sanzione di 7 milioni di euro. Non solo. La
Tubosider ha versato 110mila ai comitati per l’elezione di Filippo Penati,
ex presidente della Provincia di Milano, che vendette il 15% dell’autostrada
Milano-Serravalle proprio al gruppo Gavio, un’operazione
sulla quale la procura di Monza ha aperto un’inchiesta.
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