L’espressione economia criminale è
oramai entrata nell’uso comune e naturalmente va intesa come “sistema di
produzione capitalistico” o imperialismo.
Criminale, perché le sue classi
dominanti sono composte da delinquenti, in maniera aperta o nascosta, come la
cronaca, attraverso i mezzi di stampa e tv ogni giorno raccontano a chi vuol
davvero vedere e sentire! Dal livello locale, sempre pieno zeppo di “scandali”
di politici che vengono incriminati o finiscono in galera fino a livello
nazionale e mondiale.
Tra le notizie che i quotidiani invece
di mettere in prima pagina relegano in qualche piccolo articolo o riquadro,
come quella degli “scandali” delle grandi banche mondiali, c’è questa riportata
oggi dal quotidiano il manifesto, che riguarda il “salvataggio della Grecia”. Da
un lato questa storia era nei fatti conosciuta, ma adesso viene fuori anche da
documenti ufficiali e che si riassume così (vale anche per tutti gli altri interventi fatti dal FMI!):
I dirigenti del Fondo Monetario Internazionale nella riunione
del 9 maggio 2010 diedero il via libera al primo piano di aiuti per la Grecia.
Il “salvataggio” della Grecia è servito a garantire le banche
francesi e tedesche innanzi tutto perché piene, per miliardi di euro, di titoli
di stato del paese che rischiavano di non valere più niente e portare al
fallimento tutto il sistema mondiale.
L’intervento del Fondo è stato “calibrato” per permettere alle
banche francesi, tedesche e italiane, innanzi tutto, di tirarsi fuori dagli
investimenti pericolosi.
Per salvare le banche si è mandato in rovina un intero paese e a
pagarne i maggiori costi sono il proletariato e le masse popolari con livelli
altissimi di disoccupazione, povertà, repressione e morte!
***
Fmi top secret: "L'austerity? Solo per salvare le
banche"
A tre anni e mezzo di
distanza, comincia a emergere quella verità che in molti, inascoltati, avevano
denunciato all'epoca. Il salvataggio della Grecia è servito a garantire le
banche francesi e tedesche, a discapito dei cittadini. La scontata verità
emerge dai verbali della drammatica riunione del 9 maggio 2010 in cui il Fondo
Monetario Internazionale diede il via libera al primo piano di aiuti per il
paese. I documenti, classificati come riservatissimi e segreti, e pubblicati
dal Wall Street Journal, evidenziano come più di quaranta paesi, tutti non
europei e pari al 40% del board, erano contrari al progetto messo sul tavolo
dai vertici Fmi. Il piano era infatti considerato «troppo ottimistico» e «al
limite del panglossiano» da Paesi come Canada, Russia e Australia. Il
rappresentante del Brasile lo disse con chiarezza: si tratta di un piano «ad altissimo
rischio», perché «concepito solo per salvare i creditori, nella gran parte
banche del Vecchio continente e non la Grecia ».
I critici sostenevano che le previsioni del Fmi erano sovrastimate e che Atene avrebbe pagato un costo salatissimo in termini di recessione e disoccupazione. Quello che è puntualmente accaduto: l'economia ellenica è andata giù del 25% e il 27% dei cittadini del paese è senza lavoro (il 57% i giovani tra i 15 e i 24 anni). Al momento del voto, però, i contrari all'austerity hanno dovuto cedere: Stati Uniti ed Europa non hanno voluto sentire ragioni e dato il via libera all'operazione.
Cosìla Grecia
è sprofondata sempre più e le banche si sono salvate: all'epoca della riunione
del Fondo a Washington le banche francesi avevano in tasca 78,8 miliardi di
titoli di stato ellenici e quelle tedesche 45 (le italiane 6,8). Pochi mesi
dopo l'esposizione era ridotta di un quarto. E quando il debito è stato
declassato, costringendo i creditori privati ad accettare uno sconto del 70%
sulla loro esposizione per evitare il default della Grecia, la quota in
possesso delle banche era stata tagliata ancora di più.
Quello venuto fuori non è la prima conferma delle politiche del Fondo monetario. Pochi mesi fa un paper dello stesso organismo aveva ammesso che la pianificazione degli interventi sul debito ellenico è stata calibrata in modo tale da dare tempo al resto d'Europa di prendere le contromisure necessarie per non trasformare un default di Atene in un disastro per l'intera area euro. Un concetto ribadito nei giorni scorsi da Christine Lagarde, numero uno del Fmi, in un'intervista alla Cnn in cui ha ribadito che «sarebbe stato meglio ristrutturare il debito privato prima del marzo 2012, ma il rischio era di mettere ko tutta l'Europa». A emergere è invece lo scontro politico che c'è stato all'interno del Fondo, e come i critici mettessero in luce i reali obiettivi dell'austerity.
Intanto, ieri c'è stato l'ennesimo sciopero ad Atene, questa volta dei portuali. Mentre il ministero della Pubblica Istruzione ha chiesto l'intervento della magistratura contro i responsabili dei servizi amministrativi delle otto università in agitazione (ad Atene, Salonicco, Patrasso, Tessaglia, Ioannina e Creta) che devono consegnare alle autorità le liste con i nomi dei 1.349 dipendenti da mettere in mobilità. Gli atenei hanno chiuso per protesta, sostenendo che con un taglio così massiccio di personale non potranno funzionare.
I critici sostenevano che le previsioni del Fmi erano sovrastimate e che Atene avrebbe pagato un costo salatissimo in termini di recessione e disoccupazione. Quello che è puntualmente accaduto: l'economia ellenica è andata giù del 25% e il 27% dei cittadini del paese è senza lavoro (il 57% i giovani tra i 15 e i 24 anni). Al momento del voto, però, i contrari all'austerity hanno dovuto cedere: Stati Uniti ed Europa non hanno voluto sentire ragioni e dato il via libera all'operazione.
Così
Quello venuto fuori non è la prima conferma delle politiche del Fondo monetario. Pochi mesi fa un paper dello stesso organismo aveva ammesso che la pianificazione degli interventi sul debito ellenico è stata calibrata in modo tale da dare tempo al resto d'Europa di prendere le contromisure necessarie per non trasformare un default di Atene in un disastro per l'intera area euro. Un concetto ribadito nei giorni scorsi da Christine Lagarde, numero uno del Fmi, in un'intervista alla Cnn in cui ha ribadito che «sarebbe stato meglio ristrutturare il debito privato prima del marzo 2012, ma il rischio era di mettere ko tutta l'Europa». A emergere è invece lo scontro politico che c'è stato all'interno del Fondo, e come i critici mettessero in luce i reali obiettivi dell'austerity.
Intanto, ieri c'è stato l'ennesimo sciopero ad Atene, questa volta dei portuali. Mentre il ministero della Pubblica Istruzione ha chiesto l'intervento della magistratura contro i responsabili dei servizi amministrativi delle otto università in agitazione (ad Atene, Salonicco, Patrasso, Tessaglia, Ioannina e Creta) che devono consegnare alle autorità le liste con i nomi dei 1.349 dipendenti da mettere in mobilità. Gli atenei hanno chiuso per protesta, sostenendo che con un taglio così massiccio di personale non potranno funzionare.
Il manifesto
10/10/13
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