Ilva
Taranto: Sito strategico per l’economia “internazionale” dei padroni
Ma la
lotta degli operai li preoccupa…
La
crisi dello stabilimento Ilva di Taranto avrebbe un effetto a catena non solo
verso l’industria italiana ed europea, ma anche mondiale rispetto agli
equilibri tra le varie potenze economiche.
Questo comincia ad emergere in
maniera chiara dallo spazio sempre più grande che le vicende dell’Ilva hanno
all’estero e in particolare negli Usa.
Nelle
ultime settimane, il New York Times, il giornale degli Usa più autorevole nel
mondo ha dedicato due lunghi servizi al caso Ilva, scritti da una delle
giornaliste più esperte del settore Esteri, Rachel Donadio, che fino al 2008 è stata a capo dell’Ufficio
di Roma del Giornale, responsabile per l’Italia, il Vaticano e l’area sud del
Mediterraneo.
Questi
articoli sono importanti perché non sono di sola informazione sulla situazione di
un grande stabilimento siderurgico secondo in Europa, ma perchè esprimono preoccupazione
effettiva per le ripercussioni sull’economia degli Usa.
Il
New York Times del 2 dicembre scrive: “Un aiuto per uno stabilimento
siderurgico italiano in difficoltà”. In questo articolo la Donadio informando
sui passi del governo Monti per salvare la continuità produttiva dell’Ilva,
ricorda che, in caso contrario, “l’economia avrebbe subito perdite di 10,4
miliardi di dollari l’anno se l’impianto fosse stato chiuso…”.
Ma soprattutto, nell’articolo
la giornalista esprime l’allarme rispetto ad una ipotesi di chiusura dell’Ilva
di Taranto. E fa presente che il collasso di uno stabilimento di tali dimensioni
può aprire in prospettiva le porte agli acciai prodotti in nazioni non propriamente
amiche degli Usa (Cina o Russia).
Vale
a dire: la continuità o la crisi dell’Ilva ha a che fare con la “guerra” dei
mercati tra l’imperialismo occidentale, in testa Usa, e l’imperialismo russo o,
quello emergente cinese. “Attenzione!”, si dice, “gli interessi dei profitti dei
padroni non si toccano!”. Dal governo italiano al governo Usa, quindi, una sola
strada: ’Ilva deve continuare a produrre come prima’.
Questo
allarme emerge forte anche in un altro articolo del 28 novembre. Qui sempre la
stessa giornalista commenta l’occupazione dello stabilimento e in particolare l’invasione
degli Uffici della Direzione fatta il giorno prima, scrivendo: “Migliaia di
lavoratori hanno preso d’assalto i cancelli sbarrati della più grande fabbrica
siderurgica d’Europa”.
E
questa è una seria preoccupazione per i padroni e i loro governi! Perché il
salvataggio dell’Ilva da parte del governo italiano era scontato e c’è stato e
continuerà ad esserci, in barba alle sue stesse leggi, in barba alla
Costituzione, scontrandosi con l’altro potere statale, la Magistratura, ma ciò
che può non essere scontato è la lotta di classe degli operai. Questa può
mettere in discussione i piani dei padroni!
Riflettano
su questo, sia gli operai dell’Ilva, che ancora non hanno fiducia e non
comprendono le potenzialità della loro forza quando lottano sui loro interessi;
sia le masse popolari di Taranto, quando non comprendono ancora che il sostegno
e l’unità con gli operai sono il cuore della lotta oggi contro padron Riva e lo
Stato.
MC
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