giovedì 5 luglio 2012

pc 5 luglio - ILVA GENOVA: L'ARROGANZA DI PADRON RIVA E L'APPOGGIO DEL MARCHESE

Nel marzo scorso, gli operai dell'Ilva di Genova Cornigliano - insieme con quelli di Ansaldo Energia, Fincantieri, ed altre realtà - scesero in sciopero in difesa dell'articolo diciotto dello Statuto dei Lavoratori.
Mercoledì quattro luglio, proprio mentre il marchese-sceriffo di Genova (è dello stesso giorno la notizia dell'ordinanza per il decoro, ossia per l'allontanamento dei senzatetto e dei venditori abusivi dalle zone turistiche della città) si presenta in azienda per visitarne i nuovi impianti: in particolare decatreno, zincatura tre e impianto quattro, i padroni - Emilio e Daniele Riva - annunciano una multa di duecento Euro ai lavoratori che avevano partecipato alla suddetta giornata di lotta.
La sanzione è elevata con il pretesto della violazione di un accordo, risalente agli anni ottanta, che prevede un congruo preavviso in caso di astensione dal lavoro; peccato che tale intesa, come sottolineano giustamente le Rsu interne, valga per contenziosi inerenti i problemi aziendali e non quelli generali.
Questi sono i metodi terroristi utilizzati da Riva, che contemporaneamente riceve i complimenti del nuovo doge per la modernità dei nuovi impianti: peccato che il nobiluomo non spenda neppure una parola sulla vicenda dell'assurdo provvedimento antisindacale.
Lo stesso primo cittadino non trova nulla da ridire neppure per quel che concerne la messa in mora del Comune di Genova e della Società per Cornigliano, da parte del padrone dell'ex Italsider, per non aver sviluppato adeguatamente i collegamenti viari e ferroviari con lo stabilimento: la sua promessa, anzi, è stata quella di provvedere al più presto.
Chi scrive pensa che, prima di soddisfare le richieste del padrone, il nobiluomo dovrebbe pensare - invece di tacere sull'argomento - ad obbligarlo a bonificare le aree da lui abbandonate: ma la cosa non è fattibile, secondo il padrone, perché troppo onerosa.
Non è però l'unico argomento sul quale il Doria non apre bocca: a settembre i contratti di solidarietà - la cui applicazione ha permesso finora di evitare cinquecento licenziamenti - passeranno dall'attuale numero di 954 a quasi 1.500; un modo di scaricare la crisi sulle spalle dei lavoratori del quale il marchese sembra disinteressarsi, nonostante la dichiarazione del padrone che definisce a rischio l'apertura dei nuovi impianti.
Il padrone, come sempre, esprime la propria arroganza; il marchese, per parte sua, dimostra di essergli solidale: che brutta persona!
Genova, 05 luglio 2012

Stefano Ghio - Proletari Comunisti Genova
http://pennatagliente.wordpress.com

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