Da
quando si è insediato il governo dei “tecnici” ogni giorno apriamo il
giornale spaventati ancor prima di leggerne i titoli: tagli, lacrime e
sangue, sacrifici, flessibilità sono termini che in un modo o nell’altro
sono entrati a pieno titolo nel nostro immaginario e dei quali i media
abusano. Ogni tanto allo spavento si aggiunge lo spirito (o meglio
l’amarezza) di sentire dichiarazioni affrettate e a tratti imbarazzanti
dei vari ministri che hanno definito, i giovani in particolare, dei
“mammoni che pretendono il lavoro senza voler fare un piccolo sacrificio
e per di più a tempo indeterminato. Che noia!”.
In questi giorni, le notizie non sono più confortanti: dando un primo sguardo alla bozza della spending review (controllo
della spesa o, detto per esteso, "tagli alla spesa pubblica") appare
chiaro che ci saranno tagli per il prossimo anno su tutti i servizi
pubblici, dalla sanità, alla pubblica amministrazione fino
all’università. I dati e le voci sono ancora solo provvisori, visto il
decreto ancora non è stato approvato, ma salta subito agli occhi il taglio (ulteriore, visto che per le leggi 133 e 240, legge Gelmini, già prevedevano un regime di tagli fino al 2013) di
200 milioni di euro alle università pubblica per “ottimizzare
l'allocazione delle risorse” e “migliorare la qualità”, garantendo
l’eccellenza e l’interdisciplinarietà.
Cosa significa? Niente più e niente meno del contenuto della riforma Profumo
di qualche settimana fa: tagliare i finanziamenti alle università
pubbliche, renderne una parte “fabbriche di quadri dirigenziali” e altre
un semplice raccoglitore di giovani che sperano di lavorare per ciò che
studiano, incentivando così una forte polarizzazione sociale e una
finta meritocrazia che si traduce in una vera e propria selezione, tra
chi ha i mezzi per poter accedere alle università eccellenti e chi no.
Oltre
a ciò, non poteva mancare il finanziamento per le “scuole non statali”
(leggi “private”): a loro è dato quello che viene tolto al pubblico, non
considerando che sono ormai almeno 4 anni che si ripete questa solfa e i
fondi si spostano sempre più verso gli istituti scolastici e
universitari privati. Milioni di euro, infatti, dovrebbero finanziare la
formazione privata, avvantaggiando chi è già privilegiato e può
permettersi le rette scolastiche e soprattutto quelle altissime delle
università private (oltre naturalmente ai libri originali, una media
elevata, ritmi veloci, ecc.).
Che dire: cambiano faccia,
moralità (ricordiamo i trenini che festeggiavano le dimissioni dell’
“immorale” Berlusconi), educazione e sesso ma la storia è sempre la
stessa! Infatti, mentre tagliano i fondi 30mila posti letto negli
ospedali oltre che i fondi al FFO (fondo di finanziamento ordinario)
delle università pubbliche, viene dimezzata (mica eliminata) la spesa
delle auto blu e ridotta la spesa per la presidenza del consiglio.
Se
pensano, però, complice l'estate e la chiusura delle università, di
riuscire a far passare le loro riforme nel silenzio e senza opposizione
alcuna, ci teniamo a inviargli questo messaggio: ci dispiace, ma ci
stiamo preparando per rovinare i vostri piani.
Dopo l'estate, arriva sempre un autunno caldo... ed è il caso di rimboccarci le maniche!
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