giovedì 6 ottobre 2022

pc 6 ottobre - Gli immigrati quando sbarcano sono una "zavorra" per i governi imperialisti - ma quando lavorano sfruttati sono utili ed entrate per lo Stato

1) La Guardia Costiera greca ha recuperato al momento i corpi di 16 migranti, che si trovavano a bordo di un gommone affondato ieri a est dell'isola; le  vittime sarebbero donne. 9 sono state salvate nell'incidente di Lesbo, ma si ritiene che altre 15 persone siano disperse. "Le donne- ha detto Nikos Kokkalas- erano completamente in preda al panico". Secondo quanto ricostruito a bordo del gommone colato a picco anche per le cattive condizioni del tempo ci sarebbero state circa 40 persone.

Sempre ieri, è affondata una barca a vela vicino all'isola di Kythira. In questo caso non c'è ancora un bilancio ufficiale delle vittime del naufragio, ma si temono purtroppo dispersi. Anche qui a bordo ci sarebbero state 95 persone. Ora sono 80 i migranti tratti in salvo, mentre si continuano a cercare almeno altre 15 persone 

La Grecia ha respinto le affermazioni dei gruppi per i diritti umani per i quali molti migranti sarebbero stati respinti illegalmente in Turchia senza essere autorizzati a presentare domande di asilo.

2) Le entrate garantite dai cittadini stranieri hanno superato le uscite. Se sostenuta da una programmazione efficace, l’integrazione può assicurare forza lavoro, consumi e investimenti.


Da Il Rapporto

L’analisi, contenuta nel XII Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione, che verrà presentato a Roma il prossimo 18 ottobre, evidenzia come la struttura demografica della popolazione immigrata (prevalentemente in età lavorativa) e la composizione della spesa pubblica (orientata fortemente alla popolazione anziana) portino a un saldo positivo tra entrate e uscite, nonostante la pandemia abbia fatto diminuire i redditi (e il gettito fiscale) e aumentare la spesa.

A livello internazionale, il rapporto Ocse 2021 ha già evidenziato che “i migranti contribuiscono in

tasse più di quanto ricevono in prestazioni assistenziali, salute e istruzione”, confermando quanto riportato in uno studio del 2014..

La spesa pubblica

Nella sanità, ad esempio, bisogna considerare che gli stranieri sono molto pochi nelle fasce d’età più anziane (1,8 per cento tra gli over 65), che invece sono i beneficiari maggiori delle prestazioni e della spesa. I ricoveri degli immigrati sono generalmente più brevi rispetto a quelli degli italiani, collocandosi soprattutto nei reparti di pronto soccorso e maternità. Anche l’impatto della pandemia sembra piuttosto limitato, almeno a livello strettamente sanitario, dato che le prime fasi hanno colpito prevalentemente la popolazione anziana. Sui quasi 130 miliardi di spesa sanitaria nel 2020, dunque, possiamo stimare una componente straniera pari a circa 6,1 miliardi.

Nel settore della scuola la spesa italiana si attesta sui 58 miliardi (tra le più basse d’Europa in rapporto al Pil). Con una lieve ma costante crescita, gli alunni con cittadinanza non italiana hanno raggiunto nelle scuole quota 877 mila nell’anno 2019-2020, pari al 10,3 per cento del totale (11,9 per cento tra infanzia e primaria e 8,9 per cento nella scuola secondaria). In questo caso è evidente che il metodo dei costi medi sia sovrastimato, dato che all’aumentare della presenza straniera non corrispondono maggiori investimenti in ambito scolastico. Anzi, si potrebbe dire che, visto il calo demografico italiano, la maggiore presenza straniera garantisce la sostenibilità del sistema, che altrimenti vedrebbe chiudere molte scuole e ridurre l’organico. Tutto ciò innescherebbe altri effetti a catena, come la necessità di sovvenzionare i docenti fuoriusciti, o la necessità di affrontare il problema dell’accesso allo studio per gli alunni dei piccoli comuni. Mantenendo comunque il metodo basato sull’incidenza degli utenti, viene considerato un decimo della spesa totale, per un ammontare di 6 miliardi di euro.

Vanno poi considerati i settori “servizi sociali, servizi locali e casa” (1,3 miliardi) e “giustizia e pubblica sicurezza” (3,3 miliardi).

La voce “immigrazione, accoglienza e garanzia dei diritti”, principalmente in capo al Ministero dell’Interno, è diminuita in maniera significativa negli ultimi anni, quasi dimezzandosi rispetto al 2019. Nonostante gli ingressi di migranti fossero diminuiti già nella seconda metà del 2017, il sistema di accoglienza ha impiegato quasi tre anni per vedere una riduzione significativa nelle presenze e, quindi, nei costi di gestione.

Il gettito fiscale e contributivo

Incrociando i dati forniti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze sui contribuenti nati all’estero con i dati Istat sugli occupati stranieri nel 2020 (2,2 milioni), possiamo stimare un volume di redditi dichiarati dai contribuenti stranieri pari a 27,1 miliardi di euro e un volume di Irpef versata per 3,3 miliardi.

Anche per le altre voci di entrata è possibile calcolare la quota riconducibile agli immigrati. Va considerata, ad esempio, l’imposta indiretta sui consumi, che può essere stimata applicando un’aliquota media del 13 per cento (sulla base delle rilevazioni sui consumi, sappiamo che gli immigrati si collocano su fasce di mercato mediamente più basse, con consumi prevalentemente di sussistenza). Se si ipotizza che il reddito delle famiglie straniere sia speso in consumi soggetti a Iva per una quota del 90 per cento (escludendo rimesse, affitti, mutui e altre voci non soggette a Iva), si può stimare un valore complessivo dell’imposta indiretta sui consumi di 3,2 miliardi di euro (pari a circa il 3 per cento di tutta l’Iva riscossa in Italia).


Il calo dei redditi e – di conseguenza – quello dei consumi sono tra gli effetti più significativi dell’emergenza sanitaria del 2020. Come vedremo, questa flessione avrà un impatto sul calcolo complessivo dell’impatto fiscale dell’immigrazione in Italia.

Vi sono poi altre imposte su beni di consumo: tabacchi, rifiuti, lotterie, tasse auto, carburanti, canone tv. Per alcune di queste voci abbiamo un’indicazione sull’incidenza dei consumi degli stranieri sui consumi totali. In altri casi utilizziamo l’incidenza della popolazione straniera adulta nell’anno di riferimento (8,3 per cento) o quella delle famiglie straniere (7 per cento). Sommando le varie voci otteniamo una somma complessiva stimabile in 3,3 miliardi.

Per quanto riguarda le tasse legate all’abitazione, per Imu e Tasi bisogna considerare che solo il 14 per cento delle famiglie straniere ha la casa di proprietà (oltre che di valore mediamente più basso), per cui il gettito di questa voce rappresenta appena l’1 per cento del totale. Sommando anche le tasse comunali sui rifiuti (Tari) e imposte su gas e luce, arriviamo a 1,9 miliardi.

Un’ulteriore fonte di introito per le casse dello stato è rappresentata dalle spese per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno, il cui costo medio ammonta a 200 euro pro-capite. Nel 2020 quelli in scadenza erano 1,3 milioni e si può ipotizzare che almeno 1 milione sia stato rilasciato la prima volta o rinnovato in quell’anno. Aggiungendo anche le entrate relative alle 131 mila acquisizioni di cittadinanza italiana (spesa media di 250 euro pro-capite più marche da bollo), si ottiene un gettito di circa 200 milioni di euro.

Oltre al gettito fiscale, vanno anche considerati i contributi previdenziali e sociali. Questi, pur non essendo una vera e propria imposta, nell’immediato rappresentano comunque un sostegno per le casse dello stato (sistema “a ripartizione”). Alcuni studiosi sostengono che nel computo vada tenuto conto anche del “debito previdenziale implicito”, ovvero l’importo delle pensioni che gli immigrati riceveranno in futuro. In realtà, su questo tema l’ex presidente dell’Inps Tito Boeri ha chiarito che le pensioni che riceveranno gli immigrati saranno sicuramente più basse rispetto al totale dei contributi versati, dato che oltre il 99 per cento di loro ha cominciato a lavorare in Italia dopo il 1996 e dunque andrà in pensione con il sistema contributivo. Inoltre, andrebbero considerati anche i contributi “persi” dagli immigrati che fanno rientro in patria, per cui è difficile pervenire a una stima annua. Secondo il rapporto Inps del 2022, possiamo calcolare che il gettito contributivo 2020 riconducibile agli immigrati sia stato di 15,9 miliardi, pari al 9,8 per cento del gettito Inps complessivo.

Sommando il gettito fiscale e i contributi previdenziali e sociali, risulta che i contribuenti stranieri hanno assicurato entrate per le casse dello Stato italiano pari a 28,2 miliardi di euro durante il 2020.

Le prospettive

Anche nell’anno della pandemia, dunque, il saldo tra costi e benefici dell’immigrazione è positivo per le casse dello stato. Inoltre, possiamo affermare che la situazione è destinata a migliorare ulteriormente.

Una voce che invece diminuisce rispetto agli anni precedenti è quella per “immigrazione e accoglienza”, legata al progressivo decongestionamento dei centri di accoglienza, dopo i picchi di sbarchi del 2016 e 2017.

Per queste ragioni, è prevedibile un aumento del saldo tra entrate e uscite già dai prossimi anni.

Saldo che, è bene precisarlo, non tiene comunque conto del contributo (questo sì nettamente positivo) che la presenza immigrata fornisce alle dinamiche demografiche in corso e alle necessità del tessuto produttivo. L’integrazione degli immigrati continuerà quindi a portare benefici a livello economico, garantendo forza lavoro, consumi e nuovi investimenti, a patto che i processi di inclusione siano sostenuti da una programmazione efficace.

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