Varie volte è successo che nei dibattiti, soprattutto nell'area
delle associazioni ambientaliste, sulla situazione Ilva/Taranto, si è
accennato a Pittsburgh, come esempio di una città dell'acciaio che
riconvertita ad economia del terziario, turistico, informatica, sarebbe
diventato un "paradiso".
Riportiamo alcune
testimonianze di operai che fino agli anni 80 lavoravano in questo
grande centro siderurgico, sede della più grande fabbrica della U.S.
Steel Corporation. (dal libro "L'Autunno operaio 1969" di Giuseppe Maione.
"In
dieci anni, tra il 1970 e il 1980 la città aveva perduto 37mila posti
di lavoro... Conseguenza utile dal punto di vista ecologico: "Il cielo è
blu, gli alberi sono tornati versi e l'aria è limpida e frizzante:
Autunno in Pittsburgh?". Ma drammatica per coloro che avevano perduto il
posto di lavoro...
In un altra città,
Detroit... "interi quartieri erano stati abbandonati, per un totale di
70-80mila case... I turisti visitavano le rovine (della fabbrica) come
se si trattasse di una città antica e l'archeologia industriale sembrava
l'unica attività che potesse avere futuro.
Non sorprende che i lavoratori espulsi dall'attività produttiva vivessero questo mutamento con disperazione e panico.
"Le
fabbriche sono vuote, coi vetri rotti, le loro imponenti silhouette di
fumaioli si ergono contro cieli nuvolosi. La città è una città di case
abbandonate e veicoli abbandonati. E la gente che rimane sta in piedi
agli angoli delle strade, con le mani disoccupate, senza speranza,
affondate nelle tasche".
Ma le testimonianze riguardano anche la fine della comunità operaia:
"Le
chiusure delle acciaierie nella regione di Pittsburgh comportavano molto
più che non posti di lavoro. Fu cancellato un modo di vita
intergenerazionale che forniva un senso di continuità, sicurezza,
coesione familiare e senso di comunità. Le fabbriche erano state create
per produrre
acciaio, ma attorno a quella funzione, gli operai avevano
creato un complesso sistema sociale. La perdita di esso definiva il
costo reale della de/industrializzazione"
"Questa un tempo
fu la città dell'acciaio e ora sta diventando una città fantasma. Sta
morendo di morte lenta. La più grande e migliore fabbrica di acciaio del
mondo sta andando in polvere. E' disgustoso. In passato per tutta la
notte potevate sentire quella musica - il battere e ribattere, i sibili,
i motori. Potevo sentire il sapore del fumo in bocca, ma ero felice.
Credetemi; la gente accetterebbe di riavere il fumo e il rumore
indietro. Ciò cui ora stiamo andando incontro ci uccide più di qualsiasi
cosa"...
"Tuttavia la drastica contrazione della classe
operaia di fabbrica non comportò una eliminazione dello sfruttamento,
bensì una sua radicale trasformazione. Nel nuovo sistema a una rigida
contrapposizione tra le classi si è sostituita una sorta di "palude"
orizzontale che raccoglie una infinita gamma di profili professionali e
dalla quale si può facilmente precipitare nelle sabbie mobili del lavoro
degradato o tenersi in piedi inventandosi attività di "nicchia" che
permettono di realizzare rapide ma spesso precarie fortune..."
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